Chkalov, l’eroe piantagrane che volò per la prima volta da Mosca agli Stati Uniti senza scalo

Storia
NIKOLAJ SHEVCHENKO
Fu uno dei piloti più ammirati da Stalin. Il suo carattere audace gli regalò una carriera fatta di successi che si alternarono a guai, ed è ancora oggi ricordato per quell’impresa da record compiuta in volo tra la Russia e gli USA, passando per il Polo Nord

Tutti in Russia conoscono il nome di Valerij Chkalov. Molte strade e persino alcune città portano il suo nome. C’è stato un tempo in cui era una vera e propria celebrità, sprezzante delle regole e delle normative. Godette del patrocinio di Stalin e realizzò un volo da record da Mosca agli Stati Uniti, nel 1937.

Ma se da un lato il suo temperamento audace fece “decollare” la sua carriera tra i cieli, dall’altro gli causò seri problemi, portandolo a commettere un errore fatale.

Un geniale piantagrane

Chkalov nacque nel 1904 in un’umile famiglia di campagna; lavorava come magazziniere su un battello a vapore insieme al padre. Nel 1919, a 15 anni, vide per la prima volta in vita sua un aereo, e da allora sognò di diventare pilota.

Nello stesso anno si arruolò nell'Armata Rossa e divenne apprendista fabbro presso la fabbrica dell'aviazione militare. Fu questo il suo primo passo per diventare il più acclamato pilota collaudatore dell'Unione Sovietica.

Nel 1924 Chkalov, che nel frattempo era diventato pilota di caccia addestrato, fu assegnato a una squadriglia d'aviazione a Leningrado (oggi San Pietroburgo). E fu proprio qui che il suo carattere severo iniziò a rivelarsi un problema.

In breve tempo si fece la fama di essere un tipo da correre rischi, e fu coinvolto in molti voli spericolati. Si dice che Chkalov avesse addirittura pilotato un aereo sotto un ponte: un episodio, ampiamente raccontato ma non confermato, che ha ispirato anche un film a lui dedicato, e uscito nel 1941. 

Le sue avventure causarono gravi ripercussioni che si alternarono a frequenti momenti di trionfo: una volta fu arrestato e congedato dai ranghi dell'Armata Rossa, mentre un’altra volta, nel 1927, potè assistere senza problemi al 10° anniversario della parata della Rivoluzione d'Ottobre a Mosca; un giorno, nel 1928, fu condannato per aver fatto schiantare un aereo su delle corsie elettriche, ma venne poi rilasciato sei giorni dopo grazie alla volontà politica del comitato centrale dell'URSS.

La sua fama di talentuoso pilota collaudatore gli diede carta bianca per compiere molte imprese, e fu alimentata dal suo volo da record, premiato da Joseph Stalin in persona. 

Dall'URSS agli Stati Uniti, passando per il Polo Nord

Nel 1930 Chkalov fu nuovamente reintegrato nei ranghi dell'Armata Rossa e riprese il suo lavoro di pilota collaudatore.  

Nel 1936, due colleghi gli proposero la sfida della vita: volare senza scalo e senza soste dall'URSS agli Stati Uniti. Gli anni '30 furono costellati di grandi successi aerei, eppure questo compito era altamente rischioso, poiché nessun aereo era affidabile al 100% per un'impresa così lunga e pericolosa. Sembra che sia stato proprio questo enorme rischio ad aver motivato Chkalov ad accettare la sfida, e a rivolgersi alla leadership dell'URSS per ottenere il permesso. 

Stalin diede la sua benedizione ai piloti, ma cambiò la loro destinazione finale con la città russa di Petropavlovsk-Kamchatskij, nell'Estremo Oriente. I piloti, tra cui Chkalov, trascorsero 56 ore in volo, percorrendo circa 9.000 chilometri prima di raggiungerla.

La leadership sovietica fu ben contenta di questo successo e trasformò il volo in un'opportunità di propaganda: Stalin incontrò personalmente i piloti al loro ritorno a Mosca e regalò personalmente a Chkalov un aereo Polikarpov Po-2, oltre a conferire a lui e al resto dell'equipaggio il titolo di "Eroe dell'Unione Sovietica".

Il pilota usò la sua influenza appena acquisita per ottenere da Stalin il permesso di realizzare il suo sogno: pilotare un aereo da Mosca a Vancouver, nello Stato americano di Washington, attraverso il Polo Nord. Questa volta Stalin gli diede il via libera. 

Il volo dei record di Chkalov iniziò il 18 giugno 1937.

Il suo arrivo negli Stati Uniti dopo un volo di 63 ore suscitò non poco scalpore tra gli americani: i piloti furono accolti come eroi e furono addirittura onorati dal presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt alla Casa Bianca. 

Chkalov tornò quindi a casa da eroe, ammirato dal popolo e ben visto dal potente leader sovietico.

L'ultimo volo

Il leggendario Eroe dell'Unione Sovietica morì in un incidente aereo il 15 dicembre 1938. Quel giorno si era recato su un campo di aviazione di Mosca per testare un nuovissimo prototipo di aereo da combattimento Polikarpov I-180. Secondo i risultati dell’indagine condotta dopo la tragedia, sembra che si sapesse che l’aereo presentava più di qualche difetto, e che non fosse ancora pronto per il collaudo; ma Chkalov, in barba alle proteste degli ingegneri, decollò ugualmente.

Dopo qualche minuto di volo, il motore diede segni di cedimento e l’aereo si schiantò poco lontano dal campo di aviazione. Chkalov fu immediatamente trasportato in ospedale, dove morì per le ferite riportate.

Stalin fu informato personalmente dell’incidente e molti ingegneri coinvolti nella costruzione dell'aereo furono arrestati. 

Secondo alcune versioni, prima di morire Chkalov avrebbe detto: "Non date la colpa a nessuno. È colpa mia".

Durante la sua carriera, Valerij Chkalov pilotò più di 70 tipi di aerei. È stato sepolto vicino alle mura del Cremlino come eroe nazionale.