La granduchessa Maria Fedorovna, 1874, ritratto di Heinrich von Angeli; l'imperatrice Maria Fedorovna, XVIII secolo, di Vladimir Borovitskij; l'imperatrice Aleksandra Fedorovna, 1900, di József Árpád Koppay
Museo Ermitage; Galleria d'arte di Astrakhan; Forum del Palazzo di AlessandroOgni imperatrice si vestiva seguendo quello che era in voga al momento. Le mode, i colori e le maison di tendenza mutavano di continuo, ma il gusto e l’eleganza con cui le zarine affrontavano la scelta dell’abbigliamento rimasero sempre costanti.
L'abito da sposa di Ekaterina Alekseevna, futura imperatrice che finirà sui libri di Storia come Caterina la Grande. Russia, 1745
Camera dell'Armeria/Musei del Cremlino di MoscaCaterina II (di origine prussiana, nata a Stettino come Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst) sposò l’erede al trono Pietro III nel 1745, quando aveva 16 anni. Non si sa chi abbia realizzato l’abito della futura imperatrice, ma è un tipico esempio di abito da cerimonia del XVIII secolo. Erano realizzati in broccato d’oro o d’argento e ricamati con fili in tinta. Tradizionalmente l’abito da cerimonia consisteva in un corpetto-corsetto con un ampio décolleté ed era senza maniche. La larghezza della gonna poteva superare il metro e mezzo. Questo effetto veniva ottenuto grazie a una sorta di intelaiatura della gonna, che dava forma e opulenza.
Caterina la Grande nei suoi diari ha ricordato che l’abito era ricamato d’argento su tutte le cuciture ed era “terribilmente pesante”.
Il maestro di cerimonie dell’imperatore, il conte Fjodor Golovkin, scrisse dell’imperatrice consorte come di una donna molto elegante: “Ciò che stanca le altre donne, lei lo sopporta con grazia. Anche durante la gravidanza non si toglieva mai l’abito da cerimonia, e tra la cena e il ballo, quando le altre donne indossano il kapót [una comoda vestaglia; ndr], lei, sempre stretta nel corsetto, si dedica alla corrispondenza, al ricamo, e a volte lavora anche con il medaglista Lamprecht”.
Abito da cerimonia di Maria Fedorovna
Museo ErmitageL’abito è eclettico e risale agli anni Venti del XIX secolo, quando lo stile Impero stava tramontando per lasciare il posto allo stile Biedermeier. La vita alta, il motivo a greca e le maniche corte a sbuffo fanno di questo abito un pezzo in stile Impero, ma le rifiniture in pizzo sulla scollatura e sulle maniche, le rifiniture sul corpetto e la scelta del colore indicano il passaggio verso il Biedermeier. L’abito è realizzato in tessuto moiré (marezzato), un tessuto di seta con effetto a onde. Ecco perché sembra “incresparsi”.
L'abito dell'incoronazione di Maria Aleksandrovna; Maria Aleksandrovna, 1856, artista sconosciuto
Camera dell'Armeria/Musei del Cremlino di Mosca; pubblico dominioMarija Aleksandrovna, moglie di Alessandro II, stabilì la tradizione dell’incoronazione in “abito russo”. Dopo di lei, sia Dagmar di Danimarca (Marija Fjodorovna), moglie di Alessandro III e madre di Nicola II, sia Aleksandra Fjodorovna, moglie di Nicola II, furono incoronate con abiti simili, quasi identici. Prima di allora, gli abiti per l’incoronazione venivano realizzati secondo la moda e i gusti di chi li indossava; dopo l’incoronazione di Marija, gli abiti furono realizzati in modo da assomigliare a un sarafán russo. Il taglio europeo fu mantenuto, ma le maniche svasate e i ricami erano elementi dello stile russo, utilizzato anche negli abiti di corte.
A giudicare dal numero di abiti dell’inglese Charles Frederick Worth, Marija Fjodorovna era una grande fan di questo stilista. Worth era molto popolare in Europa e i suoi clienti principali erano sia i reali che le signore dell’alta società. Marija Fjodorovna si fidava così tanto di lui che a volte si limitava a inviare al couturier un telegramma a Parigi, lasciando alla sua discrezione l’intero abito, dal bozzetto alla scelta del materiale.
Gli abiti di Maria Fedorovna di Charles Worth
Museo ErmitageL’imperatrice ordinò anche abiti di altre case di moda: Maro-Walter, Morin-Blossier e Fromont.
Gli abiti di Maria Fedorovna, di "Morin-Blossier" e "Fromont"
Museo ErmitageL’ultima imperatrice russa (nata Alice Vittoria Elena Luisa Beatrice d’Assia e di Renania), a differenza della suocera, preferiva i colori chiari e faceva cucire la maggior parte dei suoi abiti in Russia: il suo guardaroba comprendeva molti abiti di Auguste Brisac (francese di nascita, ma da tempo stabilitosi a San Pietroburgo) e Nadezhda Lamanova (proprietaria di uno dei migliori atelier di Mosca). La Lamanova fu anche autrice dei costumi di alcuni degli invitati al ballo in maschera del 1903. Il codice di abbigliamento prevedeva che tutti si presentassero in abiti tradizionali russi. La principessa Varvara Aleksandrovna Dolgorukaja ha scritto: “Alcuni dei costumi più belli sono stati realizzati su misura dalla Lamanova. Riprendevano gli abiti antichi fin nei minimi dettagli. Il talento, il gusto e lo stile della famosa sarta moscovita Nadezhda Petrovna Lamanova sono eccezionali. Era un genio russo dell’eleganza. Eravamo orgogliosi di lei. Nessuno poteva reggere il confronto; nemmeno le migliori case di moda francesi”.
Gli abiti di Aleksandra Fedorovna, di Nadezhda Lamanova
Museo ErmitageGli abiti di Aleksandra Fedorovna, di August Brizac
Museo ErmitageGli abiti di Aleksandra Fedorovna, di August Brizac
Museo Ermitage
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