Il cecchino sovietico più letale della Seconda guerra mondiale, Mikhail Surkov, eliminò 702 soldati nemici. Durante gli scontri nell’estate e nell’autunno del 1942, in Ucraina orientale e nel Caucaso del Nord, questo cacciatore siberiano riuscì a far fuori in media 160 tra soldati e ufficiali al mese.
Ma Surkov non combatté solo sulle lunghe distanze: il 30 novembre 1942, in una battaglia vicino al villaggio osseto di Ardon, fece irruzione in un bunker nemico massacrando i tre uomini dell'equipaggio con un pugnale.
Fu congedato quello stesso giorno per le ferite riportate. Ma non fu mai insignito della più alta onorificenza: il titolo di Eroe dell'Unione Sovietica. Il motivo è ancora oggi sconosciuto. Si crede che la sua testardaggine e la sua lingua insolente, che più volte irritarono i suoi superiori, gli siano costate l’ambito riconoscimento.
Vladimir Salbiev fu in prima linea durante gli scontri più sanguinosi del conflitto: difese Leningrado e Stalingrado, partecipò alla liberazione dell'Ucraina, venne ferito tre volte e colpito da una granata quattro volte. La sua vita si spense per una scheggia che gli finì dritto in testa, a Kharkov, nel marzo del 1943.
Considerato tra i più infallibili tiratori del 1° Fronte Ucraino, uno dei migliori di tutta l'Armata Rossa, Salbiev uccise 601 soldati e ufficiali nemici. Inoltre, addestrò un certo numero di unità di cecchini di alto livello.
Per i suoi eccezionali successi, Salbiev ricevette più di 20 riconoscimenti; ma, come nel caso di Surkov, per qualche ragione sconosciuta, non ottenne il titolo di Eroe dell'Unione Sovietica. All'ultimo minuto gli fu assegnato un secondo Ordine della Bandiera Rossa.
Vasilij Kvachantiradze uccise 534 soldati e ufficiali nemici; si diceva che fosse il migliore a prevedere il comportamento del nemico.
Kvachantiradze lavorava sia da solo che in coppia. Una volta si ritrovò in missione con un altro famoso cecchino sovietico, Kuzma Smolenskij (414 nemici eliminati). Una volta la coppia si spinse fin dietro le linee nemiche, dove sostenne un combattimento aperto e riuscì a eliminare due equipaggi di cannoni nemici e più di 30 soldati tedeschi, prima di fuggire verso i propri compagni.
A quanto pare anche Kvachantiradze rischiò di veder sfumare il titolo di Eroe dell'Unione Sovietica. Il 9 luglio 1943, fu nominato per la più alta decorazione dal comando della 43° Armata, ma il comando del Fronte Kalinin approvò solo l'assegnazione dell'Ordine di Lenin. Alla fine, però, il cecchino ricevette il meritato titolo il 24 marzo 1945.
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Prima dello scoppio del conflitto, Akhat Akhmetyanov lavorava come insegnante di matematica nella scuola di un villaggio; in guerra uccise 502 nemici, annotando scrupolosamente i colpi andati a buon fine in un quaderno personale, che egli stesso chiamò “Resoconto della vendetta”.
“Fai ciò che l'avversario pensa sia impossibile. Mettiti più spesso al suo posto. Impara dal nemico!”, era solito dire Akhmetyanov. Come istruttore, trasmise la sua esperienza e le sue conoscenze a 200 colleghi tiratori.
Nel 1944, dopo aver subito una ferita allo stomaco, Akhmetyanov fu congedato. Tornò felicemente alla sua occupazione preferita: l'insegnamento.
Il tenente Ivan Sidorenko iniziò la guerra contro la Germania nazista come comandante di una compagnia di mortai. Costretto a maneggiare un fucile durante le battaglie nella regione di Smolensk, all'inizio del 1942, scoprì di avere un notevole talento per il tiro.
Il comando decise quindi di trasferirlo all'unità di cecchini, una decisione che diede i suoi frutti: Sidorenko uccise circa 500 soldati e ufficiali nemici e addestrò 250 compagni cecchini. Insegnò ai suoi apprendisti a tendere imboscate e a riconoscere le abitudini del nemico.
Il 4 giugno 1944, Ivan Sidorenko fu insignito del titolo di Eroe dell'Unione Sovietica “per l'esemplare esecuzione di missioni di combattimento in prima linea nella lotta contro gli invasori fascisti tedeschi e per il valore e l'eroismo dimostrati”.
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