Il periodo compreso tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 non fu esattamente il periodo più roseo nelle relazioni sovietico-americane: l’URSS aveva appena inviato le truppe in Afghanistan, e gli Stati Uniti ce la misero tutta per assicurare ai sovietici il loro “Vietnam”. Inoltre, i capi di Stato delle due superpotenze rivali nella guerra fredda non si erano più incontrati da quella volta in cui a Vienna, nel 1979, Jimmy Carter aveva firmato insieme a Leonid Brezhnev i negoziati SALT II sulla limitazione delle armi strategiche.
Tutto cambiò con la morte del leader sovietico Konstantin Chernenko, nel 1985, che innescò cambiamenti imprevisti nella politica sovietica: lo stesso anno, su raccomandazione dell'influente Andrej Gromyko, l'élite politica sovietica scelse Mikhail Gorbaciov, che all’epoca aveva 54 anni, come nuovo Segretario generale dell'URSS.
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Il nuovo e relativamente giovane leader aveva idee altrettanto nuove sulla politica estera del paese, sulle relazioni con gli Stati Uniti e la guerra fredda, così come sulla corsa agli armamenti, al punto da essere pronto a stracciare il concetto strategico di “distruzione mutua assicurata”, legato all’ipotetico utilizzo delle armi nucleari, e abbracciare l'idea di "sicurezza comune". Secondo lui, infatti, l’URSS avrebbe potuto proteggersi da un attacco americano favorendo la cooperazione con il nemico ideologico.
Dall'altra parte della cortina di ferro, il 40° presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan stava coltivano l’idea di ridurre il potenziale nucleare sovietico e proteggere gli Stati Uniti da un ipotetico attacco nucleare utilizzando una tecnologia che avrebbe permesso alle forze armate statunitensi di abbattere i missili nucleari in avvicinamento nello spazio, conosciuta come Iniziativa di Difesa Strategica e soprannominata dai media “Scudo spaziale” o “Guerre stellari”.
A metà degli anni '80, entrambe le parti si resero conto della necessità di trovare una via d'uscita alla corsa agli armamenti di URSS e Stati Uniti. Così, Reagan e Gorbaciov programmarono un incontro a Ginevra, che si tenne il 19 e 20 novembre 1985.
L’incontro
Molti osservatori americani vedevano in Gorbaciov un leader sovietico più moderato, liberale e ben disposto di qualsiasi altro; piaceva il suo modo di vestire, così come piaceva Raisa, l’affascinante moglie di Gorbaciov, sua più stretta consigliera. Altri, al contrario, credevano che Washington rischiasse di cadere nella trappola della falsa impressione.
Ronald Reagan, inizialmente scettico sulle intenzioni del suo omologo, si recò a Ginevra sul piede di guerra, accompagnato dalla moglie Nancy.
La delegazione sovietica arrivò a Ginevra il 18 novembre 1985. Il giorno dopo, Gorbaciov e Reagan si incontrarono per la prima volta di persona.
Reagan era già lì quando Gorbaciov arrivò in auto. Era una mattina gelida, e il leader sovietico si presentò chiuso nel suo caldo cappotto, con il cappello in testa. Quando Reagan lo vide, si tolse subito il cappotto e si precipitò a incontrare la controparte sovietica vestita con un elegante abito.
"Nelle numerose foto pubblicate, il presidente degli Stati Uniti sembrava energico, giovane e fisicamente forte rispetto a Gorbaciov. La differenza di anni fra loro non si notava affatto”, scrisse Anatolij Dobrynin, ambasciatore sovietico negli Stati Uniti al momento dell'incontro.
Il “dinosauro” e il “bolscevico”
Sorprendentemente, l'incontro non ebbe molto successo. Gorbaciov sospettava dei piani di Reagan di annientare l'effetto deterrente del MAD passando all'Iniziativa di Difesa Strategica e avvertì il leader americano di una potenziale corsa agli armamenti nello spazio.
Reagan insistette sul fatto che l’Iniziativa di Difesa Strategica non doveva essere considerata un’arma spaziale, ma una semplice tecnologia di difesa. Gorbaciov perdipiù non si fidava della promessa di Reagan di condividere la tecnologia con l'Unione Sovietica una volta sviluppata.
Al termine della giornata, Gorbaciov avrebbe definito Reagan un conservatore e “dinosauro”, mentre il presidente degli Stati Uniti si riferì al leader sovietico chiamandolo “bolscevico dalla testa dura”.
Sebbene il primo giorno delle trattative si fosse concluso con un nulla di fatto, gli osservatori notarono qualcosa che non vedevano da molto tempo nelle relazioni tra i leader sovietici e degli Stati Uniti: fra i due vi era una chimica personale molto evidente.
“La chimica personale era evidente. L'atteggiamento facile e rilassato l'uno nei confronti dell'altro, i sorrisi, la risolutezza… si notava”, scrisse il segretario di Stato di Reagan, George P. Shultz.
In effetti, Reagan e Gorbaciov avevano portato avanti le trattative, raggiungendo finalmente un'intesa condivisa sul fatto che entrambe le parti avrebbero dovuto lavorare per fermare la corsa agli armamenti. Il leader americano e quello sovietico rilasciarono una dichiarazione congiunta che servì come base per quella che sarebbe presto diventata la fine della guerra fredda e, con essa, la fine dell'ordine mondiale bipolare.
Il messaggio chiave della dichiarazione congiunta era il seguente: “Le parti, dopo aver discusso le questioni chiave di sicurezza e consapevoli della speciale responsabilità dell'URSS e degli Stati Uniti per il mantenimento della pace, hanno convenuto che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. Riconoscendo che qualsiasi conflitto tra l'URSS e gli Stati Uniti potrebbe avere conseguenze catastrofiche, hanno sottolineato l'importanza di prevenire qualsiasi guerra tra di loro, sia nucleare che convenzionale. Non cercheranno di raggiungere la superiorità militare”.