Perché la Chiesa ortodossa russa ha canonizzato questo soldato hitleriano?

Storia
BORIS EGOROV
Aleksandr Schmorell prestò servizio nella Wehrmacht durante la Seconda guerra mondiale. Ma ciò non gli impedì di diventare uno dei più famosi oppositori del nazismo

“Ringraziamo Dio per la forza che ci dà nella lotta contro Satana. Potremo anche morire, ma almeno molti tedeschi apriranno gli occhi”, scriveva dal “braccio della morte” alla sorella Aleksandr Schmorell, il soldato tedesco che sfidò Hitler e fu poi proclamato Santo. 

Un tedesco ortodosso

Schmorell nacque nel 1917 nella città russa di Orenburg (oggi al confine con il Kazakistan) da una famiglia tedesca russificata. Sua madre, russa di nascita, era morta di febbre tifoidea prima che il figlio avesse due anni.

Nel 1921, il padre di Schmorell decise di lasciare la Russia devastata dalla guerra civile e si trasferì in Germania con la seconda moglie e il piccolo Aleksandr. Poiché anche la matrigna e la balia del ragazzo erano russe, egli non dimenticò la lingua della sua patria. Inoltre, la famiglia continuava a seguire le tradizioni russe: il samovar veniva sempre messo in tavola durante i pasti e si preparavano spesso pelmeni e bliny.

Aleksandr Schmorell era un cristiano ortodosso e frequentava spesso la chiesa di Monaco. Amò la Russia per tutta la vita, pur non condividendo l'ideologia dei bolscevichi.    

La Rosa Bianca

L'avversione verso il Comunismo non portò Schmorell a sostenere il nazismo, anzi! Adolf Hitler era per lui un male ancora peggiore e considerava il Führer un vero e proprio diavolo. “Inizia a essere scomodo qui, e c'è odore di zolfo”, disse una volta Schmorell a un conoscente quando Hitler e il suo entourage entrarono in uno dei ristoranti di Monaco dove erano seduti.

Fu arruolato nel 1937, ma si rifiutò di prestare giuramento al capo dello Stato e solo grazie agli sforzi del suo comandante la storia fu messa a tacere. La seconda volta che si arruolò nelle forze armate fu nel 1940. Come studente di medicina all'Università di Monaco partecipò alla campagna di Francia come membro di una squadra di soccorritori. 

Avendo visto le “conquiste” del nazionalsocialismo, il futuro medico decise di combatterlo con tutte le sue forze. E in questa impresa non si ritrovò da solo. Nel 1942, insieme a un compagno di classe, Hans Scholl, costruì l'organizzazione clandestina Rosa Bianca, alla quale si unirono diversi studenti e persino un professore.

“Noi e i nostri amici eravamo così diversi… E quella che sembrava essere la ricchezza della personalità umana si rivelò il pericolo principale per la nazione, per l'idea di nazionale - scrisse Sophie, la sorella di Hans Scholl, anch’essa tra i membri della Rosa Bianca -. Ci hanno messi tutti sotto la bandiera, ci hanno insegnato a marciare, a marciare in formazione, a non obiettare e a pensare collettivamente. Amavamo così tanto la Germania che non ci siamo mai posti la domanda ‘perché e per quale motivo amiamo la nostra patria?’. Con l'arrivo di Hitler, ci è stato insegnato e spiegato ‘come e perché’ dovremmo amare la nostra patria”. 

I membri della Rosa Bianca iniziarono dunque a stampare e a distribuire volantini che esortavano a resistere contro il regime nazista. “Ogni tedesco onesto non si vergogna oggi del suo governo?”, si leggeva su un volantino. Inoltre, grazie all'impegno dei membri della Rosa Bianca, sugli edifici di Monaco comparvero scritte come “Abbasso Hitler” e “Libertà”.

Schmorell fu profondamente colpito dall'attacco tedesco sferrato all'URSS nel 1941, e l’anno successivo addirittura vi partecipò: come membro della squadra medica della 252° Divisione di Fanteria, lui e Scholl trascorsero tre mesi nella città di Gzhatsk, vicino a Smolensk. Aleksandr fu fortunato a non finire in prima linea; e così iniziò a stringere contatti con la popolazione locale, convinto che Hitler fosse il male assoluto da cui bisognava liberare la Germania, la Russia e il resto del mondo.   

Un nuovo Santo

Il 18 febbraio 1943 la Rosa Bianca fallì. Hans e Sophie Scholl vennero fermati da un dipendente dell'Università di Monaco mentre affiggevano volantini nelle aule e nei corridoi vuoti dell'istituto. Ben presto Aleksandr Schmorell fu arrestato e sulla sua testa fu posta una taglia di 1000 marchi. 

I membri del gruppo clandestino furono processati dal Tribunale del Popolo, presieduto da Roland Freisler. Ex comunista e membro del Partito bolscevico, aveva vissuto e lavorato per qualche tempo nella Russia sovietica, prima di trasferirsi nel Terzo Reich, dove divenne un fanatico nazista. Appena quattro giorni dopo l’arresto, condannò a morte Christoph Probst, Hans e Sophie Scholl.

Il caso di Schmorell fu ascoltato fino all'estate del 1943. Lo zio di Aleksandr, Rudolf Hoffmann, uno dei membri più anziani del NSDAP (​​Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori), supplicò il generale Heinrich Himmler - uno degli uomini più potenti e influenti del Terzo Reich dopo Adolf Hitler - a nome di Aleksandr. La risposta del Reichsführer delle SS fu categorica: “L'atto indegno di Aleksandr Schmorell, che senza dubbio è legato al suo sangue russo, merita una giusta punizione”. 

Mentre era in prigione, Shmorell faceva di tutto per trasmettere un po’ di conforto alla famiglia attraverso le lettere che scriveva: “Se dovessi morire, sappiate che non ho paura della morte... Il Signore dirige il corso delle cose a sua discrezione, per il nostro bene. Perciò dobbiamo riporre in lui la nostra fiducia…”.

“Ho compiuto la mia missione in questa vita, e non ho idea di cos'altro potrei fare in questo mondo”, disse a un sacerdote ortodosso venuto a confessarlo dopo la pronuncia della sua condanna a morte. 

Il 13 luglio 1943 Aleksandr Schmorell morì sulla ghigliottina. Oggi in Germania strade, piazze, scuole e parchi portano il suo nome e quello di altri membri del gruppo clandestino della Rosa Bianca. Anche a Orenburg, sua città natale, c'è un monumento in memoria del coraggioso studente di medicina. Il 4 febbraio 2012 la Chiesa ortodossa russa ha canonizzato Schmorell come Santo. 

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