La maledizione di Tamerlano: non appena gli archeologi aprirono la sua tomba, Hitler invase l’Urss

Tīmūr Barlas, meglio conosciuto in Europa come Tamerlano (1336 circa-1405)

Tīmūr Barlas, meglio conosciuto in Europa come Tamerlano (1336 circa-1405)

Russia Beyond (Foto: w0zny; shakko (CC BY-SA 3.0); Getty Images)
Secondo la leggenda, a cui molti russi prestano fede, furono quegli scavi a evocare il castigo dell’antico condottiero e a scatenare gli spiriti della guerra

“Oggi sono continuati i lavori al Mausoleo Gur-e Amir. Antropologi e chimici hanno scrupolosamente analizzato i resti di Timur. In particolare, sulla testa gli scienziati hanno scoperto dei resti dei capelli, accertando così la possibilità di una ricostruzione facciale abbastanza precisa”, scriveva il quotidiano Izvestija il 21 giugno 1941. La mattina del giorno dopo l’Urss fu aggredita dalla Germania nazista. Fra il popolo si fece largo una credenza secondo cui si trattava della “maledizione di Timur”.

Chi era Timur?

“Bayezid prigioniero di Tamerlano”, dipinto del 1878. Il sultano dell'Impero ottomano fu catturato il 28 luglio del 1402 nella battaglia di Ancyra (l’attuale Ankara)

Timur, o Tamerlano (1336-1405) era un governante dell’Asia centrale, capostipite della dinastia dei Timuridi. Iniziò come guerriero a capo di un reparto da lui stesso creato, diventando poi grande comandante e occupando un’importante carica nello Stato del Moghulistan. Più tardi fu eletto a primo capo del nuovo stato dei Timuridi con capitale a Samarcanda (oggi in Uzbekistan), esistito fino al 1507. Grazie a numerose conquiste, Tamerlano governò una grande parte dell’Asia centrale e i territori della Mesopotamia e del Caucaso oggi occupati da Iran, Afghanistan, Pakistan e Siria.

Tamerlano non discendeva da Gengis Khan, fondatore dell’impero dei mongoli, e quindi, secondo la tradizione mongola, non poteva usare il titolo di “khan”. Lo chiamavano perciò “grande emiro”. Tuttavia, sposando la figlia di un discendente di Gengis Khan divenne “genero del khan”; titolo che gli dava più potere e libertà. 

Il Mausoleo di Tamerlano

Il Gur-e Amir (in persiano “tomba del re”), noto anche come Mauseoleo di Tamerlano, a Samarkanda, Uzbekistan

Oltre alle conquiste territoriali, il grande emiro fece molto per lo sviluppo della cultura. Proprio nella sua epoca a Samarcanda sono stati creati numerosi capolavori di architettura. Su ordine di Tamerlano fu iniziata anche la costruzione del Mausoleo Gur-e Amir, dove in seguito furono sepolti lui stesso e alcuni dei suoi discendenti. 

Il Gur-e Amir (in persiano “tomba del re”) di Samarcanda è considerato uno degli esempi più importanti dell’architettura islamica, la cui influenza è visibile in vari edifici di culto. Ne fu ispirato in particolare l’architetto del mausoleo Taj Mahal, ad Agra in India, costruito tra l’altro nel XVI secolo da un discendente di Tamerlano.

Riesumazione e la maledizione di Tamerlano 

Quella scura, in basso al centro, è la Tomba di Timur (Tamerlano)

La decisione di riesumare Timur e i suoi discendenti venne presa nel 1941. Dicono che sia stato Stalin a spedire gli archeologi in Uzbekistan. 

Non sappiamo esattamente, perché venne presa questa decisione. Secondo alcune versioni, l’operazione fu ordinata dopo che nei pressi del mausoleo era iniziata la costruzione di un albergo e nel mausoleo erano state scoperte delle infiltrazioni di acqua.

Ufficialmente gli scavi furono avviati in occasione del 500° anniversario della nascita del poeta uzbeko Ali-Shir Nava’i (noto anche come Niẓām al-Dīn ʿAlīshēr Herawī) che visse nello stato dei Timuridi e fu in stretti rapporti con alcuni nipoti e discendenti di Tamerlano. Gli scienziati volevano scoprire dei fatti nuovi e speravano di poter trovare dei nuovi reperti da presentare all’opinione pubblica. 

Gli scienziati sovietici aprono la tomba di Tamerlano, il 21 giugno 1941. Allora il complesso si trovava nella Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka

Nel mese di giugno un grande gruppo di scienziati sovietici iniziò le operazioni. Più tardi Malik Kajumov, l’operatore che doveva filmare tutto il processo, ha detto in un’intervista che durante una pausa lui ha incontrato alcuni anziani che gli hanno parlato di una maledizione: non aprite la tomba, altrimenti ci sarà una guerra! Kajumov ha portato gli anziati dai dirigenti della spedizione, ai quali è stato mostrato un libro del XVII secolo dove, in arabo, era scritto: “Chiunque aprirà questa tomba, sguinzaglierà lo spirito della guerra. Ci saranno fiumi di sangue e orrori mai visti”.

Gli scienziati la valutarono una mera superstizione e gli scavi sono continuati. Eppure il giorno dopo, il 22 giugno 1941, l’Unione Sovietica fu aggredita dalla Germania di Hitler!

Secondo la leggenda, la maledizione di Tamerlano venne riferita a Stalin e questi avrebbe ordinato di rimettere tutto dentro la tomba. Di Stalin si diceva che era diventato misticheggiante e pronto a tutto, pur di invertire il corso della guerra. 

Il 19-20 novembre 1942 i resti furono solennemente riseppelliti rispettando tutti i rituali islamici. Per quanto possa sembrare inverosimile, proprio in quei giorni a Stalingrado era in corso la grande battaglia che segnò la svolta decisiva: le truppe sovietiche passarono alla controffensiva.

I risultati degli scavi

Gli scavi archeologici ebbero un’importanza storica. Dopo aver studiato lo scheletro e il cranio di Timur, il capo della spedizione, lo scultore e antropologo Mikhail Gerasimov creò una descrizione dettagliata del grande comandante e riuscì persino a eseguire una ricostruzione facciale.

Immagine del volto di Timur (Tamerlano) ricostruita dallo scienziato sovietico Mikhail Gerasimov nel 1941

Secondo l’antropologo, i lineamenti di Tamerlano erano tipicamente mongoli, aveva capelli rossi, i baffi che attorniavano le labbra e una barba a cuneo. La sua altezza era di circa 170 cm (quindi, un mongolo insolitamente alto, soprattutto per la sua epoca). 

Gli archeologi hanno accertato anche la mutilazione di una gamba di Tamerlano (in Russia era stato soprannominato “Timur lo Zoppo”). Sebbene sia scomparso a 68 anni (al tempo, un’età più che venerabile), i suoi resti dimostravano che fino alla morte aveva goduto di ottima salute e che possedeva un’eccezionale forza fisica.

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