Così i russi combatterono a lungo contro l’Impero Romano d’Oriente

Storia
BORIS EGOROV
I “barbari del nord” raggiunsero più volte la capitale Costantinopoli e i territori che i bizantini consideravano nella loro sfera di influenza, provocando il terrore tra la popolazione e i governanti

“Questa tribù barbara ha sempre avuto un odio veemente e furioso nei confronti dell’egemonia romana; a ogni occasione opportuna, inventando l’una o l’altra accusa, creava un pretesto per muoverci guerra”, - così lo scrittore bizantino Michele Psello (1018-1096) parlava della Rus’, che per alcuni secoli tormentò l’Impero romano d’Oriente (Impero bizantino) con continue invasioni.

I governanti della Rus’ di Kiev erano attirati dal lusso e dalle ricchezze della lontana capitale imperiale, Costantinopoli, che chiamavano “Tsargrad” (“la città dello zar”). Tuttavia, lo scontro non si limitava a incursioni di saccheggio di singoli principi, ma di tanto in tanto si apriva con gli imperatori bizantini (l’imperatore bizantino era chiamato “Basilevs” o “Vasilevs”; da “Basileus”) un’aspra lotta per il controllo del Mar Nero.

Le campagne russe contro Bisanzio ebbero inizio nella prima metà del IX secolo. I principi cercavano di attaccare nel momento più inopportuno per l’Impero, quando il suo esercito e la sua flotta erano impegnati in uno degli innumerevoli conflitti in Asia o nei Balcani. Per le campagne su larga scala venivano di solito riunite forze imponenti. A proposito della campagna del principe Oleg nel 907, la “Cronaca degli anni passati” informa che “egli ha preso con sé i variagli, gli slavi, i ciudi, i krivici, i merja, i polani, i severiani, i drevljani, i radimici, i croati, i dulebi, i tivertsy... E con tutti loro c’era Oleg a cavallo e sulle navi; e le navi erano duemila”. 

Tuttavia, anche per un enorme esercito conquistare Costantinopoli, considerata inespugnabile con le sue alte e potenti mura, era un compito estremamente difficile. Comprendendo perfettamente le prospettive di un assedio, i russi preferirono saccheggiare e bruciare i dintorni della capitale romana. Così gli annali raccontano di una campagna a Costantinopoli del principe Igor nel 941: “E quelli che catturavano o li crucifiggevano, o li ammazzavano a colpi di frecce o gli spezzavano le braccia, o li legavano e li uccidevano piantandogli chiodi in testa. Molte e sacre chiese sono state distrutte col fuoco e… sono state conquistate molte ricchezze”.

A volte, non avendo le forze per resistere agli “sciti selvaggi”, i bizantini preferivano pagare per non essere invasi. Il principe Oleg ottenne dall’Impero romano d’Oriente il pagamento di un tributo e la concessione di privilegi commerciali per i mercanti russi solo grazie alla dimostrazione di forza. Dopo la fine dei negoziati, come segno di vittoria, inchiodò persino uno scudo sulla porta della città.

Nonostante il successo iniziale, la campagna bellica del principe Igor nel 941 si risolse in un completo fallimento, e tre anni dopo il sovrano di Kiev iniziò a preparare una nuova spedizione su larga scala. Costantinopoli, tuttavia, non aspettò l’arrivo dei nemici, e inviò gli ambasciatori con l’offerta di ricchi doni. Alla fine, il principe e la sua druzhina decisero di annullare la campagna militare: “Senza batterci, prenderemo oro, argento e pavoloka (un tessuto prezioso; ndr)! Chi sa infatti chi vincerebbe, se noi o loro… Con il mare è impossibile accordarsi in anticipo, e là andremmo non via terra ma sul mare profondo, e potrebbe essere la morte per tutti”.

Non sempre l’attività militare era limitata alle campagne di saccheggio. Negli anni 968-971 la Rus’ di Kiev e l’Impero romano d’Oriente si scontrarono in una guerra su larga scala per il controllo del Regno bulgaro, considerato dai Bizantini nella loro sfera d’influenza. Il principe Svjatoslav sottomise diverse decine di città bulgare. “Si racconta che egli, presa la città di Filippopoli (l’attuale Plovdiv; ndr), abbia crudelmente e disumanamente impalato ventimila persone prese prigioniere e, dopo aver così terrorizzato la popolazione locale, l’abbia costretta alla sottomissione”, scrisse lo storico bizantino Leone il Diacono. Tuttavia, la fortuna militare finì per tradire il comandante, che fu costretto a fare pace con l’Impero bizantino, rinunciando a tutte le sue conquiste.

Sotto il figlio di Svjatoslav, Vladimir, iniziò un ampio riavvicinamento tra le due potenze. Il principe di Kiev sposò Anna, sorella di Basilio II Bulgaroctono, lo sostenne nella lotta contro il ribelle signore della guerra Barda Foca il Giovane e avviò nel 988 un processo di cristianizzazione su larga scala del suo Stato pagano secondo il rito bizantino, il che permise ai patriarchi di Costantinopoli di estendere la loro influenza sulla Rus’.

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L’unione spirituale tra russi e bizantini non significò però la cessazione della rivalità politica. Così, nel 1043 il figlio del principe Jaroslav il Saggio, Vladimir, intraprese una campagna militare contro Bisanzio. Il casus belli fu l’assassinio a Costantinopoli di un mercante russo. Le scuse dell’imperatore furono ignorate. La campagna venne condotta, e si concluse con un disastro totale: nella battaglia navale del faro di Iskrestu, vicino alla capitale Costantinopoli, tutta la flotta russa venne distrutta, e la maggior parte degli ottocento soldati catturati fu accecata.

Nel 1116 il principe di Kiev Vladimir II Monomaco decise di nuovo di intraprendere una audace campagna contro Bisanzio. A sua disposizione c’era un impostore che fingeva di essere Leone, il figlio morto da tempo del deposto basileus dei romei Romano IV Diogene. Avendo riconosciuto il diritto dell’usurpatore al trono di Bisanzio, avendogli dato in sposa la figlia Maria e avendogli affidato l’esercito, Monomaco lo inviò a combattere contro gli eserciti di Alessio I Comneno in Bulgaria, ormai saldamente incorporata nell’Impero romano d’Oriente.

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Il basileus regnante non fu troppo preoccupato per questa invasione. Inviò al suo rivale due sicari che portarono a termine con successo l’incarico. Poco dopo, non avendo ottenuto particolari successi, l’esercito russo lasciò i confini di Bisanzio. Così l’ultimo grande conflitto armato tra i due Stati giunse alla fine. A metà del XII secolo iniziò il processo di disintegrazione della Rus’ di Kiev, un tempo potente, in principati separati, che non potevano più neanche sognarsi di fare campagne verso la lontana Costantinopoli.

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