C’è un detto, molto comune tra i marinai russi, secondo il quale le donne a bordo di una nave porterebbero sfortuna. Eppure, c’è stata una donna che non solo ha smentito davanti a tutti questa assurda credenza, ma ha dimostrato anche delle capacità di gran lunga superiori a quelle dei suoi colleghi.
“Ho affrontato tutte le difficoltà dell'essere marinaio, dall'inizio alla fine, e se oggi sono il comandante di una grande nave che solca l’oceano, è perché me lo sono meritato. E i miei subordinati lo sanno”, era solita dire Anna Shchetinina, la prima donna-comandante del mondo.
La scelta del mare
Nata nel 1908, sulla stazione di Okeanskaja, vicino alla città russa di Vladivostok, Anna si innamorò del mare a 16 anni. Suo padre Ivan Shchetinin era un ferroviere e lavorava stagionalmente a bordo di alcune imbarcazioni di pesca. Anna mise piede su una di queste navi quando era ancora molto piccola e si interessò immediatamente all’arte della navigazione.
Ben presto Anna si convinse di voler intraprendere la carriera marittima. Inviò dunque una lettera di candidatura al Collegio marittimo di Vladivostok. Il direttore della scuola rimase molto colpito dalla ragazza, ma fece il possibile per scoraggiarla, avvertendola delle molte difficoltà che avrebbe dovuto affrontare. Anna tuttavia dimostrò una tenacia inaspettata e, nonostante la forte concorrenza (200 persone per 40 posti disponibili) passò la selezione.
Ma questo era solo l'inizio. Pur avendo buoni risultati a livello scolastico, Anna - l’unica ragazza del Collegio - fu subito inserita nella lista degli studenti “non promettenti” e per questo non ottenne alcuna borsa di studio. Per mantenersi lavorava di notte come infermiera, addetta alle pulizie e aiutava persino a scaricare le chiatte con altri ragazzi.
Dominio pubblico
Durante la pratica a bordo, ad Anna venivano affidati i lavori più sporchi e difficili: togliere la ruggine, pulire la stiva, lavare i barattoli di vernice… Eppure non fece mai obiezione e non provò mai a discutere: sapeva che, se si fosse rifiutata, non sarebbe mai stata trattata alla pari dagli altri marinai.
Le prime avventure
Dopo la laurea, nel 1929, Anna iniziò la sua carriera come semplice marinaio. In seguito divenne assistente superiore del comandante. La svolta avvenne nel 1935, quando l'Unione Sovietica acquistò 12 piroscafi da carico in Europa. Quattro di essi furono assegnati a una compagnia di navigazione della Kamchatka, che aveva bisogno di un certo numero di persone con esperienza marittima per trasportare le navi in Estremo Oriente.
V. Marivoskij/Sputnik
“All'epoca lavoravo come assistente senior del comandante e avevo quasi quattro anni di esperienza, e avevo il diploma di comandante di mare da oltre un anno. Inoltre avevo lavorato per la Società per Azioni della Kamchatka da quando mi ero diplomata all'Istituto Nautico, quindi non c'è da stupirsi che mi avessero ritenuto una persona adatta al lavoro…”, scrisse nel suo libro “Sui mari e oltre i mari”.
Alla fine Anna, grazie alla sua bravura e ad alcune circostanze favorevoli, riuscì a diventare il primo comandante di mare donna. A causa della mancanza di capitani disponibili, invece di diventare assistente senior, le fu offerto di guidare lei stessa una delle navi. “Naturalmente non solo ero immensamente felice di quella nomina, ma anche un po' orgogliosa”, disse.
Sputnik
Pochi giorni dopo, una donna di 27 anni con “un cappello di seta azzurro e un cappotto grigio” arrivò ad Amburgo per mettersi al timone del piroscafo da carico “Chavycha” (ex “Hohenfels”). La giovane “capitana” non solo impressionò i marinai tedeschi, ma finì pure sulle pagine di vari giornali internazionali. Durante il viaggio da Amburgo a Petropavlovsk-Kamchatskij, Anna si fermò a Odessa e Singapore, dove la attendevano alcuni cronisti, incuriositi dalla sua storia.
“(Dai giornalisti) ho saputo che sono la prima donna comandante del mondo - scrisse in seguito -. Devo dire che è stato tutto molto inaspettato e insolito per me. In 10 anni di carriera marittima, nessuno aveva mai fatto troppe domande sul mio lavoro... Da un lato, devo ammettere, questo faceva piacere alla mia autostima, ma dall'altro mi infastidivano le domande della stampa”.
Dominio pubblico
Negli anni successivi al primo viaggio, Anna e la sua nave trasportarono vari carichi lungo la costa della Kamchatka, resistendo alle tempeste e al gelo. Nell'inverno del 1936 la “Chavycha” rimase bloccata nel ghiaccio e andò alla deriva per 11 giorni, con le scorte di cibo e acqua esaurite. Alla fine, Anna individuò una crepa nel ghiaccio e riuscì a far uscire il piroscafo. Per questo le fu conferito l'Ordine della Bandiera Rossa del Lavoro.
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Durante la guerra
Museo navale
Nel 1938, Anna Shchetinina fu nominata responsabile del porto di pescatori di Vladivostok, che all'epoca era praticamente inesistente. Le autorità volevano che lo organizzasse da zero, cosa che lei fece in appena sei mesi. Quel porto è attivo ancora oggi.
Nello stesso anno si iscrisse anche alla Facoltà di Navigazione dell'Istituto di Trasporto Acquatico di Leningrado, ma lo scoppio della Seconda guerra mondiale le impedì di completare gli studi. I primi anni di conflitto li trascorse sul Baltico, evacuando la popolazione di Tallinn sotto i bombardamenti e trasportando carichi strategici.
Nel 1943, Shchetinina tornò a Vladivostok, dove ricevette un nuovissimo piroscafo di fabbricazione statunitense, il “Jean Zhores”. Nei cinque anni successivi, la nave attraversò il Pacifico ben 17 volte, trasportando forniture e attrezzature militari dal Canada e dagli Stati Uniti nell'ambito del programma Lend-Lease.
Museo navale
Le navi della serie “Liberty” a cui apparteneva la “Jean Zhores” erano eccellenti, ma avevano un inconveniente significativo: potevano letteralmente crollare in caso di forti tempeste e, nel 1943, la nave di Anna si ritrovò ad affrontare proprio questo destino. Lo scafo della “Jean Zhores” si incrinò al centro, a 500 miglia dalla costa. Nonostante le difficoltà, Anna riuscì a salvare la nave e l’equipaggio.
Il futuro delle nuove generazioni
Yurij Muravin/TASS
Oltre alla vita in mare, Anna lasciò il segno anche tra gli studenti delle scuole marittime di Leningrado e Vladivostok: anni più tardi l’avrebbero ricordata come una donna molto severa, che raramente sorrideva. “Era molto esigente, si sforzava di formare i cadetti non solo come buoni specialisti, ma anche come persone perbene”, disse in seguito il comandante Evgenij Klimov. “Ci esaminava con severità, ma era sempre equa e ci difendeva sempre. Anna Ivanovna era molto rispettata da tutto l'istituto”.
Donna dai molti titoli e riconoscimenti, Anna Shchetinina non ebbe mai una famiglia vera e propria. Nel 1928, durante la Scuola di Marina, sposò il compagno Nikolaj Kachimov, marinaio e radiatore, ma dopo il diploma le loro carriere li portarono su navi diverse. Dopo la guerra, nel 1950, Nikolaj morì e Anna non si risposò mai più.
Dominio pubblico
Alla fine della sua vita, la “signora comandante” scrisse due libri di memorie: “Sui mari e oltre i mari”, “Sulle diverse rotte marittime”.
Trascorse tutta la sua vita a Vladivostok, navigando e insegnando, quindi non sorprende che le autorità locali abbiano intitolato in suo onore una piazza, una strada e una scuola. Anche un promontorio sulla costa della baia di Amur e una delle isole Curili portano il suo nome! Anna Shchetinina è morta nel 1999, ma la sua figura, carismatica e controcorrente, continua a essere ancora oggi fonte di ispirazione per molte donne in Russia e nel mondo.
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