Ivan il Terribile obbligava davvero chi lasciava le sue feste a bere dieci bicchieri della staffa?

Lo zar Ivan il Terribile era solito bere vodka in varie occasioni

Lo zar Ivan il Terribile era solito bere vodka in varie occasioni

Kira Lisitskaya (Foto: Leonid Gaidaj/Mosfilm,1973; Konstantin Makovskij)
Lo si afferma nella serie tv statunitense “For All Mankind”. Ma cosa c’è di vero in questa “tradizione russa”?

Nella storia alternativa dell’esplorazione spaziale presentata dalla serie tv di Apple+ “For All Mankind”, nella sesta puntata della terza stagione (“Nuovo Eden”) astronauti americani e cosmonauti sovietici danno una festa in una struttura di ricerca su Marte. Mentre tutti bevono, il capo della missione sovietica racconta che lo zar russo Ivan il Terribile aveva la tradizione di far bere a chi si voleva congedare dai suoi banchetti, dieci bicchieri della staffa, o “na pososhók” (“на посошок”), come si dice in russo. Ma è proprio vero?

Una scena tratta dal film

Ivan il Terribile era solito far fare dieci brindisi a chi lasciava la festa? 

No, molto probabilmente no. 

“Durante i banchetti alla presenza dello zar”, scrive la storica Ljudmila Chernaja, “venivano fatti molti brindisi”. Solo che non si chiamavano “brindisi”, ma “zdravitsa”, che in russo si può tradurre come “discorso alla salute“. Il primo brindisi (“zdravitsa”) veniva pronunciato subito dopo l’inizio del pasto ed era il brindisi che lo zar stesso rivolgeva ai suoi ospiti. “Gli ospiti andavano al trono, in ordine di anzianità, prendevano la coppa dalle mani del sovrano e, indietreggiando di qualche passo, la scolavano e tornavano al loro posto”, così descrive il rituale la Chernaja. 

Questi brindisi erano obbligatori per tutti i presenti, anche per i monaci e i sacerdoti. “Rifiutare di bere alla salute dello zar”, scrive la storica Lidija Sokolova, “era un insulto alla sua grandezza”. 

Un banchetto nel Palazzo delle Faccette, nel Cremlino di Mosca. Disegno del XVI secolo

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Dopo il primo brindisi, ne venivano pronunciati altri: prima per i membri della famiglia dello zar, poi per la salute del Patriarca, e così via. “Tra questi brindisi”, scrive Ljudmila Chernaja, “lo stesso zar iniziava a brindare alla salute dei suoi ospiti, facendolo di tanto in tanto. Quando lo zar brindava alla salute di qualcuno, questi si alzava con la sua coppa e la scolava fino al fondo. La festa si concludeva con un’ultima coppa e una preghiera. Come gesto di ospitalità, lo zar poteva ordinare di inviare a casa degli ospiti a Mosca alcuni secchi di bevande alcoliche avanzate dopo la festa”.

Ma insomma per i russi erano obbligatori quei “dieci brindisi”?

Un elenco popolare di “Dieci brindisi russi della staffa” che si può trovare su Internet e che include il bere “per la sella” e “dopo aver superato il cancello” è, con ogni probabilità, un elenco inventato da qualche fantasioso giornalista contemporaneo.

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In Russia ci sono brindisi molto popolari. Ma che dire di quello della staffa, chiamato “na pososhok”? Il nome può essere tradotto come “brindisi per il bastone da passeggio”. “Pososhók” è infatti il diminutivo di “pósokh” (“посох”); “bastone da passeggio”; “bordone”. E il bere “na pososhok” era effettivamente una tradizione russa di un ultimo brindisi prima della partenza dell’ospite. 

Accompagnando l’ospite sulla soglia di casa, gli si offriva un’ultima coppa, che metteva alla prova il suo grado di ubriachezza: se riusciva a bere dalla coppa poggiata sull’estremità superiore del suo bastone, allora era “a posto”, cioè abbastanza sobrio per poter tornare a casa. Se il bicchiere cadeva, era segno che l’ospite era brillo, e che faceva meglio a fermarsi per la notte. In ogni caso il bicchiere era uno e non certo dieci!

 

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