Perché Smolensk è stata per secoli lo “scudo” della Russia?

Russia Beyond (Dominio pubblico)
Polacchi e lituani desideravano ardentemente conquistare questa città. Ma Smolensk rimase russa

Questa città ha svolto per secoli un ruolo chiave nel sistema difensivo della Russia. Situata al confine con l'odierna Bielorussia, Smolensk si trovava sul tragitto più breve che collegava l'Europa al cuore del Paese: Mosca.  

Veduta di Smolensk dalla collina della cattedrale, 1911-1912

Smolensk, successivamente chiamata lo “scudo della Russia”, fu menzionata per la prima volta nelle cronache nell’863. Già all'epoca la città era molto popolata e ben fortificata. Nell'882, il principe Oleg di Kiev la annesse al nuovo nascente Stato, che sarebbe passato alla storia come la Rus’ di Kiev.  

Campagna di Oleg a Smolensk, fine XV secolo

Dopo il crollo di quest'ultimo, nel XII secolo, Smolensk divenne la capitale di un grande principato indipendente. La città doveva la sua prosperità al fatto di essere un importante anello nella rotta commerciale che collegava il Mar Baltico all'Impero Bizantino, nota come la rotta “dai Variaghi ai Greci”. 

Smolensk nel 1911-1912

Dopo la devastante invasione della Russia da parte dei Mongoli, nella metà del XIII secolo, per Smolensk finì il periodo di prosperità e tranquillità; ma non furono gli invasori dall'Est il problema principale della città: il Granducato di Lituania, che aveva ampliato notevolmente il suo territorio a spese delle terre russe ormai indebolite (i lituani conquistarono persino la “madre delle città russe”, Kiev), non poteva non includere Smolensk nella sua sfera di interessi.

Smolensk, 1787

I due principati agirono quindi come alleati, per poi scontrarsi sul campo di battaglia. Alla fine, nel 1404, dopo un assedio di due mesi, il duca lituano Vitovt prese Smolensk, ne abolì l'indipendenza e ne annesse le terre al suo regno. Sei anni dopo gli abitanti di Smolensk, come parte dell'esercito polacco-lituano, parteciparono alla sconfitta dell'Ordine Teutonico nella battaglia di Grunwald. “In questa battaglia i cavalieri russi della terra di Smolensk combatterono strenuamente, rimanendo in piedi sotto i loro tre stendardi. E non si diedero alla fuga, guadagnandosi così una grande gloria”, scrisse con ammirazione lo storico polacco del XV secolo, Jan Dlugosz. 

L'assedio di Smolensk nel 1404

Il Granducato di Mosca, che ormai era diventato il centro di unificazione delle terre russe, non voleva accettare che la potente fortezza di Smolensk, da cui parte la strada diretta per Mosca, fosse nelle mani del suo rivale geopolitico. La città si ritrovò così al centro di una lotta tra russi e lituani, che durò per molti decenni.

Smolensk nel 1610

I Moscoviti presero il controllo di Smolensk dopo il successo ottenuto nella guerra del 1512-1522, per poi cederla ai polacchi all'inizio del XVII secolo, durante un periodo di profonda crisi politica ed economica in Russia. Anche la cosiddetta guerra di Smolensk del 1632-1634 si concluse senza successo per loro. Solo nel 1667, alla fine della Guerra dei Tredici Anni, che in Polonia fu chiamata "Diluvio Russo", la città passò finalmente sotto l'autorità dello zar russo.

La resa di Mikhail Shein al re Władysław IV Vasa nel 1634 a Smolensk

“Smolensk è una città vasta e ben costruita. I russi la considerano una sorta di fortificazione invincibile della loro patria. Ultimamente, dopo che è stata ceduta dalla Polonia, è stato fatto divieto di entrarvi a tutti i ministri e gli ambasciatori, per timore che non sfruttino la posizione di questa fortezza in caso di guerra. In città è presente una grande guarnigione. Ed è vietato far entrare gli stranieri, pena la morte”, scriveva il diplomatico austriaco Lisek Adolph, che visitò Smolensk nel 1675. Le autorità cittadine per lui fecero un’eccezione. 

Un mercato a Smolensk

Anche se nel secolo successivo il confine dell'Impero Russo si spostò notevolmente verso ovest, Smolensk era ancora destinata a prendere parte a diverse battaglie importanti. Fu qui che, durante la guerra patriottica del 1812, si unirono la 1° e la 2° Armata russa occidentale, che fino ad allora si erano ritirate separatamente dal confine occidentale sotto l'assalto della “Grande Armata” di Napoleone. 

Napoleone vicino alla città di Smolensk in fiamme

Il 16 agosto, nei pressi di Smolensk, iniziò la prima grande battaglia di quella guerra, dove le due fazioni persero circa 20.000 uomini. Le truppe russe furono costrette a ritirarsi e a lasciare la città, ma Napoleone non riuscì mai a sconfiggere il suo avversario, come aveva sperato. Ben presto l'esercito francese entrò a Smolensk, abbandonata e distrutta dal fuoco. “Ha marciato attraverso queste rovine fumanti in ordine sparso, con musica militare e il solito sfarzo. Ma non c'erano testimoni della sua gloria. Fu uno spettacolo senza spettatori, una vittoria quasi sterile, una gloria sanguinosa e il fumo che ci circondava era come se fosse l'unico risultato della nostra vittoria e il suo simbolo!”, scrisse il generale francese Philippe Paul de Ségur. 

La battaglia di Smolensk

Durante la Seconda guerra mondiale, Smolensk si rivelò un osso duro per il Gruppo d'armate Centro tedesco, in corsa verso Mosca. Secondo i piani dei comandanti della Wehrmacht, la città avrebbe dovuto essere conquistata entro il 29 giugno, ma i tedeschi rimasero bloccati lì fino a settembre. Dopo aver perso circa 750mila uomini tra morti, feriti, catturati e dispersi, l'Armata Rossa riuscì comunque a rallentare la guerra lampo tedesca.  

Soldati sovietici durante la battaglia per Smolensk

“La battaglia di Smolensk durò due mesi e comportò una serie di operazioni feroci, con successi variabili per entrambe le parti, e fu un'eccellente (anche se estremamente “costosa”) scuola di abilità militare per i combattenti e i comandanti sovietici”, scrisse nelle sue memorie il maresciallo Aleksandr Vasilevskij) liberò Smolensk il 25 settembre 1943. Dopo di che la “città-scudo”, a lungo sofferente, ottenne finalmente a un meritato riposo.

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