Stalin non ha mai creduto che Adolf Hitler fosse davvero morto

Storia
RUSSIA BEYOND
Lo sappiamo dalle memorie del maresciallo Zhukov e da alcune testimonianze occidentali risalenti ai colloqui con americani e inglesi. Non era convinto delle prove e dei resti umani ritrovati a Berlino e riteneva che fosse da ricercare in Spagna o in Argentina

Il Führer morì il 30 aprile 1945. Il maresciallo sovietico Georgij Zhukov lo apprese il giorno dopo dal generale tedesco Hans Krebs, durante i negoziati per la capitolazione tedesca. Il maresciallo telefonò subito a Stalin, emozionato, dicendo: “Per la canaglia i giochi sono finiti! Peccato solo che non siamo riusciti a prenderlo vivo”. Stalin si rallegrò, ma subito si fece pensieroso e chiese “Ma dov’è il cadavere di Hitler?”.

Dopo la presa della Cancelleria del Reich, Zhukov si precipitò sul luogo, ma il posto dove sarebbe stato bruciato il corpo del leader nazista non fu mai ritrovato. “Allora ho pensato: non è che Hitler è scappato all’ultimo momento, quando era ormai impossibile sperare che Berlino potesse essere aiutata dall’esterno?”, scrisse il maresciallo nel suo libro “Memorie e Battaglie”.

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Il 4 maggio vennero finalmente ritrovati dei resti umani che furono attribuiti a Hitler, ma anche questa volta Stalin non ci credette. Più volte si è proceduto alla perizia forense. Le conclusioni degli esperti e le deposizioni dei testimoni facevano prevalere l’ipotesi del suicidio, tuttavia Stalin, nel corso dei suoi successivi colloqui con americani e inglesi, più volte avrebbe affermato che Hitler doveva essere ricercato in Spagna o in Argentina…

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