Indirizzo: Piazza Kudrinskaja 1
Anni di costruzione: 1948-1954
Cosa c’è dentro: complesso residenziale
La costruzione di questo edificio in piazza Kudrinskaja, come anche degli altri grattacieli staliniani, iniziò nel 1947, in concomitanza con l’ottocentesimo anniversario della fondazione di Mosca. Stalin seguiva personalmente il progetto, che doveva dimostrare al mondo la grandiosità dell’Unione Sovietica. Gli vengono persino attribuite le seguenti parole: “C’è chi va in America, poi torna e osanna i loro palazzi: ‘Ma quanto sono enormi!’, Beh, che vengano adesso a Mosca, vedano i nostri, e restino a bocca aperta”.
Come fu costruito l’edificio?
Fino agli anni Cinquanta, l’area dove si trova piazza Kudrinskaja era una zona di periferia. Dopo la guerra, Stalin voleva ricostruire il Paese quanto prima, pertanto le decisioni sull’edificazione delle aree dove in precedenza c’erano soltanto delle baracche si prendevano in pochissimo tempo. Il punto di riferimento per l’ubicazione del futuro grattacielo fu il Palazzo dei Soviet, il più ambizioso progetto architettonico dell’Urss che, però, non fu mai realizzato. Negli intenti, tuttavia, questo gigantesco palazzo, alto quasi 500 metri, doveva essere circondato da altrettanto maestosi edifici, adibiti a usi diversi.
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Inizialmente, gli architetti Mikhail Posokhin e Ashot Mndoyanz volevano non solo costruire il grattacielo, ma anche rinnovare radicalmente l’area attorno ad esso. Ecco perché le vecchie case attorno al cantiere furono demolite e di fronte alla facciata principale fu creato un grande parco.
Dopo la demolizione delle vecchie case si voleva costruire un nuovo complesso architettonico che doveva “cingere” il grattacielo ed esaltare la sua altezza. Tuttavia, nel 1953 Stalin morì e questo progetto non fu mai portato a termine. I cronisti dell’epoca in seguito rilevavano che l’enorme grattacielo era stretto nella morsa dei vicoli e delle case in legno del quartiere attorno alla via Nuova Arbat.
Dopo l’avvento al potere di Nikita Khrushchev, il governo tagliò le spese che in precedenza erano destinate ai grattacieli. La passione per gli elementi decorativi, tanto cari al predecessore del nuovo leader, fu condannata, e il nuovo edificio rimase senza ulteriore “supporto” architettonico.
Il grattacielo, alto 156 metri (conteggiando la guglia di cui sono dotate tutte le “Sette sorelle di Stalin”) era più basso rispetto agli altri “grattacieli staliniani”. Tuttavia, spiccava sull’area che ancora era periferica, e assomigliava, contemporaneamente, alla torre di Babele, ai grattacieli di New York e a una cattedrale gotica.
La casa più lussuosa di Mosca
Nel 1954 l’edificio fu inaugurato. Gli interni di questo palazzo erano molto più lussuosi rispetto alle altre “sorelle”: colonne di marmo nell’atrio, vetrate, parquet di rovere negli appartamenti.
Oltre ai decori, il grattacielo vantava anche attrezzature tecniche avanzate (per gli standard degli anni Cinquanta). C’erano 14 ascensori, un parcheggio interrato a due livelli, mentre nell’enorme stilobate dell’edificio si trovava il più più grande negozio di alimentari del Paese, il “Gastronom №15”. Era uno dei pochi dove si potevano sempre comprare delle cose che scarseggiavano in altri supermercati. Il negozio, come anche i principali locali dell’edificio, era decorato con colonne, vetrate e pesanti lampadari a più livelli.
In tutto, l’edificio aveva 452 appartamenti. Teoricamente, avrebbero potuti essere di più, perché quando, in seguito, gli specialisti hanno analizzato la costruzione, si è saputo che i muri e i locali tecnici occupavano più spazio che i locali residenziali.
A proposito, tra i moscoviti l’edificio residenziale in piazza Kudrinskaja è comunemente chiamato “Casa degli aviatori”, perché molti appartamenti vennero assegnati ai piloti, agli ingegneri e ai dirigenti delle aziende aeronautiche.
Il rifugio aereo che, per fortuna, non è mai servito
Negli anni Cinquanta, Stalin si preparava a una nuova grande guerra, e l’edificio in piazza Kudrinskaja fu dotato (unico tra i grattacieli staliniani) di un proprio rifugio antiaereo. Il rifugio non era molto profondo, ma era ramificato e usciva lontano dal perimetro della parte visibile dell’edificio.
Il rifugio non avrebbe potuto salvare gli abitanti da una bomba nucleare, ma nel caso di un attacco di altro tipo garantiva almeno tre mesi di sopravvivenza. Siamo abituati a pensare che i rifugi antiaerei siano delle delle enormi strutture in cemento armato, dove le persone si ammassano per sopravvivere ai bombardamenti. In questo caso, però, tutto era diverso: praticamente ogni famiglia aveva una stanza separata, decorata con gli stessi, costosi, materiali, usati per gli interni dell’edificio.
Per fortuna, il rifugio non fu mai usato secondo la sua destinazione. Col tempo, si è cominciato a dimenticare della sua esistenza, tanto che negli anni Novanta fu definitivamente messo fuori servizio. Visto che nessuno provvedeva alla manutenzione, le acque sotterranee hanno cominciato ad allagare i locali interrati. Fino ad oggi questo problema non è stato risolto.
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