Joy, l’ultimo cane dei Romanov, che sopravvisse all’esecuzione della famiglia imperiale

Storia
GEORGY MANAEV
Questo cane fu l’unico a salvarsi nell’eccidio di Ekaterinburg. Finì poi i suoi giorni in Inghilterra, in compagnia di un colonnello, celebre maestro di equitazione

Quando i Romanov giunsero a Ekaterinburg, dove furono condotti nella casa Ipatjev, avevano con sé tre cani, tutti neri: Ortipo, il bulldog francese della granduchessa Tatjana; Jimmy, il Cavalier King Charles spaniel della granduchessa Anastasija; e il cocker spaniel Joy, amico inseparabile dello zarevic Aleksej.

Aleksej e il suo cane

“Io… ho scaricato la mia rivoltella sui condannati. Ignoro i risultati dei colpi che ho sparato, perché sono dovuto andare subito in soffitta, alla mitragliatrice”, raccontò l’agente della polizia segreta Aleksej Kabanov, che partecipò all’esecuzione della famiglia imperiale. “Quando sono entrato di corsa in soffitta, ho visto che all’Istituto Minerario, sull’altro lato della strada, erano accese le luci. Sentivo bene i colpi e l’ululato, forte, dei cani imperiali. Quando sono tornato giù, tutti erano già morti, ma il cane Jack [sic] non era stato toccato, in quanto non aveva ululato”.

Come fece Joy a sopravvivere?

Non sappiamo, chi e quando avesse regalato il cane all’erede al trono russo. Il nome Joy, che in inglese significa “gioia”, fu scelto dall’imperatrice consorte Aleksandra Fjodorovna, nipote prediletta della regina Vittoria del Regno Unito, che pure amava i cani.

I cani, tutti e tre, accompagnarono i loro padroni durante tutto il viaggio dopo l’abdicazione di Nicola II, prima da Tsarskoe Selo a Tobolsk, e poi a Ekaterinburg. Jimmy fu ucciso insieme alla famiglia imperiale, massacrata nello scantinato della casa Ipatjev; Ortipo, che era rimasto sopra, fu ucciso perché ululava. Joy, invece, sopravvisse alla carneficina.

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“La porta che dal corridoio conduceva nelle stanze della famiglia imperiale era chiusa come prima, ma nelle stanze non c’era nessuno”, affermò Anatolij Jakimov, guardia della casa Ipatjev durante un interrogatorio del 1919. “Ciò era chiaro, perché non si percepiva un solo suono. Prima, quando vi abitava la famiglia dello zar, dalle loro stanze venivano sempre dei rumori: delle voci, dei passi. In quel momento, però, non c’era vita. Alla porta delle stanze dove prima abitava la famiglia dello zar, c’era un loro cane che aspettava per entrare. Allora, lo ricordo bene, ho pensato: stai aspettando invano”.

Il cane fu portato via da una delle guardie, Mikhail Letjomin. In seguito, quando fu aperta un’inchiesta, dopo la presa di Ekaterinburg da parte dell’esercito Bianco, proprio Joy, il cane, divenne la prova schiacciante contro di lui. In totale, a Letjomin furono confiscati 79 oggetti della famiglia imperiale di cui si era appropriato.

“I cechi [la Legione cecoslovacca; che combatteva con i Bianchi; ndr], quando hanno preso Ekaterinburg, hanno scoperto il povero animale che, affamato, correva su e giù per il cortile della casa Ipatjev. Sembrava che il cagnolino stesse continuamente cercando il suo padrone, dalla cui assenza era talmente rattristato e avvilito che non toccava quasi il cibo, anche quando veniva trattato con affetto”, ha raccontato la baronessa Sofija Karlovna Buxhowden, damigella d’onore dell’imperatrice Aleksandra Fjodorovna, nel suo libro “Vita e tragedia di Aleksandra Fjodorovna, imperatrice di Russia. Ricordi di una damigella”.

“Sono andata a vedere Joy. Evidentemente, l’ingenuità naturale dei cani gli ha fatto credere che insieme a me sarebbero venuti anche i suoi Padroni, ed è diventato molto più vivace. Non avevo mai visto un cane in tale stato di eccitazione”.

“Quando l’ho chiamato, subito è saltato fuori dalla carrozza e si è lanciato attraverso la banchina verso di me, saltellando e facendo dei giri larghi attorno a me, ma non abbassandosi sulle zampe anteriori di fronte a me, bensì camminando sulle zampe posteriori, come un cane da circo. Il generale Diterikhs mi ha detto che, fino a quel momento, il cane non aveva salutato nessuno in questa maniera, io l’ho attribuito al fatto che i miei vestiti, gli stessi che indossavo a Tobolsk, avessero ancora un odore a lui familiare, sebbene non l’avessi accarezzato più di tanto.”

“Quando sono andata via, Joy, per tutta la giornata, è rimasto a terra, di fronte alla porta attraverso la quale io ero uscita. Ha rifiutato il cibo ed è tornato al suo solito stato di disperazione”.

Joy NON è sepolto nel Castello di Windsor: è un falso mito

Lo spaniel dell’erede al trono fu salvato dal generale Mikhail Diterikhs che fu a capo dell’inchiesta sull’uccisione della famiglia imperiale. Da lui il cane passò a Pavel Rodzjanko, colonnello russo a seguito della missione militare britannica del generale Alfred Knox. Rodzjanko, conosciuto anche per le sue attività agonistiche, e come maestro di equitazione, dopo la Rivoluzione d’Ottobre si arruolò nell’esercito britannico ed emigrò nel Regno Unito.

In Inghilterra Rodzjanko aprì una scuola di equitazione per le famiglie aristocratiche. Tra i suoi alunni ci fu anche il principe di Galles, in seguito re Edoardo VIII del Regno Unito. Il nipote di Rodzjanko, Vasilij (1915-1999), vescovo della Chiesa ortodossa in America, raccontava che Joy fu preso in famiglia del re Giorgio V, al quale suo zio, Pavel Rodzjanko, aveva parlato della morte del cugino del re (Nicola II) e della sua famiglia. Quindi, Joy sarebbe andato a vivere nel palazzo reale, e dopo sarebbe stato sepolto nel cimitero degli animali della famiglia reale britannica a Windsor. Tuttavia, è soltanto una leggenda.

Nel suo libro autobiografico “Le bandiere stracciate” (“Tattered Banners”, Londra, 1938), Rodzjanko ricorda il suo incontro con Giorgio V: “Gli ho descritto le stanze fredde e deserte, lo scantinato, tutto macchiato di sangue, della casa Ipatjev, le mie ricerche, inutili, nel cimitero e il macabro viaggio attraverso la foresta siberiana nella speranza di trovare almeno una manciata di cenere. […] Gli ho parlato di Joy, che si diverte a correre nel mio giardino. Mi pare del tutto felice, ma guardando i suoi occhi color castano chiaro, mi chiedo spesso, se ricordi qualcosa”.

Joy è morto a Windsor, ma non nel palazzo del re, bensì nella piccola tenuta Sefton Lawn del colonnello Rodzjanko, adiacente al parco reale. Così scrive il colonnello Pavel Rodzjanko, nel libro “Tattered Banners”: “Ogni volta che passo di fronte al mio giardino a Windsor, penso alla tomba del cagnolino tra i cespugli, con l’epitaffio ironico ‘Qui riposa la gioia’. Per me questa piccola pietra tombale significa la fine dell’Impero e di un modo di vivere”.


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