Un uomo sul palcoscenico invita un volontario a scrivere su una lavagna, disposta alle sue spalle, una sequenza di numeri casuali. Il volontario scrive ben 6 righe di numeri. L’uomo si gira, fissa la lavagna per alcuni secondi, poi si gira verso il pubblico e riproduce la lunghissima sequenza senza un solo errore. La sala esplode in scroscianti applausi. È così che si svolgevano le esibizioni di Solomon Shereshevskij, uomo che viveva in Urss e fece della sua memoria uno show per il pubblico.
Shereshevskij ricordava letteralmente tutto: lunghe sequenze di parole che non formavano nessi logici e si alternavano a vocaboli stranieri, sequenze numeriche incredibilmente lunghe. Ovviamente, attirò l’attenzione degli scienziati che per anni cercarono di capire il meccanismo di questa sua capacità.
Di questo uomo sappiamo soltanto l’anno di nascita: il 1886. Nacque a Torzhok, nel governatorato di Tver. Suo padre era proprietario di una libreria, mentre la madre si dedicava interamente all’educazione del figlio.
A scuola non dimostrava particolari capacità, ma studiava anche il violino, era abbastanza bravo, e per lui si prevedeva una carriera musicale. A un certo punto, però, dopo un’improvvisa malattia, Solomon divenne sordo da un orecchio e dovette abbandonare la musica.
Dopo la scuola, si iscrisse alla facoltà di Medicina, ma ben presto dovette abbandonare gli studi, perché a 21 anni era già sposato e doveva provvedere a sua moglie Aida e al figlio Mikhail. Fu assunto come cronista da un quotidiano locale, il cui direttore fu colpito dalla sua capacità di tenere a mente tutti i minimi particolari di ogni evento. Il direttore consigliò Solomon di valorizzare il suo “talento” e contattare degli specialisti.
Il primo che cominciò a studiare le capacità mnemoniche di Solomon fu Aleksandr Lurija, uno dei padri della neuropsicologia. Gli esperimenti con la memoria di Shereshevskij furono da Lurija descritti nel suo “Piccolo libro sulla grande memoria” (“Маленькая книжка о большой памяти”).
Durante il primo esperimento Solomon doveva memorizzare 50 parole in 30 secondi. Lo fece con estrema facilità. Anzi, per molto tempo, in seguito, continuò a ricordare la sequenza delle parole, come se fossero state messe in un “cassetto” della sua memoria.
Spiegando il modo in cui egli memorizzava le cose viste o udite, Shereshevskij rivelò che il meccanismo non era soltanto mnemonico, ma anche sinestetico; una dote che hanno soltanto pochissime persone al mondo.
La sinestesia è un fenomeno di “contaminazione” dei sensi nella percezione. Cioè, per Shereshevskij ogni suono aveva un colore e ogni immagine una sua forma e persino un gusto. Grazie a questa sua particolarità, Solomon aveva una capacità di memorizzazione davvero straordinaria.
Le persone vicine a Shereshevskij ricordavano che persino il cucchiaio con cui mangiava veniva da lui avvolto in un pezzo di stoffa, affinché il suono del cucchiaio che tocca il piatto non risvegliasse nella sua memoria le immagini che egli vi associava.
La memoria di Shereshevskij era una specie di “magazzino”, come quella di Sherlock Holmes nella serie televisiva della Bbc (“Sherlock”, 2010), il quale si immaginava la propria memoria come una gigantesca biblioteca in cui erano catalogati tutti i ricordi di cui aveva bisogno. L’unica differenza è che nella testa di Shereshevskij non c’era una biblioteca, bensì Torzhok, la sua città natale, nelle strade della quale egli ubicava tutti i suoi ricordi. Per ripescare dalla memoria un ricordo, “passeggiava” per le strade della cittadina.
Quando Shereshevskij capì che il suo talento era davvero unico, si licenziò dal quotidiano per esibirsi di fronte al pubblico. Le sue tournée lo portarono in tutte le parti dell’Urss. Finalmente aveva un lavoro che gli consentiva di mantenere la famiglia.
Secondo Shereshevskij, il suo pubblico preferito erano i docenti, i medici e gli studenti: coloro che nella loro attività potevano usare le sue tecniche di memorizzazione. Era ben felice di rivelare ad altri i suoi segreti, perché lui stesso, durante tutta la sua vita, aveva cercato di capire l’origine delle sue capacità e di scoprirne i limiti, formulando dei metodi che potessero essere usati da altre persone.
A proposito, l’unica cosa che Shereshevskij aveva fatica di ricordare erano i volti umani, che gli sembravano troppo mutevoli.
Più tardi, Solomon si rese conto che la sua memoria fenomenale aveva anche un risvolto negativo: enormi masse di informazione, nella sua memoria, cominciarono a confondersi. Finì addirittura ad associare un solo suono o un’immagine a più ricordi contemporaneamente. Chi gli stava vicino, cominciò a notare che era diventato troppo superficiale, non cercava di capire l’essenza delle cose e non poteva comunicare con la famiglia. Per la prima volta, egli si trovò di fronte alla necessità di cancellare dei ricordi.
Dimenticare, per Solomon, fu molto più difficile che memorizzare. Continuava a testare vari metodi, ma questa volta con lo scopo di sbarazzarsi dei ricordi. Per esempio, scriveva qualcosa sulla lavagna e lo cancellava subito, o scriveva delle parole e bruciava il foglio, come per eliminare l’informazione dalla sua memoria. Tuttavia, questi metodi furono poco efficaci. Probabilmente, anche in questo caso egli usava il meccanismo che impiegava per memorizzare: operava con le immagini.
Le capacità di Shereshevskij non furono mai studiate a fondo. Il nerupsicologo Lurija rilevava che in Shereshevskij era visibile un’ovvia alterazione della coscienza, simile al disturbo dissociativo: parlava con se stesso a nome di altre persone e spesso lo faceva ad alta voce, anche in presenza di estranei. Tuttavia, tutti i medici che lo visitarono non scoprirono alcun disturbo psichico.
L’ultima esibizione in pubblico del mnemonista ebbe luogo nel 1953, quando l’interesse per lui era ormai in declino. Morì cinque anni dopo, stroncato da problemi di insufficienza renale. Tuttavia, le sue tecniche di memorizzazione vengono tuttora usate da docenti e attori.
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