Così un principe russo fece arrendere la Sardegna agli Alleati senza colpo ferire

Legion Media
Serge Obolensky era emigrato in Occidente dopo la Rivoluzione. Aveva già 53 anni quando iniziò, da volontario, a gettarsi con il paracadute con le forze speciali Usa. Fu lui a portare a termine la brillante operazione dell’Oss (l’antenato della Cia) con il generale Antonio Basso per prendere la grande isola italiana senza combattimenti

Il 13 settembre 1943, a pochi giorni dall’armistizio di Cassibile, sotto la copertura della notte, una squadra di quattro commando statunitensi si paracadutò dietro le linee nemiche in Sardegna con l’audace missione di far arrendere agli Alleati le truppe nemiche presenti sull’isola.

L’uomo che guidava la squadra era un aristocratico russo di 53 anni, che si era arruolato volontario nell’esercito americano come soldato. Questo era il suo primo lancio in combattimento.

Il Principe

Prima che Serge Obolensky (1890-1978) fosse spinto da una serie di scherzi del destino a guidare la missione segreta degli Stati Uniti in Sardegna, da principe Sergej Obolenskij, discendente diretto di Rjurik (il fondatore della monarchia russa), aveva approfittato del suo status elevato e vissuto una vita straordinaria nel suo Paese natale, l’Impero Russo.

Ritratto del principe russo Sergej Platonovich Obolenskij (1890-1978) da giovane. Dopo la morte del padre, nel 1913, usò il cognome Obolenskij-Neledinskij-Meletzkij

In gioventù, il principe andò a studiare a Oxford, dove frequentò l’aristocrazia inglese, tra cui il futuro re d’Inghilterra Edoardo VIII. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Obolensky tornò in Russia e si arruolò nell’esercito come ufficiale nel reggimento della Guardia dei Cavalieri.

Nel 1916, l’eroe di guerra sposò una principessa russa, figlia dell’imperatore Alessandro II. Poi, la Rivoluzione russa cambiò per sempre la sua vita.

In fuga dai bolscevichi, la coppia si stabilì temporaneamente a Londra, dove Obolensky poté accedere a 200 mila dollari dai suoi conti bancari svizzeri. Si trattava di una piccola parte della fortuna della famiglia, ma era più di quanto molti altri aristocratici fossero stati in grado di portare fuori dalla Russia.

Ciononostante, il matrimonio andò in frantumi. Il principe russo trovò un lavoro come venditore a Londra e la nuova opportunità non lo fece restare inattivo a lungo. 

In occasione di uno degli eventi mondani, Obolensky conobbe Alice Muriel Astor, figlia ed erede di John Jacob Astor IV, una delle persone più ricche degli Stati Uniti, che era tra i passeggeri del Titanic nel 1912.

I due si sposarono e si trasferirono negli Stati Uniti, dove il principe russo divenne confidente di Vincent Astor, il capo dell’azienda di famiglia. 

“Vincent mi suggerì di esaminare le cose e di dare i miei suggerimenti, dato che avevo vissuto gran parte della mia vita nei migliori alberghi d’Europa. Mi fece diventare una sorta di consulente generale, uomo delle promozioni e risolutore di problemi… È così che ho iniziato a lavorare nel settore alberghiero”, raccontò Obolensky.

Sotto la supervisione di Obolensky, l’hotel St. Regis di New York cambiò i suoi interni, passando da atri antiquati a moderne aree pubbliche. Inoltre Obolensky vi aprì un nightclub a tema russo e assunse uno chef che aveva cucinato per lo zar.

Il principe Serge Obolensky (grafia del nome usata dopo aver ricevuto la cittadinanza americana) con Elsa Maxwell, grande organizzatrice di serate mondane, a una festa russa a New York, per una raccolta fondi a beneficio della Russian Refugee Children’s Welfare Society, il 4 dicembre 1937

“Ho trovato la cosa affascinante e stimolante”, dichiarò Obolensky, che rapidamente divenne un dirigente d’azienda di successo, attirando nel suo hotel molte persone ricche e privilegiate per feste sontuose ed eventi mondani.

Nel 1931, Serge divenne cittadino americano. Un decennio dopo, scoppiò un’altra guerra mondiale e il vecchio guerriero sentì ancora una volta il richiamo del dovere.

La domanda per l‘ottenimento della cittadinanza americana di Serge Obolensky, 1925

Il commando americano

Obolensky si arruolò come volontario nell’esercito americano, ma fu respinto perché aveva quasi cinquant’anni e un’esperienza nella cavalleria, una forza militare ritenuta obsoleta all’epoca della guerra moderna.

Tuttavia, il russo non accettò un no come risposta. Lavorando all’hotel, si unì alla State Guard, una riserva militare statale, come soldato, e si preparò nel tempo libero per superare gli esami e diventare ufficiale.

Membri del 504° Reggimento Fanteria Paracadutisti degli Stati Uniti d’America

Era altamente improbabile entrare in azione come membro della State Guard e Obolensky iniziò a sondare altre opzioni, sfruttando le sue ampie conoscenze. Chiedendo a un amico militare come poteva essere trasferito a un’unità di combattimento, ricevette una risposta sorprendentemente diretta: “Perché non parli con Bill Donovan? Alloggia nel tuo albergo”. 

LEGGI ANCHE: Perché Bill Donovan, il “padre dell’intelligence americana”, fu coinvolto nella Guerra civile russa? 

Bill Donovan era stato appena promosso a capo del neonato Office of Strategic Services (Oss), l’agenzia predecessore della Cia e delle forze speciali dell’esercito americano. Obolensky si avvicinò a Donovan e, grazie alle sue capacità di convincimento, divenne immediatamente un commando statunitense!

Secondo le sue stesse parole, l’addestramento “quasi lo uccise”. All’età di 53 anni, Obolensky divenne ufficialmente il cittadino americano più anziano della storia a compiere il primo lancio con il paracadute.

Serge Obolensky (a sinistra) con la divisa dell’U.S. Army

Secondo un resoconto dell’istruttore dell’Oss, il tenente Jerry Sage, Obolenskly insistette per seguire la tradizione dell’agenzia di effettuare tutti e cinque i lanci con il paracadute in un solo giorno, nonostante la sua età.

”Sky [nome in codice di Obolensky nell’Oss], un gentleman di alta statura… allora aveva circa cinquantaquattro anni… Era un vero uomo; duro, resistente e di buon umore. Si esercitava duramente e, nonostante l’età avanzata, teneva il passo di tutti i compagni più giovani e faceva tutto quello che facevamo noi“, ha raccontato Sage.

Prima del quinto salto, le gambe di Obolensky cominciarono a fargli così male da non riuscire a muoversi e il supervisore cercò di bloccargli la strada. A questo punto, il russo avrebbe urlato: “Buttatemi fuori da questo aereo, dannazione!”. Lo stesso giorno ricevette le insegne di paracadutista.

Contemporaneamente, Obolensky partecipò anche alla formazione dei commando dell’agenzia, traducendo in inglese un manuale per i partigiani sovietici e introducendone alcune tattiche nel programma di addestramento, costituendo così la base per la preparazione dei gruppi di sabotaggio statunitensi.

Un solo uomo cambia le sorti sul campo

Nel settembre 1943, gli Alleati erano pronti a invadere l’Italia per indebolire la coalizione delle Potenze dell’Asse guidata dai nazisti. Una guarnigione di 20.000 soldati tedeschi e oltre 270.000 italiani in Sardegna rappresentava un problema. Preoccupati dai combattimenti sulla terraferma, gli Alleati avevano pianificato di conquistare l’isola senza dover ricorrere a un’altra invasione su larga scala.

Armato di una lettera di Eisenhower e del suo fascino, Obolensky si paracadutò sul territorio del nemico, sotto la copertura della notte, con altri tre commando, in missione per convincere il generale Antonio Basso, che comandava le forze italiane sull’isola, ad arrendersi.

I quattro uomini seppellirono i loro paracadute, impostarono i dispositivi di comunicazione e si diressero verso la città più vicina per una missione di ricognizione.

Avvicinandosi a una stazione di polizia della città di Cagliari, Obolensky si comportò come se avesse battaglioni di paracadutisti al suo comando in attesa nelle vicinanze.

“Ho un messaggio molto importante del Re d’Italia e del Generale Badoglio per il Generale Basso. Portatemi da lui!”, avrebbe detto al capo della polizia.

Obolensky convinse il generale Basso a seguire l’ordine del re d’Italia e del presidente Eisenhower e consegnò le truppe al suo comando sull’isola. Di lì a poco, Obolensky comunicò via radio al quartier generale dell’Osso:

“… a parte i tedeschi che si ritirano all’estremo nord, la Sardegna è nostra”. I tedeschi ripiegarono poi in Corsica. Non ci furono scontri tra gli italiani e i tedeschi, a quanto pare per un accordo tra il generale Basso e il comandante della 90. Panzergrenadier-Division, generale Carl Hans Lungershausen per una evacuazione pacifica. Per questo alla fine della guerra Basso venne arrestato e passò due anni in prigionia, ma venne poi assolto.

Serge Obolensky e l’attrice Joan Fontaine arrivano al The Southampton Beach Club di Southampton (Long Island), attorno al 1950

La missione che liberò la Sardegna senza la perdita di una sola vita americana fu considerata un grande successo dell’Oss e del nascente servizio segreto americano. E il russo che l’aveva portata a termine tornò a vivere negli Stati Uniti.

In seguito, Obolensky lavorò per la catena alberghiera Hilton e, più tardi, fondò una propria società di pubbliche relazioni a New York, chiamata “Serge Obolensky Associates, Inc.”. Fino agli ultimi giorni della sua vita continuò a frequentare politici e celebrità di alto livello. Il principe russo e commando statunitense morì nel 1978 all’età di 88 anni.

L’attrice e modella americana Jill St. John e il principe Serge Obolensky, Southampton (Long Island), circa 1960

Parlando di Obolensky, la sua segretaria ha fornito una concisa definizione della capacità dell’uomo di avere successo nella vita in entrambi i continenti: “Poteva affascinare gli uccelli sugli alberi”.

LEGGI ANCHE: Ambasciatore per caso: la spia sovietica che si ritrovò a capo della diplomazia costaricana a Roma 

Cari lettori, 

a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a: 

  • Iscrivervi al nostro canale Telegram
  • Iscrivervi alla nostra newsletter settimanale inserendo la vostra mail qui
  • Andare sul nostro sito internet e attivare le notifiche push quando il sistema lo richiede
  • Attivare un servizio VPN sul computer e/o telefonino per aver accesso al nostro sito se risultasse bloccato nel vostro Paese

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie