Il 6 dicembre 1741 Elizaveta Petrovna (nella storiografia italiana: Elisabetta di Russia; 1709-1762), alla testa dei granatieri del Reggimento Preobrazhenskij, si diresse al Palazzo d’Inverno. Quando scese dalla slitta in Piazza dell’Ammiragliato, era in difficoltà a camminare nella neve alta. Allora le guardie caricarono la zarina sulle spalle e la portarono a palazzo. Così iniziò il suo regno.
1 / Come il padre Pietro, Elisabetta aspirava ad essere “europea”
“La zarevna Elizaveta Petrovna parla più tedesco che russo”. Così scriveva nel 1713 Natalja Alekseevna, sorella di Pietro il Grande e zia di Elisabetta. La piccola Elisabetta, che aveva imparato l’alfabeto tedesco all’età di 3 anni, già a quattro anni parlava in tedesco con i parenti, gli ospiti e la servitù. A dodici anni conosceva bene il francese e a sedici lo parlava come lingua madre: come il padre, Elisabetta era molto ricettiva nei confronti di tutto ciò che era straniero e preferiva comunicare in prima persona, senza interpreti, con ambasciatori e ospiti stranieri.
Come il padre, Elisabetta prestò grande attenzione allo sviluppo dell’istruzione in Russia. Sotto di lei furono rinnovati lo statuto e il personale dell’Accademia delle Scienze, e furono aperte l’Università di Mosca (1755) e l’Accademia Imperiale delle Arti (1757). Mentre la riforma completa del sistema educativo russo, la cui relazione era già stata preparata e discussa dai più alti dignitari e dall’imperatrice, fu interrotta solo dalla morte di Elisaveta Petrovna nel 1761.
2 / A volte aveva modi “popolari”
Nel 1730 Elisabetta, che allora aveva 21 anni, avrebbe dovuto, secondo il testamento della madre, ereditare il trono dopo la morte di Pietro II (nipote dello zar Pietro il Grande; figlio di suo figlio Aleksej Petrovich e della principessa tedesca Sofia Carlotta di Brunswick-Wolfenbüttel; fu l’ultimo rappresentante della famiglia dei Romanov in linea maschile diretta). Ma il trono fu conquistato da Anna Ioannovna (Anna I di Russia), sua cugina. Dall’inizio degli anni Trenta, Elisabetta si trasferì a Mosca, dove visse nel villaggio reale di Pokrovskoe-Rubtsovo, vicino all’attuale stazione della metropolitana Elektrozavodskaja, sulla riva del fiume Jauza. Lì si trova ancora un palazzo in legno restaurato per suo ordine nel 1733. Mentre Elisabetta trascorreva il suo tempo lì, socializzò molto con i contadini del palazzo, portandoli anche a ballare e a cantare canzoni.
A Mosca divenne dipendente dall’antica abitudine delle tsarevne moscovite di farsi grattare i piedi durante la notte. Già da imperatrice, le piaceva che le nobildonne dell’élite pietroburghese le grattassero i piedi per tutta la notte.
Inoltre, secondo i ricordi dei contemporanei, Elizaveta Petrovna era sentimentale e pia, ma allo stesso tempo incline a scoppi d’ira. Lo storico polacco Kazimierz Waliszewski (1849-1935) riporta una storia del genere: “Una volta, la Lopukhina [Natalia Fjodorovna Lopukhina – 1699-1763 – dama di Corte della zarina], famosa per la sua bellezza e che per questo suscitava la gelosia dell’imperatrice, decise, per frivolezza o per spavalderia, di presentarsi con una rosa tra i capelli, proprio quando anche l’imperatrice ne aveva una. Nel bel mezzo del ballo Elisabetta costrinse la colpevole a inginocchiarsi, ordinò delle forbici, tagliò la rosa incriminata insieme alla ciocca di capelli a cui era attaccata e, dopo aver tirato alla colpevole dell’affronto due bei ceffoni, riprese a ballare. Quando le dissero che la sfortunata Lopukhina aveva perso conoscenza, scrollò le spalle: ‘Ma quanto è stupida!’”
3 / Elisabetta forse aveva fatto voto di non eseguire pene capitali durante il suo regno
Esiste una leggenda secondo la quale, prima di recarsi alla caserma del Reggimento Preobrazhenskij, Elisabetta avrebbe pregato e giurato che, se fosse salita al trono, non sarebbero state emesse sentenze capitali. Formalmente fu così, ma questo non significa che le punizioni fossero clementi. Sempre la stessa Dama di Stato Lopukhina, nel 1743, per aver partecipato a una cospirazione contro l’imperatrice, fu sfigurata a frustate con il knut, le fu strappata la lingua e fu esiliata in Siberia.
Inoltre, fu sotto Elisabetta che venne ripristinato il campo di lavoro della Baia Rogervik, dove venivano esiliati coloro che per legge avrebbero dovuto essere condannati a morte. Lì, lavorando in condizioni disumane, la maggior parte dei detenuti moriva entro pochi mesi.
LEGGI ANCHE: Cinque tipi di feroci punizioni corporali che si usavano in Russia
4 / Adorava vestirsi e far vestire bene gli altri. E anche farli travestire
Elisabetta Petrovna era, come suo padre, una trendsetter. Controllava rigorosamente che ai balli ufficiali di corte le nobildonne si presentassero ogni volta con abiti nuovi, il che portava a spese enormi. Ma l’imperatrice era irremovibile. Lei stessa teneva nel camerino, secondo varie stime, dagli 8 a 15 mila abiti, e questo “camerino” occupava un’enorme sala del Palazzo d’Inverno. Dopo la morte dell’imperatrice, tutti questi abiti furono donati a monasteri e chiese.
Dall’ascesa al trono di Elisabetta fino al 1750, a Corte si affermò la moda delle “metamorfosi”: ossia dei balli in maschera in cui gli uomini dovevano vestirsi da donne e le dame da uomo. La zarina stessa assunse in occasioni diverse le sembianze di un marinaio olandese, di un moschettiere e di un cosacco. Inventò anche i costumi per la troupe del suo teatro da camera, a cui si interessò negli anni Cinquanta del Settecento. Nel 1756 la compagnia di Fjodor Volkov, che aveva ricevuto una formazione teatrale sotto la supervisione di Elisabetta, divenne il primo teatro ufficiale della Russia.
LEGGI ANCHE: I cinque balli più fastosi organizzati nella storia dagli zar russi
5 / Era devota e faceva lunghi pellegrinaggi a piedi
Elizaveta Petrovna era caratterizzata da una profonda fede e considerava suo dovere recarsi in pellegrinaggio negli antichi monasteri intorno alla vecchia capitale: Savvino-Storozhevskij, Novojerusalimskij, la Lavra della Trinità San Sergio. Scrive Kazimierz Waliszewski: "Viaggiando a piedi, impiegava settimane e talvolta mesi per percorrere le sessanta miglia che separano un famoso monastero da Mosca. Capitava che, stanca, non riuscisse a camminare per tre o quattro verste fino alla fermata dove aveva ordinato di costruire delle case e dove si riposava per diversi giorni. In quei casi raggiungeva la dimora in carrozza, ma il giorno dopo si faceva riportare nel luogo esatto in cui aveva interrotto il cammino e ripartiva da lì”.
Elizaveta Petrovna si occupò molto degli affari della Chiesa: fu sotto di lei che venne completata la traduzione della Bibbia in russo, iniziata sotto il padre. La “Bibbia elisabettiana”, del 1751, è ancora utilizzata, con piccole modifiche, nel culto della Chiesa ortodossa russa.
LEGGI ANCHE: Le cinque donne più importanti che hanno governato la Russia
Cari lettori,
a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a:
- Iscrivervi al nostro canale Telegram
- Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
- Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
- Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese