La NEP, la Nuova Politica Economica che quasi spinse l’URSS verso un'economia di mercato

Storia
RUSSIA BEYOND
Negli anni Venti, i bolscevichi introdussero nuovamente, ma per breve tempo, la proprietà privata e il business: un periodo che passò alla storia come un momento vivace e controverso nella vita del Paese

Dopo la Rivoluzione del 1917 e la guerra civile, l’economia russa era ormai in ginocchio e sul Paese incombeva la minaccia della carestia. Le misure brutali adottate durante la querra causarono malcontento popolare e manifestazioni antibolsceviche. 

Per risolvere la situazione, e garantirsi un posto al potere, i bolscevichi nel 1921 diedero un passo inaspettato: ripristinarono la libertà di commercio e l’impresa. Questo rilassamento sarebbe passato alla storia come Nuova Politica Economica (NEP). 

Questo cambiamento interessò in primo luogo il settore alimentare. L'enorme tassa sul cibo, che rappresentava un peso enorme per i contadini, fu notevolmente ridotta e ai privati fu permesso di commerciare i beni in eccedenza. 

Al posto delle "razioni" di cibo, le persone ricevevano un salario in denaro con cui potevano acquistare gli alimenti. Ottennero il permesso di assumere lavoratori privatamente e persino di fondare piccole aziende private. Nel Paese del comunismo vittorioso, le relazioni commerciali erano ora consentite. 

Apparvero così negozi privati, i locali per bere, i cabaret e i ristoranti, e ci fu un po' di libertà e di rinascita dopo la sanguinosa guerra. 

Particolarmente evidente fu l'impatto della NEP sulla moda: quel vizio borghese di “prendersi cura del proprio aspetto” non suscitava più imbarazzo né vergogna.

Le divise da operaio furono sostituite da abiti eleganti: le donne iniziarono a indossare cappelli, calze, abiti larghi e, per la prima volta, capelli corti e permanenti alla Zelda Fitzgerald; gli uomini sfoggiavano invece elaborati abiti con bretelle. 

Lo spirito della NEP, estraneo al Comunismo, permeò anche la cultura: dando seguito alle tradizioni dell'avanguardia, artisti, designer, musicisti e cineasti si lanciarono in audaci esperimenti... 

L'atmosfera della NEP nelle capitali può essere paragonata a una versione modesta dell'era americana del jazz e del Grande Gatsby, e Mosca negli anni ‘20 divenne simile a Berlino o Parigi. 

Ma la NEP non durò a lungo: questa inversione di marcia non fu sufficiente per risolvere le vere sfide economiche del Paese. Nel 1927 il cibo era insufficiente per sfamare gli operai e gli impiegati comunali, i piccoli produttori e i negozianti non erano in grado di risollevare il Paese dalle devastazioni della guerra civile e la Russia aveva ovviamente bisogno di un'industrializzazione accelerata per resistere alla minaccia di un intervento straniero: molti bolscevichi nella direzione del Partito inorridivano all’idea che il capitalismo si sarebbe infiltrato nel Paese. 

Le preoccupazioni legate al cibo, allo svago e al guadagno vennero percepite come un ritorno alla vita borghese e della borghesia, e i "Nepmen" furono visti come sfruttatori e nemici della classe operaia. 

L'inizio dell'inversione della NEP fu il sequestro forzato del grano ai contadini nel 1928; successivamente, nell'aprile 1929, la XVI Conferenza del Partito approvò il piano di industrializzazione forzata dell'URSS, che implicava la fine dell'economia di mercato e la sua totale centralizzazione. Di conseguenza, lo Stato prese in mano il controllo di tutto il business. 

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