L’ultimo ad abdicare al trono russo non fu Nicola II. Ma allora chi è stato?

Il granduca Mikhail Romanov (San Pietroburgo, 28 novembre 1878 – Perm, 12 giugno 1918), fratello minore di Nicola II

Il granduca Mikhail Romanov (San Pietroburgo, 28 novembre 1878 – Perm, 12 giugno 1918), fratello minore di Nicola II

Dominio pubblico, color by Klimbim
Nicola II, giustamente, viene indicato come l’ultimo zar e imperatore di Russia.Tuttavia, dal punto di vista cronologico, l’ultimo a rinunciare al trono, neanche ventiquattr’ore dopo, fu suo fratello minore Mikhail, che per ironia della sorte si chiamava come il primo zar della dinastia Romanov

La politica non lo interessava. Gli piacevano le donne e le automobili. Bello, coraggioso, ricco e colto, senza mai essere troppo esigente. Pur avendo il diritto al trono, ci rinunciò. Stiamo parlando di Mikhail Aleksandrovich Romanov, fratello minore di Nicola II.

Fratello dello zar

Nikolaj, il figlio più grande di Alessandro III, salì al trono dopo la morte del padre. Mikhail, il quartogenito, era l’ultimo sulla lista degli eredi e non aveva mai sperato di poter governare. Tuttavia, Nicola non riusciva ad avere un figlio maschio, mentre i fratelli, i granduchi Aleksandr e Georgij, erano morti. In conformità alla legge di successione, il trono doveva passare proprio a Mikhail. 

L’imperatore Alessandro III con i suoi figli. Quello nel circolo rosso è Mikhail. Nicola è alle spalle del padre

Fino al 1904, quando a Nicola II nacque il lungamente atteso figlio Aleksej, Mikhail fu l’erede ufficiale al trono della Russia. Anche dopo però, avrebbe potuto avere la reggenza, se l’imperatore fosse morto prima della maggiore età di suo figlio. Considerando poi che Aleksej era cagionevole di salute, Mikhail poteva effettivamente ereditare la corona dell’Impero russo. 

Enfant terrible della famiglia imperiale 

L’immagine di Mikhail a un ballo in maschera del 1903 venne utilizzata come prototipo del fante di fiori nel famoso mazzo di carte da gioco in “stile russo”

In un certo senso, Mikhail Romanov può essere paragonato a Edoardo VIII del Regno Unito e, forse, al principe Harry: tutti loro si sono innamorati di donne di rango sociale inferiore, che non appartenevano a nessuna dinastia monarchica. 

Mikhail si innamorò di Natalja Sheremetevskaja, figlia di un avvocato moscovita già sposata due volte e con una figlia dal primo matrimonio. La conobbe a un ballo. Incurante delle convenienze, il granduca invitò la donna a ballare e poi, come dicevano le malelingue, i due se ne andarono insieme. 

Il granduca Mikhail Romanov

Nicola era contrario a questa relazione, ma Mikhail scelse l’amore. Del granduca si diceva che era una persona mite, ma quando si trattava dell’onore, sfoderava i suoi principi: non poteva offendere la donna che amava, tenendola come amante. Nel 1910 la coppia ebbe un figlio che fu chiamato Georgij, due anni dopo i due si sposarono a Vienna.

Mikail Romanov e la moglie Natalja Sheremetevskaja, sposata a Vienna. Natalja era figlia di un avvocato moscovita ed era già stata sposata due volte e aveva una figlia dal primo matrimonio. Il matrimonio morganatico di un Romanov fece grande scandalo

Nicola II era furibondo, scrisse a sua madre di aver interrotto ogni rapporto con suo fratello. Mikhail fu privato di tutte le cariche, gli fu persino proibito di tornare in Russia. E, certamente, perse ogni speranza alla successione.

Abdicare al trono senza essere zar

Quando scoppiò la Prima guerra mondiale, Mikhail, uomo d’onore, chiese al fratello il permesso di rientrare per andare a combattere per la Russia. Ottenuto il permesso, il granduca si mise al comando della cosiddetta Divisione Selvaggia di cui facevano parte volontari caucasici che non potevano essere integrati nell’esercito regolare in quanto musulmani.

Il granduca Mikhail Romanov durante la Prima Guerra Mondiale, quando fu a capo dela Divisione Selvaggia, formata da soldati musulmani provenienti dal Caucaso che non potevano prestare servizio nell’esercito russo regolare. Qui con la moglie Natalja

La moglie del granduca, Natalja, seguiva il marito dappertutto; anche lei, come le donne della famiglia imperiale, si occupava di beneficenza e organizzava ospedali per i feriti. Mikhail dette anche la sua casa di Pietroburgo alla Croce Rossa. Nicola II si rabbonì: riconobbe il nipote, il matrimonio di suo fratello e concesse a Natalja il titolo di contessa Brasova. 

Nel marzo del 1917, al culmine della Rivoluzione di Febbraio, Nicola II firmò il manifesto di abdicazione. L’abdicazione valeva sia per lui, sia per il suo figlio, ancora minorenne, Aleksej. L’ex zar mandò al fratello un telegramma in cui lo chiamava “Michele II” e gli augurava di poter salvare la Patria. “Gli eventi degli ultimi giorni mi hanno costretto a ricorrere, in maniera irreversibile, a questa estrema misura. Perdonami per averti procurato dei dispiaceri e per non aver fatto in tempo ad avvisarti”, scrisse Nicola II.

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Scioccato dall’abdicazione, Mikhail si rendeva conto che le sue posizioni erano ancora più deboli. Capiva benissimo che, salendo al trono, avrebbe potuto provocare un altro sconvolgimento rivoluzionario. Gli sembrava che l’odio del popolo fosse rivolto contro la monarchia in quanto tale, non contro Nicola in particolare. 

Ilja Repin. Bozzetto del ritratto di Mikhail Romanov per il monumentale dipinto “Seduta cerimoniale del Consiglio di Stato il 7 maggio 1901 in occasione del centenario della sua fondazione”

Sebbene alcune unità dell’esercito avessero già giurato la fedeltà a Mikhail, egli firmò un’abdicazione “temporanea”, come per dire che il popolo doveva decidere da solo la sua sorte mediante la votazione. Nel documento chiedeva anche ai cittadini di riconoscere il Governo provvisorio. 

Tra l’abdicazione di Nicola II e quella di Mikhail passarono meno di 24 ore, ma gli storici, ancora oggi, continuano a discutere. C’è chi dice che, durante questo lasso di tempo, il granduca deve essere considerato, a tutti gli effetti, Imperatore Michele II di Russia. Gli altri ribattono, dicendo che è una visione infondata, in quanto Mikhail aveva perso ogni diritto al trono fin dal 1912, avendo contratto un matrimonio morganatico.

Esilio e morte

Dopo la rivoluzione Mikhail dovette condividere la sorte di molti altri membri della famiglia imperiale. Per un anno rimase confinato, in pratica agli arresti domiciliari, nella sua casa di Gatchina, nei pressi di Pietroburgo. Nel marzo del 1918 venne arrestato dai bolscevichi ed esiliato a Perm.

Mikhail Romanov nel 1918 a Perm durante la prigionia, poco prima di essere assassinato

Sua moglie Natalja rimase a Pietroburgo e chiese la grazia per il marito, ma non servì a nulla. Nel mese di giugno ricevette un telegramma che la informava che Mikhail, suo marito, era scomparso. Secondo la versione ufficiale, il granduca e il suo segretario erano stati portati via di notte da un gruppo di bolscevichi e uccisi nella foresta. Tuttavia, per anni l’assassinio rimase avvolto da un velo di segretezza, tanto più che i suoi resti non sono mai stati ritrovati. 

Natalja, che era andata a Perm, riuscì poi a fuggire dal Paese usando documenti falsi. Morì nel 1952 a Parigi in miseria e solitudine.

Il loro figlio Georgij era stato mandato all’estero subito dopo la rivoluzione. Il giovane studiò in Gran Bretagna e poi in Francia. Da sua nonna, l’imperatrice vedova Maria Fjodorovna, morta nel 1928, aveva ereditato parecchi soldi, ma nel 1931, all’età di 20 anni, morì in un incidente stradale.

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