La battaglia di Galizia (a volte denominata anche Battaglia di Leopoli) fu decisiva nello scontro tra Russia e Austria-Ungheria nella fase iniziale della Prima guerra mondiale. Circa due milioni di soldati e tremila pezzi di artiglieria da entrambe le parti presero parte ai combattimenti su un fronte di 400 chilometri.
La battaglia consisteva in una serie di contrapposizioni armate distinte nel corso delle quali i russi furono ripetutamente in grado di fermare l’offensiva nemica e, dopo aver lanciato una controffensiva su larga scala, di conquistare quasi tutta la Galizia (regione storica oggi in Polonia e Ucraina) e parte della Polonia austriaca. Avendo perso circa 350 mila soldati, tra quelli uccisi e quelli caduti prigionieri (un terzo delle sue forze sul fronte orientale), l’Austria-Ungheria ricevette un colpo dal quale non poté riprendersi fino alla fine della guerra. In quasi tutte le successive grandi operazioni militari contro la Russia, Vienna farà affidamento su Berlino per l’assistenza.
Questo crollo degli austriaci sminuì gravemente il significato della vittoria ottenuta dai tedeschi nella Prussia orientale. Inoltre, permise di migliorare la posizione della Serbia, che in precedenza era sotto forte pressione delle truppe austro-ungariche.
“I successi dei russi in Galizia furono sufficienti per infliggere un tale colpo alle armate austro-ungariche che si rivelò fatale per l’intero organismo statale della Duplice monarchia”, ha scritto teorico militare Aleksandr Svechin (1878-1937), che prese parte alla Prima guerra mondiale. “Le truppe austriache schierate durante il resto della guerra erano già materiale di seconda scelta”.
LEGGI ANCHE: Gli eroi russi dimenticati della Prima guerra mondiale
Alla fine del 1914, la 3ª Armata dell’Impero Ottomano era attivamente impegnata nella conquista della regione russa di Kars (oggi appartiene alla Turchia). Novantamila soldati di Ismail Enver erano opposti alle unità dell’Armata russa del Caucaso (60 mila uomini) e a squadre di volontari armeni.
Trincee russe nelle foreste di Sarikamish
Dominio pubblicoIl 29 dicembre le truppe turche circondarono completamente la città di Sarıkamış, la cui conquista avrebbe assicurato in gran parte il successo dell’intera operazione. Nonostante la pressione di forze nemiche numericamente superiori, la guarnigione russa si difese ferocemente. Riuscì persino a riconquistare la stazione ferroviaria perduta e le caserme, respingendo i turchi fuori dalla città.
Dopo aver fallito l’assalto a Sarıkamış, la 3ª Armata iniziò a subire pesanti perdite per congelamento (non avevano un equipaggiamento adatto al clima rigido delle montagne Allahüekber) e per la mancanza di cibo: morivano fino a diverse migliaia di soldati al giorno. E presto le truppe russe lanciarono la controffensiva. Così il maggiore generale dell’esercito imperiale russo e storico militare Nikolaj Korsun (1877-1958) descrisse la manovra del distaccamento del colonnello Dovgirt, che andò ad attaccare nelle retrovie le truppe turche: “La colonna di Dovgirt ha dovuto percorrere un percorso di 15 km nella neve molto profonda mentre era in corso una forte tormenta. Aprendosi trincee nella neve più alta di una persona, lentamente, a volte solo a una velocità di 2-3 km al giorno, questa colonna si è mossa segretamente in avanti per adempiere al suo compito. Il quinto giorno, la sera del 2 gennaio [il 15 gennaio secondo il calendario attuale, ndr], quando quegli uomini erano già dati per morti, sbucarono fuori nella gola montana, nelle retrovie dei turchi”.
La vittoria russa nella battaglia di Sarikamish
Dominio pubblicoDi conseguenza, la 3ª Armata turca fu completamente sconfitta. Tra morti in combattimento, per congelamento, feriti e prigionieri, perdette fino all’80% dei suoi effettivi. Le perdite russe in zona ammontarono a 26 mila uomini.
La vittoria russa nella battaglia di Sarıkamış impedì alle truppe turche di sfondare nel Caucaso russo. Inoltre, facilitò notevolmente le azioni militari degli inglesi in Mesopotamia (Iraq) e nella difesa del Canale di Suez.
LEGGI ANCHE: L’attacco dei morti viventi: la più spaventosa ed eroica battaglia della Prima guerra mondiale
Alla fine del 1915, dopo il fiasco nella Campagna di Gallipoli, gli alleati dei russi (Regno Unito e Francia) decisero di evacuare le loro truppe dalla Penisola di Gallipoli (nella parte europea della Turchia). Per l’Armata russa del Caucaso, questo significava che ora i turchi potevano concentrare tutto il loro potere bellico nella sua zona di competenza.
Russi con le bandiere turche come trofeo
Dominio pubblicoSenza aspettare che il nemico trasferisse le proprie riserve dai Dardanelli al Caucaso, le truppe russe passarono all’offensiva: i 75 mila uomini del generale Nikolaj Judenich (1862-1933) si opposero a 60 mila soldati turchi della 3ª Armata turca che, quasi completamente distrutta a Sarıkamış, era stata riorganizzata.
L’offensiva fu una completa sorpresa per i turchi, che credevano che i russi si stessero preparando a celebrare il Natale e il Capodanno. Sprofondando nella neve, facendosi strada attraverso forti bufere di neve nelle aspre montagne, i soldati di Judenich travolsero il nemico, prendendo la fortezza strategicamente importante di Erzurum.
Il cannone d'artiglieria turco, catturato dai russi a Erzurum, in Turchia
Dominio pubblicoLe perdite del 3ª Armata ammontarono a più di 35 mila uomini, mentre i russi ebbero poche migliaia di morti. Il successo dell’operazione Erzurum permise di sviluppare ulteriormente l’offensiva in profondità in Anatolia.
LEGGI ANCHE: Come vivevano i soldati russi al fronte nella Prima guerra mondiale?
Nella primavera e nell’estate del 1916, l’esercito russo si stava preparando a un’offensiva su larga scala in Europa. Il fronte occidentale del generale Aleksej Evert (1857-1918), che contava su un numero di uomini quasi doppio rispetto al nemico, doveva sferrare l’attacco principale, mentre il fronte sud-occidentale di Aleksej Brusilov (1853-1926) era considerato ausiliario.
Il generale Brusilov
Dominio pubblicoLe truppe di Brusilov furono le prime ad avanzare e il loro inaspettato successo rese prioritaria un’offensiva in quella direzione. Il fronte sudoccidentale era solo leggermente in inferiorità numerica rispetto al nemico (448 mila uomini contro 534 mila), ma non erano i tedeschi che si opponevano alle truppe russe qui, ma gli austriaci, che erano molto inferiori rispetto ai soldati di Berlino in termini di qualità di combattimento.
Brusilov non puntò a un unico attacco concentrato, ma divise le sue forze in diverse direzioni. Questa tattica, che inizialmente destò i timori di Nicola II, portò al fatto che la difesa in profondità del nemico fu sfondata in più punti contemporaneamente. Le truppe russe avanzarono fino a una profondità di 120 km, prendendo il controllo della Volinia, di parte della Galizia e della Bucovina.
Le truppe ottomane in Galizia, Spagna
Dominio pubblicoL’Austria-Ungheria era sull’orlo della sconfitta. Parti dell’esercito turco furono persino trasferite in suo aiuto dai Balcani. Ad agosto, l’offensiva delle truppe russe iniziò a svanire. Con l’arrivo di nuove forze tedesche, si fermò, e lasciò il posto a una sanguinosa guerra di posizione. Come risultato dell’Offensiva Brusilov, la Russia perse fino a mezzo milione di uomini, ma le perdite delle potenze centrali tra morti, feriti e prigionieri ammontarono a più di un milione.
Nonostante il successo dell’operazione, non fu possibile sfondare la linea dei Carpazi e sconfiggere definitivamente gli austriaci. La passività degli altri fronti, l’indecisione del Quartier Generale, così come la mancanza di coordinamento delle azioni con gli alleati occidentali giocarono un ruolo negativo. Come ha scritto il capo dello stato maggiore generale dell’esercito tedesco Erich von Falkenhayn (1861-1922): “In Galizia, il momento più pericoloso dell’offensiva russa era già finito quando venne sparato il primo colpo sulla Somme”. (Inglesi e francesi iniziarono le offensive sulla Somme il 1º luglio 1916).
Tuttavia, l’Offensiva Brusilov minò in modo significativo le forze tedesche e in particolare austro-ungariche, salvò l’Italia, che era sull’orlo della sconfitta, e facilitò le cose ai francesi a Verdun. Ispirata dai successi dei russi, la Romania entrò in guerra dalla parte dell’Intesa. Anche se, come si sarebbe scoperto, questo non portò altro che problemi ai suoi alleati.
Prima guerra mondiale, cresce in Russia chi crede alla “Vittoria rubata”
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email