Il Monastero di Kirillo-Beloserskij, fortezza non solo della fede

Il monastero di Kirill Belozerskij

Il monastero di Kirill Belozerskij

William Brumfield
Costruito a partire dal 1397, questa gemma architettonica mise insieme il ruolo religioso e quello strategico di difesa militare del nord russo. Prokudin-Gorskij lo fotografò a colori nel 1909, e grazie a quelle immagini possiamo vedere cosa è andato perduto e cosa si è salvato durante gli anni dell’ateismo sovietico

All’inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij (1863-1944) inventò un complesso procedimento per ottenere vivide e dettagliate fotografie a colori (vedi il riquadro in basso). La sua visione della fotografia come forma di educazione e di comprensione dell’esistente è stata espressa con particolare chiarezza attraverso le sue fotografie di monumenti architettonici russi.

Il principale sostegno logistico arrivò a Prokudin-Gorskij dal Ministero dei trasporti, che agevolò il progetto fotografico lungo le ferrovie e le vie fluviali del Paese. Per il Ministero era in special modo importante il sistema di canali Mariinskij, o Canale Volga-Baltico, che connetteva la capitale San Pietroburgo, attraverso il corso del fiume Sheksnà, con il bacino del Volga.

Nell’estate del 1909, Prokudin-Gorskij viaggiò lungo questa via d’acqua e visitò gli insediamenti storici della Russia settentrionale, tra cui la piccola città di Kirillov, sede del Monastero di Kirillo-Beloserskij, noto anche come Monastero dell’Assunzione di San Cirillo. Con le sue mura massicce, le torri di mattoni e le numerose chiese del suo complesso, questo monastero era uno dei luoghi più suggestivi del Nord russo. La sua posizione, sul Lago Siverskoe, vicino al fiume Sheksnà, era pittoresca e strategicamente importante. Prokudin-Gorskij fotografò il monastero dalla riva meridionale del lago. Le mie fotografie dal lago, scattate alla fine degli anni Novanta, mostrano qualche piccolo cambiamento nel suo aspetto.

Una storia molto particolare

Con la rinascita del monachesimo a Mosca nel corso del XIV secolo, sotto la guida di San Sergio di Radonezh, i monaci pionieri si misero alla ricerca di aree remote del nord, per dar prova della loro fede ascetica e della loro dedizione. Al tempo stesso, i principi moscoviti sostennero i loro sforzi, perché non solo diffondevano la fede ortodossa, ma consolidavano anche l’espansione territoriale di Mosca nelle ricche foreste dell’estremo nord.

Le origini di questo monastero risalgono al 1397, quando il monaco Kirill (Cirillo) di Belozersk (1337-1427) arrivò al Lago di Siverskoe e si scavò una grotta come rifugio. Kirill aveva preso i voti nell’importante monastero di Simonov, a Mosca, e divenne discepolo di San Sergio, che appoggiava la sua determinazione religiosa. Ispirato da una visione della Vergine Maria, si diresse verso la regione di Beloe Ozero (Lago Bianco) e da lì al Lago Siverskoe.

Kirill si unì al monaco Ferapont, che l’anno successivo fondò una comunità monastica sul vicino Lago Borodavo. Il nucleo del monastero si formò rapidamente e Kirill lo dedicò alla venerata Dormizione di Maria, Madre di Dio. Kirill fu canonizzato dalla Chiesa ortodossa russa nel 1547.

Nei turbolenti inizi del XV secolo, il Monastero di Kirillo-Beloserskij ha svolto un ruolo significativo nel mantenere la stabilità dinastica di Mosca. Di conseguenza, ha ricevuto donazioni che lo hanno reso uno dei più grandi della Moscovia del XVI secolo, secondo per dimensione solo al Monastero della Trinità di San Sergio vicino a Mosca.

Come d’abitudine nella Russia medievale, il monastero originale fu costruito in tronchi d’albero. La prima struttura edificata in mattoni e pietre nel complesso monastico fu la Cattedrale della Dormizione, iniziata nel 1496 e ampliata con piccole chiese collegate nei due secoli successivi.

Il benefattore principale del monastero era Basilio III (1479-1533), grande principe di Mosca, che nel 1528 fece un pellegrinaggio al monastero con la sua seconda moglie, Elena Glinskaja, a pregare per la nascita di un figlio e di un erede. Basilio successivamente finanziò due chiese in mattoni nel monastero, tra cui la Chiesa della Decollazione di Giovanni Battista, che divenne il nucleo di un altro monastero. La dedica a Giovanni Battista era senza dubbio collegata alla nascita anticipata di suo figlio Ivan (Giovanni) nel 1530.

Di conseguenza, il monastero fondato da Kirill era costituito da due monasteri, uno dedicato alla Dormizione e l’altro a Giovanni Battista, nonché da un insediamento per i laici, protetto da un sistema di mura. All’inizio del XVII secolo, queste mura permisero al monastero di difendere la zona dai predoni, durante un periodo di diffusi disordini civili, anarchia e invasioni straniere conosciuto come “Periodo dei torbidi”.

Una fortezza mai attaccata

Le fortune del monastero crebbero nella seconda metà del XVII secolo, quando lo zar Alessio Michajlovich decise di renderlo un baluardo inespugnabile a difesa dei vitali interessi di Mosca al nord. A quel tempo, il nemico era la Svezia, che aveva già guadagnato molto territorio in epoca medievale, sottraendolo allo Stato russo di Novgorod. Se la Svezia avesse tentato una invasione in profondità, il Monastero sarebbe stato un grande ostacolo.

Nel 1653, Alessio decise l’ingrandimento delle mura e delle torri del monastero, e i lavori proseguirono per diversi decenni, fino verso la fine del XVII secolo. Prokudin-Gorskij ha fotografato uno dei più impressionanti segmenti del muro, come ho fatto io quasi un secolo dopo.

Fortunatamente, nessun esercito ostile si è mai avvicinato alla cittadella, che era stata ampliata con tanta fatica. Le sue mura e le sue torri sono un monumento alla capacità russa di erigere strutture murarie di grande portata durante il tardo medioevo. Con le vittorie contro gli svedesi all’inizio del XVIII secolo e la fondazione di San Pietroburgo (1703), Pietro il Grande modificò sostanzialmente la posizione geopolitica della Russia, eliminando in modo finalmente efficace la minaccia da nord. L’importanza in declino del monastero di Kirillo-Beloserskij ha portato alla sua decadenza durante i secoli XVIII e XIX. Alla fine del XIX secolo, una rinascita di interesse per il patrimonio medievale russo portò a sforzi di restauro che proseguirono durante il primo periodo sovietico. Nel 1924 fu istituito il primo museo nel monastero. L’assalto della repressione ideologica antireligiosa negli anni Trenta ha vanificato gran parte di questo lavoro e ha portato a perdite materiali ingenti, come la fusione delle notevoli campane del monastero.

Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale il museo all’interno del Monastero di Kirillo-Beloserskij ha permesso di rilanciare il suo potenziale culturale. Questo museo e il territorio del monastero sono diventati un importante deposito di tesori culturali russi e ci sono molti segni di progresso. Il museo ha ora un’ottima galleria di arte religiosa storica. Parte del monastero è stato poi restituito alla Chiesa Ortodossa. Nel 2017, il monastero celebra il suo 620° anniversario, segno della sua importanza duratura nella storia russa.

Nei primi anni del XX secolo il fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij inventò un complesso procedimento per ottenere fotografie a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò per l’Impero Russo e scattò oltre duemila foto con il nuovo metodo, che comprendeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell’agosto del 1918 lasciò la Russia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro e si stabilì in Francia. Dopo la sua morte, a Parigi, nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Libreria del Congresso Usa. All’inizio del XXI secolo la Libreria del Congresso ha digitalizzato le immagini di Prokudin-Gorskij, rendendo le foto pubblicamente e gratuitamente disponibili al pubblico mondiale. Un gran numero di siti russi ora ha una copia della collezione. Nel 1986 lo storico dell’architettura e fotografo William Brumfield organizzò la prima mostra delle foto di Prokudin-Gorskij alla Libreria del Congresso. Brumfield ha poi rifotografato gran parte dei luoghi visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli mette a confronto come apparivano questi siti a circa ottant’anni di distanza.

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