Ogni imperatrice si vestiva seguendo quello che era in voga al momento. Le mode, i colori e le maison di tendenza mutavano di continuo, ma il gusto e l’eleganza con cui le zarine affrontavano la scelta dell’abbigliamento rimasero sempre costanti.
L’abito da sposa dell’imperatrice Caterina II, detta la Grande (1729-1796)
Caterina II (di origine prussiana, nata a Stettino come Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst) sposò l’erede al trono Pietro III nel 1745, quando aveva 16 anni. Non si sa chi abbia realizzato l’abito della futura imperatrice, ma è un tipico esempio di abito da cerimonia del XVIII secolo. Erano realizzati in broccato d’oro o d’argento e ricamati con fili in tinta. Tradizionalmente l’abito da cerimonia consisteva in un corpetto-corsetto con un ampio décolleté ed era senza maniche. La larghezza della gonna poteva superare il metro e mezzo. Questo effetto veniva ottenuto grazie a una sorta di intelaiatura della gonna, che dava forma e opulenza.
Caterina la Grande nei suoi diari ha ricordato che l’abito era ricamato d’argento su tutte le cuciture ed era “terribilmente pesante”.
L’abito da cerimonia di Sofia Dorotea di Württemberg (1759-1828), moglie dell’imperatore Paolo I con il nome di Marija Fjodorovna
Il maestro di cerimonie dell’imperatore, il conte Fjodor Golovkin, scrisse dell’imperatrice consorte come di una donna molto elegante: “Ciò che stanca le altre donne, lei lo sopporta con grazia. Anche durante la gravidanza non si toglieva mai l’abito da cerimonia, e tra la cena e il ballo, quando le altre donne indossano il kapót [una comoda vestaglia; ndr], lei, sempre stretta nel corsetto, si dedica alla corrispondenza, al ricamo, e a volte lavora anche con il medaglista Lamprecht”.
L’abito è eclettico e risale agli anni Venti del XIX secolo, quando lo stile Impero stava tramontando per lasciare il posto allo stile Biedermeier. La vita alta, il motivo a greca e le maniche corte a sbuffo fanno di questo abito un pezzo in stile Impero, ma le rifiniture in pizzo sulla scollatura e sulle maniche, le rifiniture sul corpetto e la scelta del colore indicano il passaggio verso il Biedermeier. L’abito è realizzato in tessuto moiré (marezzato), un tessuto di seta con effetto a onde. Ecco perché sembra “incresparsi”.
L’abito dell’incoronazione di Maria d’Assia-Darmstadt (1824-1880), moglie dell’imperatore Alessandro II, con il nome di Marija Aleksandrovna
Marija Aleksandrovna, moglie di Alessandro II, stabilì la tradizione dell’incoronazione in “abito russo”. Dopo di lei, sia Dagmar di Danimarca (Marija Fjodorovna), moglie di Alessandro III e madre di Nicola II, sia Aleksandra Fjodorovna, moglie di Nicola II, furono incoronate con abiti simili, quasi identici. Prima di allora, gli abiti per l’incoronazione venivano realizzati secondo la moda e i gusti di chi li indossava; dopo l’incoronazione di Marija, gli abiti furono realizzati in modo da assomigliare a un sarafán russo. Il taglio europeo fu mantenuto, ma le maniche svasate e i ricami erano elementi dello stile russo, utilizzato anche negli abiti di corte.
Abiti da sera e da visita di Dagmar di Danimarca (1847-1928), moglie dell’imperatore Alessandro III con il nome di Marija Fjodorovna
A giudicare dal numero di abiti dell’inglese Charles Frederick Worth, Marija Fjodorovna era una grande fan di questo stilista. Worth era molto popolare in Europa e i suoi clienti principali erano sia i reali che le signore dell’alta società. Marija Fjodorovna si fidava così tanto di lui che a volte si limitava a inviare al couturier un telegramma a Parigi, lasciando alla sua discrezione l’intero abito, dal bozzetto alla scelta del materiale.
L’imperatrice ordinò anche abiti di altre case di moda: Maro-Walter, Morin-Blossier e Fromont.
Gli abiti da sera di Aleksandra Fjodorovna (1872-1917), moglie dell’imperatore Nicola II
L’ultima imperatrice russa (nata Alice Vittoria Elena Luisa Beatrice d’Assia e di Renania), a differenza della suocera, preferiva i colori chiari e faceva cucire la maggior parte dei suoi abiti in Russia: il suo guardaroba comprendeva molti abiti di Auguste Brisac (francese di nascita, ma da tempo stabilitosi a San Pietroburgo) e Nadezhda Lamanova (proprietaria di uno dei migliori atelier di Mosca). La Lamanova fu anche autrice dei costumi di alcuni degli invitati al ballo in maschera del 1903. Il codice di abbigliamento prevedeva che tutti si presentassero in abiti tradizionali russi. La principessa Varvara Aleksandrovna Dolgorukaja ha scritto: “Alcuni dei costumi più belli sono stati realizzati su misura dalla Lamanova. Riprendevano gli abiti antichi fin nei minimi dettagli. Il talento, il gusto e lo stile della famosa sarta moscovita Nadezhda Petrovna Lamanova sono eccezionali. Era un genio russo dell’eleganza. Eravamo orgogliosi di lei. Nessuno poteva reggere il confronto; nemmeno le migliori case di moda francesi”.
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