Quando fu scoperto il petrolio in Russia?

Dominio pubblico; Russia Beyond
Lo si usava (e temeva) già oltre mille anni fa. Il primo imprenditore a “estrarlo” in grandi quantità fu poi Fjodor Prjadunov nel 1745. Ma allora i possibili utilizzi del greggio erano limitati, e lui morì in povertà, tra mille guai

Quando nel 941, il principe Igor di Kiev, detto il Vecchio, figlio di Rjurik, attaccò la capitale bizantina, Costantinopoli, con una flotta di circa 1.000 lodie, la flotta bizantina si vendicò dell’affronto usando il “fuoco greco”, una miscela liquida infiammabile che veniva proiettata attraverso tubi o catapultata in vasi contro le navi nemiche.

Il “Fuoco liquido”

Il

Il “fuoco greco” era una minaccia mortale per le navi voluminose e lente dell’epoca. I guerrieri russi preferivano annegare che bruciare vivi e saltarono giù in massa dalle loro navi. La flotta di Igor fu devastata. “È come se i Greci avessero un fulmine dal cielo e, lanciandolo, ci bruciassero; ecco perché non li abbiamo superati”, riportano le cronache russe.

Si ritiene che il petrolio fosse l’ingrediente chiave del “fuoco greco” ed era ottenuto principalmente dall’Impero bizantino nelle sue terre che ora sono in Russia: la Crimea e la città di Tmutarakan (l’attuale Taman, nel Territorio di Krasnodar). Il petrolio in quelle aree poteva essere raccolto sulla superficie del Mar d’Azov o dalle sabbie bituminose. Veniva ottenuto e conservato per essere venduto ai mercanti della regione mediterranea: gli archeologi hanno trovato molte anfore di argilla che lo contenevano sulle sponde settentrionali del Mar d’Azov.

Anfore antiche usate per la conservazione dell'olio, penisola di Taman'

Quindi, le qualità del petrolio erano ovviamente note ai russi nel periodo medievale. Fedot Kotov, un mercante russo che viaggiò in Persia nel 1623-1624, scrisse, parlando della città di Esfahan: “Le lampade a petrolio sono accese tutt’intorno alla piazza”. Inoltre, Kotov descrisse una cerimonia di culto, durante la quale “un uomo di paglia viene portato in un campo fuori città, poi… gli rovesciano sopra del petrolio e gli danno fuoco”.

I molti usi dell’“olio di pietra” nell’antica Russia

Olio in un buco scavato nel ghiaccio del lago Baikal

Il petrolio, che in Russia era chiamato “kàmennoe maslo” (“каменное масло”; ossia, appunto, “olio di pietra”), era tradizionalmente utilizzato nella pittura e in medicina. Un manuale russo per pittori di icone del XVII secolo spiega: “Quando si compone una pittura, utilizzare cera, vernice e aggiungere olio di pietra per farla asciugare più velocemente. E quando si vernicia un’icona e la vernice diventa densa, prendere un po’ di olio di pietra su un dito per ammorbidire il colore”. Il petrolio era insomma usato come solvente per la pittura e, una volta essiccato, lasciava una lucentezza distintiva, quindi era essenziale per la pittura delle icone.

Gli usi medicinali dell’olio di pietra includevano l’applicazione per malattie della pelle e malattie reumatiche. E attualmente, nel 2021, l’efficacia del petrolio (nel russo moderno si dice “нефть”; “njeft”), per questi scopi è scientificamente provata.

Il petrolio come materiale infiammabile era usato per scopi diversi da quelli militari, ma in occasioni molto speciali: per torce “inestinguibili” o fuochi d’artificio, sia per cerimonie di gala regali che per occasioni festive. Quanto alla guerra, il petrolio era utilizzato nella fabbricazione di granate rudimentali, spezzoni incendiari e palle di cannone infuocate che l’esercito russo utilizzò nei secoli XVI-XVII.

Lo schizzo di un alambicco di petrolio

Nel 1650, i documenti affermano che le persone che vivevano vicino al lago Bajkal raccoglievano petrolio dalla sua superficie: colava dalle rive rocciose dei fiumi, andava al lago e il vento lo spingeva sulla riva, dove poteva essere raccolto. Questo petrolio veniva occasionalmente trasportato a Mosca. Nel 1684, Leontij Kisljanskij, un funzionario statale di Irkutsk, fu mandato a cercare i depositi di petrolio della regione del Bajkal. Riferì di una collina che era calda al tatto e che odorava di petrolio fresco. Kisljanskij, che era un ex pittore e conosceva i molti usi del petrolio, stava progettando di organizzare l’estrazione del greggio, ma fu convocato a Mosca per altri affari. Tuttavia, presto lo Stato comprese la necessità della produzione di petrolio.

Il primo pozzo petrolifero in Russia

Il fiume Ukhta, dove sono stati scoperti depositi di petrolio

Mentre lo Zar Pietro il Grande era impegnato nella sua Grande Ambasceria in Europa, nel 1697-1698, incontrò Nicolaes Witsen (1641-1717), uno statista olandese che allora era sindaco di Amsterdam, e che era stato diplomatico e cartografo. Witsen accompagnò Pietro in giro per i Paesi Bassi, rimasero amici e in seguito si scambiarono una fitta corrispondenza. Quindi Pietro sapeva sicuramente che nel suo libro “Tataria settentrionale e orientale”, scritto dopo il viaggio di Witsen in Russia con l’ambasciata olandese nel 1664-1665, l’olandese aveva scritto che da qualche parte sul fiume Ukhta, vicino alla città russa settentrionale di Pechora, c’era del petrolio raccolto dalla superficie del fiume.

Nel 1721, questo luogo fu scoperto e campioni dell’olio dell’Ukhta furono inviati a San Pietroburgo, ma fu solo nel 1745, che Fjodor Prjadunov, mercante e uomo d’affari russo, decise di aprire lì il primo “impianto petrolifero”, e portò quanto trovato al Collegio Berg di Mosca, un’istituzione statale che controllava le risorse minerarie in Russia. Il Berg concesse il permesso di avviare “l’estrazione” (era più una “raccolta”) e la produzione di petrolio.

Distilleria d'olio di Fjodor Prjadunov

Il primo pozzo petrolifero russo era solo una casa di tronchi situata sul letto del fiume, vicino a una sorgente petrolifera sotterranea, che raccoglieva l’olio dall’acqua con l’aiuto di un cono rovesciato. Nel 1748, Prjadunov aveva raccolto circa 650 litri di petrolio e lo portò al Collegio Berg per farlo distillare. I risultati furono impressionanti, ma il problema era che allora nessuno aveva davvero bisogno di petrolio distillato in Russia. In effetti, Prjadunov distillò il cherosene dal petrolio, ma le lampade a cherosene non erano ancora state inventate. Quindi Prjadunov non sapeva che farsene di tutto quel petrolio.

Il volto ricostruito di Fjodor Prjadunov

Disperato, inviò campioni di greggio ad Amburgo per i test chimici e ricevette in cambio un documento firmato da due chimici tedeschi che dicevano che il petrolio poteva probabilmente essere usato per scopi medicinali, per aiutare i pazienti “con raffreddore ed espettorato, con articolazioni lussate, febbri con brividi, per il rilassamento articolare ecc.” Prjadunov iniziò dunque a vendere il suo petrolio a Mosca come nuovo tipo di medicinale, ma illegalmente, senza il permesso delle autorità russe. Per questo, venne arrestato e anche dopo il rilascio fu multato pesantemente e morì pieno di debiti. Il suo impianto petrolifero fu poi distrutto da una piena del fiume, e la produzione di petrolio in pratica non riprese in Russia fino al XIX secolo, quando furono messi in produzione vasti giacimenti di petrolio nel Caucaso e fu inventata la lampada a cherosene. Ma questa è un’altra storia.


Putin riceve in regalo una bottiglia… di petrolio 

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