Per molto tempo nessuno ha saputo chi fosse Agnija Diness. Non solo il suo nome è stato più volte confuso (scambiato talvolta con Agnessa, altre volte con Aglaia), ma si pensava addirittura che appartenesse a un uomo. D’altronde la professione del fotografo nel XIX secolo era talmente tanto atipica per le donne, che nessuno avrebbe mai immaginato che Agnija Diness fosse per l’appunto una signora. Una signora che diede ascolto alla sua passione per la fotografia a 50 anni! Da allora, iniziò a girare il paese portandosi appresso un’ingombrante macchina fotografica, il treppiedi, la camera oscura e le pesanti valigie indispensabili per chi svolgeva questa professione all’epoca.
Diness fotografò le città in costruzione, le popolazioni native delle remote terre russe, i battelli sullo sfondo di colline pittoresche, ma anche templi, santuari e palazzi dallo stile orientaleggiante. La geografia degli scatti di questa fotografa russa è impressionante: Diness girò in lungo e in largo tutto l'Estremo oriente; si recò in Cina, sovvenzionando i propri viaggi con fondi propri e grazie alle donazioni di alcuni mecenati.
Ma ancora oggi, a distanza di così tanti anni, si conoscono pochissimi dettagli della sua vita. Secondo i resoconti dell’epoca, era la moglie di un funzionario delle poste e dei telegrafi; avrebbe sviluppato la passione per la fotografia dopo la morte del marito.
Lavorava nel suo studio fotografico in inverno e viaggiava con la macchina fotografica in estate. Nel 1898 le sue fotografie raggiunsero la capitale russa, e da lì volarono a Parigi per una mostra. Da allora Diness cominciò a ottenere lavori su commissione e durante alcune spedizioni scattò foto per la Società Geografica Imperiale Russa di San Pietroburgo. E qui si interrompe la sua storia: non ci sono foto di lei, né si sa esattamente quando sia nata e quando si sia spenta la sua vita. Tutto ciò che resta della sua eredità sono queste immagini vivide e poetiche dell'Oriente.
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