Quando la spia fa fiasco: tre casi di agenti occidentali clamorosamente scoperti in Unione Sovietica

Storia
BORIS EGOROV
Gli uomini della Cia o dell’MI-6 erano attesi dal carcere e poi dallo scambio con ufficiali dell’intelligence sovietica catturati negli Usa o in Gran Bretagna. Ma per i traditori russi c’era un solo epilogo: la fucilazione

1 / Il volo fallito dell’aereo spia U-2 di Powers

Il 1° maggio 1960, alle 8 e 53 del mattino, sopra la “capitale degli Urali” Sverdlovsk (oggi, Ekaterinburg), le forze di difesa aerea sovietiche abbatterono un aereo da ricognizione ad alta quota americano U-2, che aveva violato i confini di Stato dell’Urss. Il pilota Francis Gary Powers (1929-1977), che si catapultò fuori con il paracadute, venne arrestato a terra dalla popolazione.

Non era stato possibile abbattere l’americano subito dopo che aveva attraversato il confine sovietico arrivando dal Pakistan: l’U-2 era a un’altitudine di 24.000 metri, irraggiungibile dalle forze di difesa aerea (gli aerei di linea, per un raffronto, volano di solito a un massimo di 10-11 mila metri). Solo quando scese a 14.000 metri sopra Sverdlovsk fu raggiunto da uno degli otto missili lanciati contro di esso. Un altro missile colpì per errore un MiG-19 che si era alzato in volo per intercettarlo, uccidendo il pilota sovietico.

Come si scoprì durante gli interrogatori, Powers, su ordine della Cia, avrebbe dovuto sorvolare l’intero territorio dell’Unione Sovietica dal confine con il Pakistan alla Norvegia, fotografando strutture industriali e militari.

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L’incidente portò immediatamente a uno scandalo internazionale. La versione ufficiale del presidente degli Stati Uniti Dwight D. Eisenhower fu che il pilota era semplicemente andato fuori rotta mentre faceva ricerche meteorologiche. In risposta, l’Urss mise a disposizione del pubblico una serie completa di speciali attrezzature spia sequestrate allo stesso Powers e trovate tra i rottami del suo aereo precipitato.

Il 19 agosto 1960 Francis Gary Powers fu condannato a 10 anni di carcere per spionaggio. Tuttavia, non dovette restare a lungo nella Prigione Centrale di Vladimir. Il 10 febbraio 1962 fu scambiato con un agente dei servizi segreti sovietici illegali, Rudolf Abel, che era stato scoperto negli Stati Uniti, sul celebre “Ponte delle spie” di Glienicke, in Germania.

2 / La caduta di “Hero” il traditore

È stato considerato uno degli agenti occidentali più efficaci in Urss nell’intera storia della Guerra Fredda. Per diversi anni, Oleg Penkovskij (1919-1963), colonnello della direzione principale dell’intelligence dello stato maggiore delle forze armate dell’Urss, fece fruttuosamente il doppio gioco, passando informazioni ai servizi speciali americani e britannici.

Fu lo stesso Penkovskij a cercare un contatto con l’Occidente. Nel giugno 1960, chiese a diversi turisti americani a Mosca di inviare una sua lettera alla loro ambasciata. Descriveva in dettaglio come il 1º maggio di quello stesso anno l’aereo da ricognizione U-2 di Francis Gary Powers era stato abbattuto sui cieli Sverdlovsk. Nell’aprile 1961, il colonnello fu reclutato dall’MI6 durante una sua missione a Londra.

Oleg Penkovskij, che ricevette lo pseudonimo operativo di “Hero” (“Eroe” in inglese), fornì ai suoi nuovi colleghi occidentali informazioni segrete sullo stato delle forze armate sovietiche, sul gruppo delle forze di occupazione sovietiche in Germania, sulle relazioni sovietico-cinesi e sui sentimenti che regnavano ai più alti livelli di potere nell’Urss. Utilizzando una macchina fotografica in miniatura “Minox”, riempì 111 pellicole, sulle quali vennero riprodotti 5.500 documenti per un volume totale di 7.650 pagine. Grazie al suo lavoro, in Occidente vennero neutralizzati 600 ufficiali dell’intelligence sovietica.

A “Hero” era stata promessa la cittadinanza americana e una posizione di rilievo nelle strutture di intelligence degli Stati Uniti o della Gran Bretagna. Ma questi piani non erano destinati a realizzarsi. Il Kgb rintracciò Penkovskij alla fine del 1961, quando fu visto in compagnia di una dipendente dell’ambasciata britannica, Anna Chisholm, sospettata di spionaggio.

Per quasi un anno, i servizi speciali sovietici tallonarono Penkovskij, identificando ogni suo contatto. Nell’ottobre 1962 fu arrestato. Ben presto anche il suo contatto, Greville Wynne (1919-1990), finì in manette.

“Nel caso del traditore della Patria Penkovskij e di Wynne è stato stabilito che l’incuria, la miopia politica, le chiacchiere irresponsabili di alcuni militari con cui Penkovskij si incontrava e beveva, hanno contribuito direttamente alle sue attività criminali”, scrisse il capo del dipartimento investigativo del Kgb Nikolaj Chistjakov: “Ma in questo caso sono state annotate anche altre cose. Penkovskij era circondato non solo da compagni di bevute e incapaci, ma anche da persone perspicaci e attente. Le loro segnalazioni sull’eccessiva curiosità di Penkovskij su questioni non direttamente collegate a lui e su alcune sue azioni sospette hanno costituito la base del lavoro dei nostri agenti di sicurezza per smascherare questo pericoloso criminale”.

Greville Wynne fu condannato a otto anni di prigione (nell’aprile 1964 fu scambiato con l’ufficiale dell’intelligence Konon Molody, che era stato catturato in Gran Bretagna). Un certo numero di diplomatici americani e britannici implicati nell’affare Penkovskij furono espulsi dal Paese. “Hero” era invece atteso da un destino peggiore. Fu privato del grado militare, di tutte le decorazioni e venne fucilato per alto tradimento il 16 maggio del 1963.

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3 / La triste fine del milionario sovietico

Questo importante progettista dell’istituto di ricerca segreto di ingegneria radio, per sei anni fu l’agente della Cia più prezioso in Urss. Era, disse di sé, “un dissidente nel cuore”, e trasmise all’Occidente molte informazioni preziose sulla difesa dell’Unione Sovietica.

Per molto tempo Adolf Tolkachjóv (spesso traslitterato: Tolkachev; 1927-1986) cercò un abboccamento con i servizi segreti occidentali e, finalmente, il 1° gennaio 1979, riuscì a incontrare un agente della Cia di stanza in Urss. Quest’ultimo si rese subito conto di cosa gli fosse capitato tra le mani.

Per i suoi servizi, Adolf Tolkachjóv chiese enormi somme a sei zeri, spiegando che il denaro per lui era un segno di rispetto; una prova che il suo lavoro era apprezzato. Nonostante il fatto che la Cia non fosse d’accordo con tali condizioni, il suo stipendio annuo di diverse centinaia di migliaia di dollari nel 1979 era equivalente allo stipendio del Presidente degli Stati Uniti, e negli anni successivi lo superò. In sei anni si accumularono circa due milioni di dollari sul conto estero dell’ingegnere sovietico. Inoltre, nell’Urss, ricette 800 mila rubli, mentre nell’istituto di ricerca dove lavorava era pagato circa 350 rubli al mese (abbastanza bene per gli standard sovietici).

Tolkachjóv fornì agli Stati Uniti informazioni segretissime sui progetti di missili, sistemi missilistici antiaerei, radar e avionica dei caccia MiG e Su. Grazie a queste informazioni, gli americani poterono risparmiare diversi miliardi di dollari di ricerca e sviluppo e affrontare abbastanza agevolmente i MiG di Saddam Hussein durante l’operazione Desert Storm in Iraq nel 1991.

La “spia da un miliardo di dollari”, come Tolkachjóv era soprannominato dalla Cia, riuscì a non farsi scoprire a lungo grazie alla sua cautela. Pur possedendo enormi risorse finanziarie, si comprò solo un’auto modesta e una piccola dacia

Tolkachjóv fu tradito dall’ufficiale della Cia Edward Lee Howard (1951-2002), che fuggì in Urss nel 1985. Il 24 settembre 1986, l’ingegnere sovietico milionario Tolkachjóv fu fucilato per alto tradimento.


I tre più grandi fallimenti dell’intelligence sovietica