Come l’Unione Sovietica aiutò i comunisti a prendere il potere in Cina

Dominio pubblico; Russia Beyond
A lungo Mosca appoggiò i nazionalisti del Kuomintang, invitando il Pcc a mantenere i nervi saldi e a concentrarsi nella lotta contro gli invasori giapponesi. Poi, quando i tempi furono maturi…

Nel 1949, i comunisti ottennero una vittoria decisiva nella Guerra civile cinese, sconfiggendo i loro implacabili nemici, i conservatori del partito Kuomintang di Chiang Kai-shek. Nel raggiungimento di questo obiettivo l’Unione Sovietica aveva fornito loro un notevole aiuto.

È però interessante notare che, non molto tempo prima, era proprio il Kuomintang il principale alleato dell’Urss in Cina, mentre il Partito Comunista Cinese (Pcc) era solo il secondo per importanza per Mosca.

Il Primo Fronte Unito

Il primo leader del Kuomintang, Sun Yat-sen, 1912

Subito dopo il crollo della Dinastia Qing, nel 1912, la Cina divenne uno Stato frammentato e indebolito senza un forte potere centralizzato. Il paese era diviso tra cricche politico-militari, con i Signori della guerra in perenne lotta tra di loro. Le potenze straniere non mancarono di trarne vantaggio, interferendo negli affari interni cinesi.

La popolazione non era certo soddisfatta di questa situazione, e negli anni Venti queste due forze entrarono nell’arena politica, con l’intenzione di condurre il Paese fuori dal feudalesimo medievale, in cui si trovava.

Un incontro del Kuomintang nello Xinjiang

I futuri nemici, il Kuomintang e il Partito Comunista Cinese (Pcc) agirono insieme, in quel momento. Nel 1924, formarono addirittura il Primo Fronte Unito, nella cui creazione i bolscevichi giocarono un ruolo chiave.

La cooperazione tra l’Urss e il Kuomintang

Mosca non solo seguiva da vicino gli eventi in Cina, ma vi prese anche parte attivamente. Essendo isolata dalla comunità internazionale, la Russia sovietica (dal 30 dicembre 1922, Urss) cercava alleati all’estero. Dopo aver ricevuto un rifiuto di collaborazione dal Governo Beiyang (che di fatto non controllava il Paese, ma era internazionalmente riconosciuto come governo ufficiale della Cina), la leadership sovietica puntò sul Kuomintang, fondato e guidato da Sun Yat-sen (1866-1925).

Chiang Kai-shek e Sun Yat-sen, 1924

Il Kuomintang (Partito Nazionalista Cinese) venne scelto da Mosca perché era allora più numeroso e influente nella società del Partito comunista cinese. Era proprio il Kuomintang che avrebbe dovuto diventare il sostegno per i bolscevichi in Cina; il fedele alleato nella lotta contro le potenze occidentali.

L’Urss contribuì a riorganizzare il Guómín Gémìng Jūn, ovvero l’Esercito Rivoluzionario Nazionale del Kuomintang, fornendogli armi e munizioni. I comunisti, che, su richiesta di Mosca, si allearono al partito di Sun Yat-sen, ricevettero un’assistenza molto più modesta.

I generali dell'esercito rivoluzionario nazionale del Kuomintang

Mosca cercò di stroncare sul nascere tutti i disaccordi sorti tra i membri dei due partiti. La leadership del Pcc ricevette istruzioni inequivocabili dal Cremlino di fare concessioni importanti agli alleati, al fine di preservare l’unità.

La fine dell’alleanza

Nel 1926-1928, con la partecipazione di specialisti militari sovietici, il nuovo leader del Kuomintang, Chiang Kai-shek (1887-1975), organizzò la cosiddetta Spedizione del Nord contro il governo Beiyang e gli altri signori della guerra regionali, che terminò con l’unificazione della Cina sotto il suo potere.

Chiang Kai-shek, 1933

Ancor prima della fine della campagna militare, il 12 aprile 1927, il Kuomintang, che non voleva condividere il potere con nessuno, attaccò improvvisamente i suoi alleati. In diverse città vennero effettuati arresti di massa ed esecuzioni di membri del Partito comunista cinese.

Con l’intenzione di liberarsi dalla tutela di Mosca, Chiang Kai-shek iniziò a perseguire una politica antisovietica, costringendo il Pcc alla clandestinità. Di conseguenza, il 14 dicembre 1927, le relazioni diplomatiche tra l’Unione Sovietica e la Cina furono interrotte.

La riconciliazione dopo l’invasione giapponese

Soldati cinesi Hui guidati da Ma Benzhai

Nel 1937, con l’invasione del Paese da parte delle truppe nipponiche, la guerra civile in Cina fu temporaneamente interrotta. La creazione del Secondo Fronte Unito tra i comunisti e il Kuomintang fu accompagnata dal ripristino delle relazioni tra Nanchino (allora capitale della Cina) e Mosca, che vedeva nel Giappone una minaccia alla propria sicurezza. Cominciarono ad arrivare nel Paese consiglieri militari e piloti sovietici, e anche armi e munizioni.

Nel 1941 il quotidiano “Nuova Cina” scrisse: “Durante i quattro anni della nostra santa guerra, gli aiuti sovietici sono diventati gli aiuti esteri più importanti e affidabili”. Come in precedenza, il principale beneficiario di questi aiuti era il Kuomintang, che governava il Paese, mentre il Pcc si accontentava delle briciole. Mosca lo esortava a seguire la rotta del governo per non mettere in crisi il fronte unico.

Le truppe dell'Esercito Rivoluzionario Nazionale

“I comunisti cinesi erano politicamente più vicini a noi rispetto a Chiang Kai-shek”, ricordò poi il generale Vasilij Chujkov (1900-1982), che allora era uno dei consiglieri militari sovietici in Cina: “Sembrerebbe quindi che dovessero ricevere l’aiuto principale… Ma questo aiuto sarebbe sembrato l’esportazione della Rivoluzione in un Paese con cui intrattenevamo rapporti diplomatici. E sia il Pcc che la classe operaia cinese erano ancora troppo deboli per guidare la lotta contro l’aggressore. Ci sarebbe voluto tempo, quanto era difficile da dire, per conquistare le masse. Inoltre, era improbabile che le potenze imperialiste avrebbero accettato la sostituzione di Chiang Kai-shek con il Partito comunista cinese”.

Anche dopo gli attacchi aperti delle truppe del Kuomintang contro i comunisti (come l’accerchiamento e la distruzione del quartier generale della Nuova 4ª Armata del Pcc nel gennaio 1941), Mosca ordinò ai compagni comunisti di trattenersi da rappresaglie, e lasciarsi guidare solo dal principio del “tutto pur di resistere al Giappone”. Allo stesso tempo, l’Urss limitò Chiang Kai-shek nelle sue campagne militari contro le province controllate dal Partito Comunista.

Il leader comunista Chen Xilian si rivolge ai soldati dell'Esercito di Liberazione del popolo cinese, 1940

Dopo l’attacco della Germania nazista all’Urss, nel giugno 1941, l’Unione Sovietica non ebbe più tempo né modo di occuparsi della Cina. Gli aiuti al Kuomintang e al Pcc cessarono. Solo con la fine della guerra in Europa, Mosca tornò di nuovo ai problemi dell’Estremo Oriente.

L’aiuto tanto atteso

Man mano che il Kuomintang e gli Stati Uniti si avvicinavano politicamente, il sostegno sovietico ai comunisti cinesi crebbe. Ufficialmente, l’Unione Sovietica e il governo di Chiang Kai-shek continuarono però a mantenere buone relazioni. Il 14 agosto 1945 firmarono persino il Trattato di amicizia e alleanza, secondo il quale avrebbero dovuto combattere insieme contro il Giappone.

La fanteria sovietica attraversa il confine della Manciuria, 9 agosto 1945

Mosca fornì gli aiuti più importanti al Pcc in Manciuria. In questa parte nord-orientale della Cina, dopo la liberazione dalle truppe giapponesi, vennero temporaneamente acquartierate numerose unità dell’Armata Rossa. L’amministrazione sovietica facilitò la penetrazione segreta dei comunisti cinesi nella regione e la creazione della loro base rivoluzionaria.

Gli specialisti arrivati dall’Urss ripristinarono le infrastrutture della Manciuria, iniziarono le consegne di beni vitali e materie prime, e l’Esercito Popolare di Liberazione cinese ricevette armamenti catturati ai giapponesi (inclusi 861 aerei, 600 carri armati, svariati pezzi di artiglieria e mortai, 1200 mitragliatrici, armi leggere e munizioni). Inoltre, l’Unione Sovietica iniziò ad addestrare il personale militare delle forze armate dei comunisti, e Mao Zedong (1893-1976) ricevette un prestito preferenziale da Mosca per la condotta della guerra.

Chiang Kai-shek, 1948

Quando, dopo il ritiro dell’Armata Rossa, le truppe governative entrarono in Manciuria nell’aprile 1946, con loro sorpresa, non vi trovarono poche sparute unità di guerriglia del Pcc, ma un moderno esercito disciplinato. Fu il nord-est della Cina a diventare il principale campo di battaglia della Guerra civile cinese, che si concluse con la sconfitta del Kuomintang e la sua evacuazione sull’isola di Taiwan.

Per molto tempo l’Unione Sovietica non osò schierarsi apertamente con i comunisti cinesi. Quando ciò accadde, le possibilità del Pcc di vincere la lotta per il potere in Cina aumentarono però in modo esponenziale. Di conseguenza, il 1° ottobre 1949, fu proclamata la Repubblica Popolare Cinese e l’Urss fu il primo Stato al mondo a riconoscerla (l’Italia l’avrebbe riconosciuta solo nel novembre 1970).


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