Disclaimer: il fenomeno dei "ladri nella legge" esiste ancora oggi. Tuttavia, le loro abitudini e le regole sono cambiate nel tempo. Questo articolo racconta il codice di condotta dei ladri nel periodo sovietico, considerato ancora oggi un punto di riferimento
Prigione N.2 del Servizio Penitenziario Federale della Regione di Vladimir
Stanislav Krasilnikov/TASSPer i ladri, lo Stato era l'opposto della libertà e dell'indipendenza. Da qui il divieto di qualsiasi forma di collaborazione con le autorità statali e le istituzioni pubbliche. Il divieto derivava probabilmente dall'idea che un capo della malavita doveva essere in grado di prendere le sue decisioni in modo indipendente, guidato solo dal “codice d'onore dei ladri” e dagli interessi della comunità criminale, e non poteva mai cedere alle pressioni o agli ordini di nessuno, soprattutto dello Stato.
In pratica, il rifiuto totale dello Stato da parte dei cosiddetti “ladri nella legge”, (“vory v zakone” in russo), di cui abbiamo parlato qui, si traduceva in una serie di divieti specifici: mai dichiararsi colpevoli di accuse, mai rilasciare dichiarazioni al pubblico ministero, mai comparire come testimone in tribunale, mai pagare le tasse, mai scendere a patti con l'amministrazione carceraria, ecc.
Detenuti della colonia penale
Valerij Sharifulin/TASSQuesti principi della malavita si traducono in altre regole e linee guida che i “ladri nella legge” si sono sempre impegnati a rispettare. Fra queste, c’era il divieto di possedere proprietà costose o altri beni come automobili o case.
Secondo il codice criminale, un ladro doveva condurre una vita modesta e mantenere un basso profilo che non lo portasse nel mirino delle autorità. Essendo a capo di altri criminali, doveva preoccuparsi prevalentemente di risolvere i problemi dei suoi sottoposti, piuttosto che del proprio arricchimento personale.
Un ladro doveva avere uno stile di vita “ascetico”, al punto che non poteva essere registrato in un determinato luogo del Paese.
La colonia penale di massima sicurezza N.1 del villaggio di Sosnovka
Stanislav Krasilnikov/TASSI ladri non dovevano avere relazioni durature con nessuna donna. La relazione coniugale era ritenuta un lusso riservato alla gente comune. Una persona sposata era vulnerabile alle pressioni della famiglia e i ladri dovevano esserne immuni. Inoltre, si riteneva che una famiglia avrebbe sottratto ai ladri troppo tempo prezioso, che doveva essere interamente dedicato ai problemi della malavita.
Nella prigione di Vologda
Vladimir Vyatkin/SputnikUn aspirante criminale doveva scontare un periodo in carcere per guadagnarsi il “privilegio” di essere chiamato “ladro nella legge”. Anche i boss criminali che erano già stati incoronati (con cerimonie che si svolgevano proprio in carcere) tornavano spesso dietro le sbarre quando era il momento di sostituire un altro ladro di alto profilo il cui mandato stava per scadere.
Questa regola assicurava che la complessa gerarchia carceraria rimanesse sempre intatta, poiché i ladri, che erano al vertice del sistema di caste carcerarie, mantenevano il controllo sui detenuti. Paradossalmente, un ladro non poteva mai confessare un reato di cui era accusato, perché la confessione richiedeva la collaborazione con l'accusa.
La prigione di Harp, nella penisola dello Jamal, nell'estremo nord della Russia
API ladri non potevano avere alcuna occupazione oltre a quella di adempiere alle loro responsabilità legate alla malavita. Negli istituti penitenziari della Russia, il lavoro era considerato un'occupazione per gente umile, e quindi non adatto ai ladri. Era invece riservato alla casta più diffusa nel sistema delle colonie penali russe, nota semplicemente come “muzhiki”.
Questa regola derivava dalla convinzione che lavorare a beneficio di qualcuno implicasse una posizione subordinata del lavoratore rispetto al datore. Una volta incoronati, i ladri si impegnavano a guadagnare solo rubando ai ricchi.
Il boss della mafia Boris Nayfeld in posa per una foto, Brooklyn, New York, 18 gennaio 2018
APSi ritiene che un ladro dovesse esercitare la propria autorità senza ricorrere alle armi. Ciò implicava che la sua autorità si basava sul rispetto per i compagni criminali e non sulla semplice minaccia di violenza. In caso di necessità, tuttavia, un “ladro nella legge” poteva sempre affidare gli affari sporchi ai suoi subordinati.
LEGGI ANCHE: Cinque film e serie tv da vedere per capire i “selvaggi anni Novanta” russi
Cari lettori,
a causa delle attuali circostanze, c’è il rischio che il nostro sito internet e i nostri account sui social network vengano limitati o bloccati. Perciò, se volete continuare a seguirci, vi invitiamo a:
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email