Otto fatti poco conosciuti sul processo di Norimberga contro i nazisti

Storia
ALINA KHOKHLOVA
Dal 20 novembre 1945 al 1º ottobre 1946 in Germania il Tribunale militare internazionale tenne il processo più clamoroso nella storia del XX secolo. Oggi vi sveliamo alcuni particolari degni di nota

Nella sala numero 600 del Palazzo di Giustizia di Norimberga, in Germania, oltre agli accusati e agli avvocati difensori, erano presenti giudici e pubblici ministeri di tutte e quattro le potenze alleate vincitrici: Urss, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Il processo durò quasi un anno, e, per tutto quel periodo, attorno ad esso si svolsero gli eventi più disparati: sia fatti ormai risaputi, sia episodi rimasti a lungo dietro le quinte.

1 / La sede del Tribunale militare internazionale non era a Norimberga, ma a Berlino

La dirigenza sovietica insisteva affinché il processo si svolgesse a Berlino, dove le potenze vincitrici avevano istituito la Commissione alleata di controllo (o Consiglio di controllo alleato), l’autorità suprema dei vincitori sul territorio della Germania occupata.

Tuttavia, gli alleati occidentali insistettero su Norimberga, nella zona di occupazione americana. Lì era rimasto intatto il Palazzo di Giustizia, che peraltro era collegato alla prigione tramite un passaggio sotterraneo, mentre Berlino era in rovina. Il luogo era anche considerato simbolico: è qui che dal 1927 si erano svolti tutti i congressi del Partito Nazionalsocialista Tedesco.

In ogni caso, Berlino divenne la sede del Tribunale militare internazionale, dove all’inizio di ottobre 1945 l’istituzione tenne alcune riunioni organizzative nell’edificio del Consiglio di controllo. La prima udienza del processo ebbe invece luogo a Norimberga presso il Palazzo di Giustizia il 20 novembre 1945.

2 / Sette imputati riuscirono a sottrarsi alla pena

Le accuse furono mosse contro 24 importanti criminali nazisti. Dodici imputati furono condannati alla pena di morte, ma due riuscirono a evitarla.

Hermann Göring, capo supremo delle truppe SA, generale delle truppe SS, ministro dell’Aviazione del Reich e successore di Hitler, poco prima della sua esecuzione prese il cianuro di potassio, evitando il cappio.

Martin Bormann, capo del fondo del partito NSDAP e segretario personale del Führer, fu condannato in contumacia alla morte per impiccagione perché non era presente al processo: non si sapeva dove si trovasse.

Robert Ley, presidente del Fronte tedesco del lavoro, si impiccò nella sua cella prima del processo, il 25 ottobre 1945, pochi giorni dopo la presentazione dell’atto d’accusa.

Gustav Krupp von Bohlen, capo del consorzio Friedrich Krupp, che finanziava attivamente il movimento nazista, fu riconosciuto malato incurabile. Il processo a carico dell’imprenditore fu sospeso prima dell’inizio del processo nell’udienza preliminare del 15 novembre 1945.

Altri tre imputati furono assolti: il vice cancelliere Franz von Papen, il capo del dipartimento di radiodiffusione del Ministero della pubblica istruzione e della propaganda Hans Fritsche e il ministro dell’economia del Reich Hjalmar Schacht.

3 / Nell’aula del tribunale si stava in occhiali da sole

Fotografie e video d’archivio del processo mostrano i partecipanti che indossano occhiali da sole. Il motivo era l’illuminazione nella sala. Così lo descrive nel suo libro “In fin dei conti. I diari di Norimberga” (“В конце концов. Нюрнбергские дневники”) Boris Polevoj, inviato speciale del quotidiano “Pravda” al processo: “Questa luce pallida, uniforme, in qualche modo indifferente, deprimente, in cui tutto intorno assume una tonalità verdastra, mortigna”. Tutte le finestre avevano le tende tirate. Secondo Polevoj, il capo della prigione, il colonnello americano Burton Andrews, una volta di fronte ai giornalisti disse un’arguzia: “Mi darò da fare affinché tutti loro non vedano più il sole”.

L’illuminazione artificiale irritò gli occhi a molti, perciò i presenti, compresi gli imputati, spesso stavano in occhiali da sole.

4 / Durante il processo vigeva una regola speciale per le udienze a porte chiuse

Al pubblico, compresi i giornalisti, non fu consentito di partecipare alle udienze a porte chiuse. Per scoprire cosa stesse succedendo in aula, fu elaborata la seguente pratica, di cui scrive Boris Polevoj: “Se durante il processo si profila qualcosa di interessante, in tutte le stanze del Palazzo di Giustizia si sente un segnale singolo; se c’è nell’aria qualcosa degno di particolare attenzione, suona un segnale doppio, e se c’è qualcosa di sensazionale il segnale è triplo”.

Secondo Polevoj, i segnali somigliavano a suoni ruggenti, provenivano da qualche parte sotto il soffitto e si ripetevano molte volte.

5 / Negli Stati Uniti si scrisse che il pubblico ministero sovietico aveva ucciso a rivoltellate Göring

Il 10 aprile 1946, il quotidiano dell’esercito americano “Stars and Stripes” (“Stelle e strisce”) pubblicò un trafiletto in cui si affermava che il pm sovietico Roman Rudenko si era arrabbiato così tanto con Göring durante un’udienza che aveva tirato fuori la sua arma di servizio e sparato all’ex maresciallo del Reich.

Tuttavia, in seguito il giornale pubblicò una smentita: “La notizia secondo cui il pubblico ministero in capo sovietico al processo, in un impeto di rabbia, avrebbe sparato a Göring non è stata confermata. Secondo il corrispondente da Norimberga, Göring è vivo, sano e pronto a rispondere al pubblico ministero. La diffusione della notizia secondo la quale era morto tragicamente si spiegherebbe con il fatto che i redattori hanno interpretato erroneamente la frase del corrispondente che riferiva che il generale Rudenko aveva ‘freddato’ Göring moralmente”.

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6 / L’interrogatorio di Göring ispirò Boris Polevoj a scrivere il famoso libro “Racconto su un uomo vero”

Polevoj iniziò a scrivere la storia del pilota militare Aleksej Maresiev, per la quale lo scrittore ricevette il Premio Stalin, a Norimberga. E ad ispirare il libro “Racconto su un uomo vero” (“Повесть о настоящем человеке”) furono le parole di Göring, il quale, in risposta alla domanda se considerasse l’inizio della guerra con l’Urss il crimine più grande che ha portato la Germania al disastro, rispose:

“Questo non è stato un crimine, questa è stata cattiva sorte. […] La nostra intelligence lavorava assai bene e conoscevamo approssimativamente le dimensioni dell’Armata Rossa, il numero di carri armati, aerei, conoscevamo la potenza delle fabbriche militari russe. […] Ma non conoscevamo i russi. L’uomo d’Oriente è sempre stato un mistero per l’Occidente. Napoleone commise un errore. E noi l’abbiamo ripetuto.”

7 / “L’ultima donna tra le braccia di Göring” fu una interprete sovietica

In uno dei giorni del processo, la ventiquattrenne interprete Tatjana Stupnikova si affrettava al suo posto di lavoro in aula. Stava correndo lungo il corridoio, ma all’improvviso inciampò e per poco non cadde.

“Quando mi sono ripresa e ho alzato gli occhi per vedere chi mi avesse sorretta e salvata, davanti a me è apparso il volto sorridente di Hermann Göring, che è riuscito a sussurrarmi all’orecchio ‘Vorsicht, mein Kind!’ (‘Attenta, figlia mia!’)”, ha ricordato la Stupnikova nelle sue memorie.

Quando la ragazza entrò nell’aula, le si avvicinò un corrispondente francese e le disse in tedesco: “Lei rimarrà l’ultima donna tra le braccia di Göring”.

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8 / Un feldmaresciallo della Wehrmacht fu testimone dell’accusa da parte dell’Urss

Verso l’autunno del 1946, il processo era in fase di stallo. E iniziarono a sentirsi dichiarazioni della difesa e degli stessi imputati secondo cui l’attacco della Germania nazista contro l’Urss fosse stata una misura preventiva. La delegazione sovietica doveva fornire argomentazioni convincenti sull’attacco pianificato in anticipo da parte del Terzo Reich.

Tale “carta vincente” inaspettatamente diventò Friedrich Paulus, catturato il 31 gennaio 1943 vicino a Stalingrado. La dirigenza sovietica fece portare segretamente Paulus al Palazzo di Giustizia per fornire testimonianze. Durante l’interrogatorio a Norimberga, l’ex maresciallo tedesco dichiarò che “tutti i preparativi per l’attacco all’Urss, avvenuto il 22 giugno, erano già in corso nell’autunno del 1940”.

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