Perché la polizia in Unione Sovietica divenne tanto popolare dopo il Disgelo?

Con la fine del periodo staliniano, le autorità statali decisero di investire molto per migliorare l’immagine della “milizia”. Iniziarono così a uscire libri polizieschi di grande successo, e film e serie tv che restano ancora oggi dei cult. Gli agenti e gli investigatori si trasformarono in eroi adorati dal pubblico, anche se la realtà era spesso meno poetica

Forti, coraggiosi, di principio e dalle mille attenzioni; cavalieri senza macchia e senza paura: ecco come l’opinione pubblica dell’Urss considerava gli agenti delle forze dell’ordine. Lo Stato, del resto, aveva fatto di tutto per creare un’immagine ideale della milizia (“милиция”; così si chiamava la polizia sovietica, e si è chiamata quella russa fino al 2011). Anche se la realtà era ben diversa.

Cadetti della polizia sovietica a Saratov, 1971

Fino alla metà degli anni Cinquanta, in Urss venne prestata poca attenzione all’immagine della milizia e alle sue pr. “Rude e dedita al lavoro sporco”, non era certo avvolta dall’alone romantico come le attività dei servizi di intelligence o di controspionaggio. Né veniva dimenticato il suo recente coinvolgimento nella repressione politica.  

Dipartimento di polizia di Mosca, 1950

Tuttavia, con l’inizio di una certa liberalizzazione della vita politica e sociale durante il cosiddetto “Disgelo di Khrushchev”, avvenuto subito dopo la morte di Stalin (scomparso il 5 marzo del 1953), le autorità statali iniziarono ad aprirsi notevolmente e a cercare di rendere più simpatica e “umana” anche la polizia. Giornali e riviste pubblicarono articoli che ritraevano i poliziotti come persone comuni che nel tempo libero dipingevano, suonavano, cantavano nel coro e piantavano fiori.

Il compito di migliorare l’immagine della polizia agli occhi della popolazione fu in parte delegato dallo Stato all’intellighenzia creativa. Nel 1954 lo scrittore e poeta Sergej Mikhalkov (1913-2009; autore delle parole sia dell’inno sovietico che di quello russo e padre dei regista Nikita Mikhalkov e Andrej Konchalovskij), scrisse una poesia, “Zio Stjopa, agente della milizia”, che diede vita a un’immagine di culto di un ufficiale, capace di salvare i cittadini da varie avversità. 

Illustrazione della poesia

Il romanzo “Delo ’pjostrykh’” (ossia: “Il caso ’dei variopinti’”) di Arkadij Adamov (1920-1991), pubblicato nel 1956, lanciò il genere poliziesco in Unione Sovietica. Per documentarsi sul tema, l’autore si immerse completamente nel mondo della polizia moscovita, partecipando ad arresti e appostamenti. L’omonimo adattamento cinematografico realizzato due anni dopo segnò l’inizio di una galassia di film sui valorosi difensori della legge e dell’ordine. Tra questi furono particolarmente popolari “Ko mne, Mukhtar!” (1964; ossia: “Vieni da me, Mukhtar!”), sulle avventure di un tenente di polizia e del suo fedele cane, e la trilogia sul gentile e scaltro poliziotto di paese Fjodor Aniskin, uscita tra il 1968 e il 1978.   

Il periodo di massimo splendore della milizia sovietica è andato dalla fine degli anni Sessanta alla fine dei Settanta, quando Nikolaj Shelokov era a capo del Ministero degli Affari Interni. Sotto di lui, i salari e le indennità vennero notevolmente aumentati e agli agenti vennero assegnati alloggi statali. Il numero di accademie del Ministero degli Affari Interni dell’Urss crebbe in tutto il Paese, attirando in massa i giovani. “Ha lavorato molto duramente, soprattutto nei primi anni, quando ha studiato a fondo le radici della criminalità nel Paese. Sotto di lui il Ministero dell’Interno è diventato più rispettato dalla gente”, ha scritto di Shchelokov il suo vice, Jurij Churbanov.     

Nikolaj Schelokov

Grazie agli sforzi di Nikolaj Shchelokov, in Urss uscirono un sacco di libri, film e serie tv dedicati alla vita quotidiana della polizia sovietica. E la festa professionale, il Giorno della Milizia, il 10 novembre, veniva celebrata ogni anno con un grande concerto, popolare quanto le celebrazioni di Capodanno. 

La festa della polizia sovietica, 1969

Le serie televisive “Sledstvie vedut ZnaToKi” (ossia: “Le indagini le conducono gli esperti”; ma ZnaToKi oltre che “esperti” è anche l’acronimo dei tre cognomi degli investigatori: Znamenskij, Tobin e Kibrin) e “Mesto vstrechi izmenit nelzya” (ossia: “Il luogo d’incontro non può essere cambiato”) divennero dei veri cult e lo sono ancora.

Migliaia di lettere da tutto il Paese arrivavano agli attori di “Sledstvie vedut ZnaToKi” con richieste di aiuto per indagare su casi criminali. “Il realismo dei personaggi era così forte che molti pensavano che recitare fosse un hobby per noi, e che in realtà lavorassimo per la polizia", ha ricordato Leonid Kanevskij, che interpretava il ruolo di uno degli investigatori.

Una scena tratta dalla serie tv

Il 26 dicembre 1980, a tarda notte, alcuni agenti di polizia in servizio presso la stazione della metropolitana Zhdanovskaja (ora Vykhino) di Mosca fermarono e picchiarono duramente un maggiore del Kgb ubriaco, che poi fu ritrovato morto. In risposta, il Kgb, insieme alla Procura Generale, rivoltò da capo a piedi l’intero Ministero degli Interni, portando alla luce un numero enorme di abusi eclatanti da parte di funzionari di polizia in tutto il Paese, tra cui casi di rapina e omicidio di passeggeri trovati ubriachi nella metropolitana. Le indagini non risparmiarono l’onnipotente ministro: Shchelokov, accusato di corruzione e privato del suo incarico, si sparò nel 1984.

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Dipartimento di polizia di Kazan, 1978

Ancora molto tempo dopo l’incidente della fermata Zhdanovskaja, la gente diffidava e non vedeva di buon occhio i poliziotti in servizio nelle stazioni. Più il Paese si avvicinava al declino, più questi episodi poco lusinghieri di attività di polizia venivano alla luce e più il prestigio della milizia, a lungo conservato, diminuiva. 

Al poligono di tiro, 1987

Dopo il crollo dell’Urss, nei “selvaggi” anni Novanta, l’immagine dell’eroe poliziotto nella cultura di massa cambiò completamente. Non aveva più una posizione invidiabile, ma era al massimo un ufficiale al verde a cui non pagavano lo stipendio da mesi, ma che era onesto e svolgeva il suo dovere con diligenza in mezzo al degrado e alla corruzione dilagante dei colleghi. Ma ormai si trovava a competere per l’attenzione degli spettatori con i nuovi eroi dei romanzi e delle serie televisive: i banditi.

Poliziotti a Orenburg, 1989

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