Taciturno e introverso, era universalmente considerato un eccentrico. Non parlava molto di sé, per cui era ritenuto un genio stravagante e una persona misteriosa, ed era oggetto di molte dicerie e storie assurde. Era anche un grande appassionato di gatti: in tutti i suoi articoli scientifici cercò di pubblicare il suo ritratto con la sua amata Aspide (e la incluse persino come coautore, ma i redattori cancellarono il nome del felino). Si interessò anche di misticismo: si laureò con una tesi sullo sciamanesimo e studiò il rapporto tra il popolo Ainu delle Curili e i Nativi americani, lavorando alla decifrazione della scrittura dell’Isola di Pasqua e della lingua proto-indiana.
Jurij Knorozov con il suo gatto Aspide
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Quando all’inizio degli anni Novanta il già anziano Jurij Knorozov (1922-1999) arrivò per la prima volta in Messico, fu accolto come una star: quasi tutti i bambini di quel Paese del resto lo conoscono ancora oggi, anche se pochi in Russia hanno sentito parlare di lui. Il fatto è che Knorozov è riuscito a risolvere il principale enigma dell’America, che per diversi secoli ha impegnato senza successo un sacco di scienziati di lingua spagnola: ha decifrato la scrittura della civiltà Maya. Ma come è riuscito a farlo e perché l’ha fatto?
Knorozov nacque nel 1922 a Kharkov da una famiglia dell’intellighenzia russa. Sopravvisse alla grave carestia che colpì l’Ucraina sovietica degli anni Trenta e successivamente venne ritenuto non idoneo al servizio militare.
Era al secondo anno della facoltà di Storia all’Università di Kharkiv quando la città fu occupata dai nazisti. Non si sa molto della vita di Knorozov durante l’occupazione: in epoca sovietica non era consuetudine parlarne ed era meglio nascondere questo aspetto. Dopo l’occupazione tutta la famiglia si spostò a Mosca e Knorozov riuscì, non senza difficoltà, a farsi accettare un trasferimento all’Università di Mosca, dove si interessò fortemente all’etnografia.
I residenti dei territori occupati erano sospettati dalle autorità sovietiche di collaborazione con i nazisti. E fu proprio questa “macchia nera” nella sua biografia a determinare in seguito il destino di Knorozov: gli fu vietato di accedere alla scuola di specializzazione e gli fu impossibile viaggiare all’estero. “Ero un tipico figlio dell’epoca di Stalin”, ha detto di sé Knorozov con ironia.
Da Mosca si trasferì a Leningrado (oggi San Pietroburgo), dove, su spinta dei suoi professori, fu assunto al Museo di Etnografia dei Popoli dell’Urss. Visse una vita ascetica e persino povera. Gli era stata assegnata una minuscola stanza in un edificio di fronte al museo e indossava sempre gli stessi umili abiti. Condivideva una stanza di lavoro con altri scienziati e, sempre circondato, alla sua piccola scrivania, da pile polverose di libri, risolveva i principali misteri dell’umanità… nel tempo libero.
Incisioni maya esposte nel museo di Palenque, Messico
Dominio pubblicoMentre si trovava ancora a Mosca, Knorozov si imbatté in un articolo dello scienziato tedesco Paul Schellhas, che sosteneva che la decifrazione della scrittura Maya fosse un compito insolubile. Il giovane scienziato raccolse la sfida.
“Ciò che è stato inventato da una mente umana può essere risolto da un’altra mente umana”, ha dichiarato Knorozov in un’intervista. Nessuno in Urss aveva affrontato l’argomento prima di lui, così decise di provarci.
Quando era studente all’Università di Mosca, Knorozov aveva aiutato a sistemare l’archivio dei trofei di guerra provenienti dalla Germania, e tra i materiali della biblioteca di Berlino aveva trovato un’edizione dei tre “Codici Maya” sopravvissuti. Inoltre, si era imbattuto in un altro documento fondamentale: una “Relazione sugli affari dello Yucatan” del XVI secolo. Fu scritto dal vescovo cattolico Diego de Landa dopo la conquista spagnola del Messico. In esso erano fornite informazioni sulla cultura e sulla scrittura di quella civiltà, abbozzati circa 30 geroglifici e veniva proposta anche una propria versione dell’alfabeto maya utilizzando la scrittura latina.
Una pagina del manoscritto di Diego de Landa, "Relación de las Cosas de Yucatán", dove viene descritto il famoso "alfabeto de Landa"
Dominio pubblico“Il mio primo passo è stato quello di utilizzare la cosiddetta statistica posizionale. La sua essenza consiste nel contare i caratteri che occupano una determinata posizione. L’obiettivo della tecnica è scoprire quali caratteri e con quale frequenza compaiono in determinati punti, ad esempio alla fine o all’inizio di una parola, piuttosto che il loro numero in generale…”, ha spiegato Knorozov in un’intervista al quotidiano “Vechernij Leningrad”, parlando del metodo matematico da lui applicato. Dopo aver studiato i documenti, si è reso conto che ogni segno maya si legge come una sillaba e ha proposto un sistema per leggere l’intera lingua.
Nel 1952, lo scienziato pubblicò su una rivista etnografica un articolo intitolato “Drevnjaja pismennost Tsentralnoj Ameriki” (“Древняя письменность Центральной Америки”; ossia: “L’antica scrittura dell’America Centrale”), in cui esponeva il suo metodo. Il lavoro suscitò interesse nei circoli scientifici e un professore di Mosca invitò Knorozov a scrivere una tesi sull’argomento. Inoltre, il professore richiese un “Dottorato di ricerca” per il suo subordinato, saltando il livello di “Candidato di scienze”, il che era una assoluta rarità nel mondo universitario sovietico.
Knorozov al lavoro, 1952
TASSLa decifrazione della scrittura Maya ha offerto nuove conoscenze sull’antica e più enigmatica civiltà mesoamericana e una più profonda comprensione della sua cultura e del suo stile di vita, il che ha suscitato un immenso interesse nel mondo e soprattutto nei Paesi ispanici.
Dopo la pubblicazione dell’articolo di Knorozov “Zagadka Maja” (“Загадка майя”; ossia: “Il mistero dei Maya”) sulla rivista “Sovetskij Sojuz” (“Unione Sovietica”) nel 1956, la comunità mondiale venne a conoscenza dei suoi risultati. Lo scienziato pubblicò anche una monografia sulla scrittura maya e (oh, miracolo!) gli fu permesso di andare all’estero al Congresso degli Americanisti di Copenaghen, dove fece una relazione sulla sua scoperta.
Monumento a Jurij Knorosov a Mérida, nello Yucatán, Messico
Yodigo (CC BY-SA 4.0)Studenti messicani, scienziati e persino politici iniziarono a sciamare a Leningrado per rendere omaggio a Knorozov. Venne da lui in visita anche l’ex presidente del Guatemala (altro Paese patria dei Maya), Jacobo Arbenz Guzmán, deposto da un golpe organizzato dalla Cia, e lasciò nel libro degli ospiti del museo una scritta di ringraziamento per il “gentile scienziato sovietico Knorozov, al quale deve tanto il nostro popolo Maya”.
E negli anni Settanta il primo “mayanista” (“esperto di maya”) sovietico pubblicò anche una traduzione dei testi maya disponibili. Per i suoi meriti scientifici è stato insignito del Premio di Stato dell’Urss, ed è stato paragonato a Jean-François Champollion (1790-1832), che studiò la stele di Rosetta e decifrò i geroglifici egizi. Questa analogia, ovviamente, era estremamente lusinghiera per Knorozov.
La piramide di Kukulkan, Chichen-Itza, Yucatan, Messico
Legion MediaIl sogno di Knorozov di vedere gli scritti Maya dal vivo si realizzò solo negli anni Novanta: erano passati 40 anni dalla sua scoperta e lui era già un uomo anziano. Lo scienziato si recò in Guatemala su invito personale del presidente e visitò tre volte il Messico. Infine vide per la prima volta i principali monumenti architettonici maya: Palenque, Mérida (T’Hó), Uxmal, Dzibilchaltún e molti altri. Ricevette anche un’onorificenza dall’ambasciatore messicano in Russia, l’Ordine dell’Aquila Azteca, di cui andava molto fiero.
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