Alessandro II di Russia e la regina Vittoria del Regno Unito ebbero una storia d’amore

Dominio pubblico
Lei era già sul trono, lui non ancora. Si conobbero a Londra, a un gran ballo. Ma una simile relazione era impossibile da portare avanti: lui aveva bisogno di trovare una nobile disposta a trasferirsi a San Pietroburgo e a convertirsi all’Ortodossia; lei di un principe consorte, e non certo di un granduca destinato a diventare monarca in un altro Stato

Nel 1839 Aleksandr Nikolaevich Romanov, non ancora Imperatore (salì al trono nel 1855), ma solo Granduca, aveva 21 anni ed era impegnato in una missione molto importante, tipica di tutti i rampolli reali della sua età: girava l’Europa in cerca di moglie. 

Si recò anche a Londra, dove fu presentato all’allora ventenne Vittoria, che da due anni era regina del Regno Unito. 

L’aiutante di Alessandro, il colonnello Semjon Jurjevich, scrisse in seguito: “Il giorno successivo al ballo, l’erede non parlava che della regina… e sono convinto che anche lei gradiva la sua compagnia”. Un paio di giorni dopo, egli annotava nel suo diario: “L’erede mi ha confessato di essere innamorato della regina; credo che anche lei condivida pienamente il suo sentimento…”.

Ben presto questa attrazione reciproca fu ovvia per tutti. I consiglieri di Vittoria insistettero, affinché la regina si trasferisse nel castello di Windsor, più lontano dal Granduca, fino a quando Alessandro non fosse partito.

Gli incontri diventarono impossibili. Per Vittoria si doveva trovare un marito che diventasse re consorte. Alessandro doveva ereditare il trono russo e, quindi, gli serviva una moglie che fosse disposta a convertirsi all’Ortodossia e a trasferirsi a San Pietroburgo.

Tuttavia, prima della partenza di Alessandro, i due trovarono un modo per vedersi ancora una volta. Nel suo diario, la regina Vittoria così ricordava questo ultimo rendez-vous: 

 “Era pallido e la sua voce tremava, quando mi ha detto in francese: ‘Non ho abbastanza parole per esprimere tutto quello che provo’, e ha aggiunto di aver profondamente apprezzato un’accoglienza così gentile. […] Poi ha premuto la sua guancia contro la mia e mi ha baciato così calorosamente e con un sentimento così sincero… Dopo di che ci siamo stretti di nuovo la mano molto calorosamente. Sentivo davvero di salutare un parente stretto e non uno straniero, e mi dispiaceva tanto dover lasciare questo caro, gentile giovane, del quale, in effetti, ero un po’ innamorata, e al quale, senza dubbio, ero già fortemente affezionata”. 

Lo storico Evgenij Olkhovskij, nel suo libro “Storia di Russia: misteri e avventure”, cita le memorie di Semjon Jurjevich: secondo il colonnello (e poi generale), l’erede al trono russo partì da Londra molto sconvolto.

 “Quando lo zesarevich Aleksandr è rimasto solo con me, si è gettato tra le mie braccia e abbiamo pianto. Mi ha detto che non avrebbe mai dimenticato Vittoria. E che nel salutare la regina l’aveva baciata.. ‘È stato il momento più bello, e anche il più triste, della mia vita’”, mi ha confidato”. 

In ricordo dell’incontro, Vittoria ricevette da Alessandro un album con i suoi ritratti e un cane pastore, di nome Kazbek, da lui regalato, che la regina adorava. 

Alessandro e Vittoria si rincontrarono 35 anni dopo, nel maggio del 1874, quando lo zar andò a Londra come accompagnatore del figlio della regina Alfredo, Duca di Edimburgo, che aveva sposato sua figlia, Marija, e stava rientrando in patria.

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