Laika (in russo Лайка; Lajka) fu trovata nella strada. Era un randagio, come la maggioranza dei cani che parteciparono agli esperimenti spaziali dell’Urss. Fu il primo essere vivente a salire in orbita, e la sua storia ha ispirato registi, scrittori e musicisti di tutto il mondo.
Una delle sue reincarnazioni è il cane spaziale Cosmo, che per la prima volta apparve nei fumetti della Marvel nel 2008. Più di recente, il regista James Gunn, per il suo “Guardiani della Galassia. Vol.3” (2023), ha creato una propria versione “al femminile” del supercane, ispirandosi, appunto, a Laika.
Laika fu lanciata nello Spazio il 3 novembre 1957, appena un mese dopo il lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale della Terra, quando il primo “bip-bip” dal cielo diede inizio all’era spaziale dell’umanità.
Il lancio del primo satellite fu seguito da un periodo di attività davvero frenetica. Il primo segretario del Pcus, Nikita Khrushchev, ordinò di preparare d’urgenza una nuova, ancora più avveniristica missione che coinvolgesse un essere vivente. Il lancio doveva essere effettuato entro il 7 novembre, data in cui si festeggiava il quarantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.
L’idea fu subito appoggiata da Sergej Koroljov, che era a capo del programma spaziale dell’Urss, tanto più che gli esperimenti con cani erano stati cominciati già negli anni Quaranta. Venivano svolti dall’Istituto di medicina aerospaziale, che nei documenti segreti veniva indicato con la sigla “в/ч 2469” (“unità militare 2469”).
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Erano già disponibili non solo dei cani addestrati, ma anche una capsula spaziale con mangiatoia automatica e “servizi igienici”. A proposito, il problema del “gabinetto” per cani portò alla “discriminazione” dei candidati a quattro zampe: la versione più semplice era adatta soltanto per le femmine, i cani maschi dovettero restare sulla Terra.
L’unica cosa che mancava era un satellite in grado di rientrare sulla Terra. “Certo che Laika era condannata sin dall’inizio”, ha commentato lo scienziato Oleg Gazenko, responsabile della missione. “Solo che ciò [il decesso dell’animale] doveva succedere circa una settimana dopo il lancio”. Purtroppo, avvenne molto prima.
Tre giorni prima del lancio si cominciò a preparare Laika per la missione. Dopo la disinfezione e l’applicazione della tintura di iodio, nel corpo dell’animale furono introdotti dei sensori. Il cane fu vestito con apposita tuta e sistemato dentro la capsula ermetica.
Durante il lancio la frequenza delle contrazioni cardiache dell’animale crebbe di oltre 3 volte, fino a 250 battiti al minuto. La frequenza della respirazione aumentò di 4 volte. Tutti seguivano con ansia il volo del coraggioso animale.
Tuttavia, cinque ore dopo l’inizio della missione i ventilatori dentro la capsula non riuscirono più a dissipare il calore. La temperatura raggiunse i 42 ºC. Dopo il quarto giro attorno alla Terra gli strumenti segnalarono l’arresto cardiaco. Laika morì di ipertermia. Lo Sputnik-2, con a bordo il cane ormai morto, rimase in orbita per altri 6 mesi, fino al 14 aprile 1958, quando bruciò nell’atmosfera.
I particolari della morte dell’animale sono stati rivelati soltanto nel 2002, mentre nel 1957 la stampa sovietica, per sette giorni, continuò a pubblicare resoconti sulla salute del cane. Ufficialmente, Laika era ancora viva.
Per l’Occidente il volo di Laika fu una bomba. “Il cane più irsuto, più solo e più infelice del mondo”, scrisse il New York Times il 5 novembre 1957. In tutto il mondo le persone ammiravano e stavano in ansia per il cane sovietico.
Quando una settimana dopo la stampa sovietica cessò di pubblicare le notizie sul cane, l’Occidente ne fu preoccupato, perché all’inizio i sovietici avevano fatto credere che il cane sarebbe rientrato sulla Terra. In Europa i giornali titolavano: “Il cane spaziale è morto?”. La tensione cresceva.
I sovietici dovettero faticare per tenere buona l’opinione pubblica mondiale. Attraverso la stampa “amica” in Europa, fu lanciata una versione secondo cui il cane “era stato soppresso da un forte narcotico, aggiunto all’ultima porzione del cibo, per evitare le sofferenze che sarebbero state causate da un’agonia prolungata”. Questa notizia fu accompagnata da un epitaffio: “Sacrificando la sua vita, Laika ha procurato alla scienza delle preziose informazioni che presto aiuteranno l’umanità a conquistare lo Spazio”.
In Occidente la notizia provocò una valanga di critiche. Il Cremlino fu accusato di maltrattamento di animali. Nell’Urss, invece, si preferì non discutere di questo, la notizia passò quasi inosservata. La stampa esaltava invece il progresso della scienza. In memoria del cane fu lanciata una nuova marca di sigarette, le “Laika”. Nel 2008, nel territorio dell’Istituto di medicina militare a Mosca, è stato inaugurato un monumento al cane spaziale.
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