I banditi di Leningrado che terrorizzavano gli abitanti della città alla fine degli anni Venti non potevano immaginare che la ragazza senza fissa dimora rannicchiata nell’angolo di un dormitorio fosse foriera della loro imminente fine. Travestita da stracciona, la leggendaria dirigente del locale dipartimento della milizia, Paulina Onushonok, si infiltrò nei peggiori covi della malavita. E fu lei a mettere il punto finale a molti anni di cronaca nera del quartiere più pericoloso dell’ex capitale, quello popolarmente chiamato “Lígovka”, dal nome del grande viale che lo attraversa, il Lígovskij prospekt.
Semen Fridlyand/MAMM/MDF
I criminali che operavano a Leningrado negli anni Venti non esitavano a uccidere i cittadini, e tanto meno i membri delle forze dell’ordine. Ad esempio, il brutale omicidio dell’investigatore Aleksandr Skalberg da parte della banda di Ivan Belov, soprannominata “Vanka-Belka”, ebbe grande risonanza. A quanto pare, uno dei sodali di Belov avrebbe lasciato credere a Skalberg di collaborare con lui, ma lo avrebbe poi attirato in un’imboscata. Quattro sgherri di Belka torturarono lungamente il poliziotto e poi lo uccisero brutalmente.
Dopo questo episodio scoppiò una vera guerra tra la milizia e i banditi: nell’autunno del 1920 e all’inizio del 1921 cinque poliziotti e quattro banditi furono uccisi in sparatorie e nella primavera del 1921 la banda di Belov era accusata di 27 omicidi, 18 ferimenti e oltre 200 tra furti, rapine e saccheggi, come riporta il giornalista Andrej Konstantinov nel suo libro “Banditskij Peterburg” (ossia “La Pietroburgo dei banditi”).
Dominio pubblico
La destrezza dei re della malavita stava danneggiando la reputazione delle forze dell’ordine. Tanto che il fatto che la milizia avesse finalmente ucciso Lenka Panteleev – un ex agente che aveva derubato e ammazzato gli abitanti di Pietrogrado per oltre un anno – non fu creduto dai cittadini, e le autorità dovettero esporre il suo cadavere in pubblico. Panteleev, in particolare, era famigerato non solo per le sue rapine, ma anche per l’omicidio del capo del 3° dipartimento della milizia e per la sua rocambolesca fuga dal carcere con l’aiuto di un suo uomo infiltrato tra gli agenti penitenziari.
Dominio pubblico
Criminali di questo calibro gestivano numerosi covi in tutta la città; e controllavano una vasta rete di organizzazioni clandestine, ma i conti di solito si regolavano alla Ligovka, dove sia la polizia che i banditi finivano regolarmente uccisi durante l’assalto ai nascondigli dei ladri.
Questo distretto ricadeva sotto la giurisdizione dell’11° dipartimento della Milizia di Leningrado, a cui capo fu nominata Paulina Onushonok (1892-1982). Ma come fece questa donna a ottenere una posizione così elevata?
Da contadina a rivoluzionaria
Paulina Segliņa nacque nel 1892 nel Governatorato della Livonia (oggi Lettonia) nella famiglia di un povero contadino lettone, Jan Segliņ, che lavorava per un barone tedesco. Nel 1905, con lo scoppio della Prima Rivoluzione Russa, i fratelli di Paulina, Anton e Karl, guidarono una rivolta contadina, bruciando e saccheggiando le fattorie e distribuendo il bottino ai contadini. La sorella di 13 anni li aiutò come staffetta. La rivolta fu presto repressa, i fratelli furono uccisi e il padre fu cacciato dalla sua terra. Nel 1906, i membri superstiti della famiglia si trasferirono a Riga. Lì Paulina lavorò dapprima in un conservificio, poi trovò posto in una tipografia. Ben presto si unì a un circolo marxista, il cui leader, il rivoluzionario clandestino Dmitrij Onushonok, divenne suo marito.
Foto d'archivio
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale (1914-1918) la famiglia Onushonok si trasferì a Pietrogrado. Nel gennaio 1917 Paulina si iscrisse al Partito bolscevico e nell’Ottobre partecipò all’assalto del Palazzo d’Inverno, dove si riuniva il governo provvisorio. Nel 1918 iniziò a lavorare negli organi della Commissione straordinaria per la controrivoluzione e il sabotaggio (la Cheka) e prestò servizio nell’intelligence a Riga, scrive Aleksej Skiljagin nel suo libro “Dela i ljudi Leningradskoj militsii: ocherki istorii” (ossia: “Casi e persone della milizia di Leningrado: schizzi di storia”).
Il reinserimento dei bambini di strada
Museo storico e locale di Kingisepp
Nel 1922, Dmitrij Onushonok fu inviato nella città di Kingisepp per sorvegliare il confine nord-occidentale della Russia sovietica e sua moglie divenne istruttrice di una delle prime unità dei Pionieri (l’organizzazione comunista che riuniva i bambini dagli 9 ai 14 anni) del Paese. Creò dei club, istruiva i bambini e faceva loro conoscere tutti gli aspetti del lavoro delle guardie di frontiera.
In due anni, grazie all’attività di successo dell’educatrice-poliziotta Paulina Onushonok, l’unità dei pionieri di Kingisepp fu trasformata in una base dove venivano inviati per la rieducazione i bambini di strada e i giovani delinquenti di tutta la regione di Leningrado.
Foto d'archivio
Nel 1928 la Onushonok fu messa a capo della stazione di polizia del distretto di Kingisepp: fu la prima volta che una donna veniva nominata a una posizione così elevata. Un anno dopo il suo dipartimento fu nominato il migliore della Regione di Leningrado, nonostante si trattasse di una zona di frontiera dove operavano contrabbandieri e sabotatori. Per i suoi servizi, Paulina Onushonok fu nuovamente promossa: a capo del dipartimento n. 11 di Leningrado della milizia.
Il ripulisti della Ligovka
Foto d'archivio
Sotto il controllo di Paulina Onushonok c’erano una grande stazione ferroviaria (quella da cui partivano e partono i treni per Mosca), un mercato delle pulci dove venivano vendute le merci rubate, e numerosi rifugi notturni dove pernottavano i peggiori criminali della città. Per affrontarli, il capo del dipartimento delle milizia scelse la tattica, allora comune ma molto pericolosa, di lavorare sotto copertura. Di notte si travestiva da senzatetto, si infiltrava nei dormitori e nei covi e raccoglieva informazioni sui criminali. Durante il giorno, la Onushonok pianificava dove e come li avrebbe catturati. Intanto, di sera e di notte, i suoi agenti pattugliavano intensamente la zona.
MAMM/MDF/russiainphoto.ru
Allo stesso tempo, avviò l’organizzazione di ostelli per i bambini senza famiglia che vivevano per strada, fondamentali per eliminare le cause della criminalità forzata. Sempre su iniziativa della Onushonok, che aveva esperienza nel lavoro con i giovani svantaggiati, vennero aperte, nei locali dell’11º dipartimento della milizia, le prime “stanze per bambini” del Paese. Qui i bambini di strada venivano presi sotto controllo e rieducati per evitare che crescessero come criminali.
K.Kuznetsov/MAMM/MDF
La sua unità divenne presto leader nel riportare l’ordine a Leningrado. “In breve tempo, la pericolosa Ligovka è stata trasformata in un viale operaio ben organizzato, per merito vostro”, scrissero, riconoscenti, le lavoratrici della fabbrica di filatura e tessitura della Ligovka. Nel 1933, Paulina Onushonok divenne una delle prime donne a essere insignita del prestigioso Ordine della Bandiera Rossa del Lavoro.
Foto d'archivio
È interessante notare che Paulina e Dmitrij Onushonok non ebbero figli propri, ma ne adottarono sei.
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