Pjotr Nesterov e il Nieuport IV.G con cui per primo nella storia dell’aeronautica fece il “giro della morte” nel 1913
Dominio pubblicoAll’inizio della Prima guerra mondiale, l’Impero russo disponeva delle più grandi forze aeree al mondo, con una flotta di 264 aerei e 14 dirigibili. Ed era in Russia che era stato progettato l’Ilja Muromets, il primo bombardiere di serie multi-motore della storia, e sulla sua base fu creato, per la Marina imperiale russa, un idrovolante senza analoghi. Nel dicembre del 1914, Nicola II istituì il primo squadrone di bombardieri nella storia dell’aviazione.
Il biplano da bombardamento quadrimotore “Ilja Muromets”
Dominio pubblicoNonostante ciò, l’Aeronautica militare imperiale russa non era destinata a prendere una posizione di leadership tra le flotte aeree del mondo. E la ragione principale di ciò era la debolezza della sua dotazione tecnologica.
Il pioniere dell’aviazione Igor Sikorskij (a destra)
Archivio Centrale Statale di documenti cine, foto e fonografici della città di San Pietroburgo/russiainphoto.ruLa flotta aerea della Russia, che nell’agosto del 1914 era costituita principalmente da monoplani francesi Nieuport, era piuttosto logora. Di conseguenza, la maggior parte delle perdite all’inizio del conflitto (fino al 90%) non dipendevano dalle battaglie aeree, ma da incidenti dovuti a malfunzionamenti tecnici.
Il monoplano Nieuport IV
Archivio Statale russo di film documentari e fotografie/russiainphoto.ruLa produzione di motori aeronautici nell’Impero russo era quasi completamente assente. Una piccola parte era fornita solo dalla filiale locale della fabbrica francese Gnome et Rhône, ma la maggior parte dei motori veniva direttamente acquistata all’estero. Questa strategia portò a gravi carenze quando nel 1916 gli Alleati ridussero drasticamente l’offerta di motori, poiché essi stessi ne avevano un gran bisogno dopo le enormi perdite di aerei subite nella Battaglia della Somme.
Pjotr Nesterov (a sinistra) con il suo meccanico
Museo memoriale N.E. Zhukovskij/russiainphoto.ruUn problema altrettanto grave era la scarsa formazione degli equipaggi. L’addestramento procedeva lentamente e i piloti, già nel mezzo della guerra, spesso dovevano essere inviati in Francia per gli stage. Come osservò un certo funzionario Tsvetkov: “Solo pochi ufficiali più curiosi, studenti della scuola di volo, di propria iniziativa hanno studiato la struttura e il funzionamento del motore, la sua riparazione e regolazione, osservando il lavoro dei meccanici. La maggior parte degli ufficiali credeva di non aver bisogno di queste informazioni tecniche”. Inoltre, la Russia era l’unico Paese in guerra che non aveva un piano per mobilitare piloti civili.
In termini di numero di battaglie aeree vinte, i migliori piloti russi rimasero molto indietro rispetto al “Barone rosso” Manfred von Richthofen e ad altri assi tedeschi o britannici. Tuttavia, quanto a eroismo, avrebbero potuto dare qualche lezione ai loro colleghi occidentali. Per esempio, i piloti russi Pjotr Nesterov e Aleksandr Kazakov furono i primi nella storia dell’aviazione a speronare durante un combattimento aereo.
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Battaglia aerea tra aerei russi e austriaci
МАММ/МDF/russiainphoto.ruSpesso il comando russo non capiva come usare efficacemente la sua forza aerea e talvolta ne sottovalutava notevolmente il ruolo. In parte, fu a causa del disprezzo del comandante della 2ª Armata, il generale Aleksandr Samsonov, nei confronti dei dati di ricognizione aerea sui movimenti del XVII Corpo d’armata di August von Mackensen a portare alla disastrosa disfatta delle truppe russe nella battaglia di Tannenberg alla fine di agosto 1914.
Prima della guerra, l’inventore Gleb Kotelnikov aveva presentato il primo paracadute a zaino al mondo. Tuttavia, il capo dell’Aeronautica Militare Imperiale, il Granduca Aleksandr Mikhailovich, che in generale fece molto per lo sviluppo dell’aviazione russa, questa volta non vide il potenziale che si celava in questa invenzione: “I paracadute nell’aviazione sono generalmente dannosi, poiché i piloti al minimo pericolo che li minacci dal lato del nemico, fuggiranno con il paracadute, provocando la perdita degli aerei. I velivoli sono più costosi delle persone. Li importiamo dall’estero, quindi devono essere protetti. Sono cose rare. Persone invece se ne trovano in quantità, se non sono quelle, saranno altre!”. Così i paracadute vennero ampiamente utilizzati all’estero, ma non in Russia. Cominciarono a equipaggiarne i piloti russi in tutta fretta solo quando la guerra era già in pieno svolgimento.
Il bombardiere Voisin III
МАММ/МDF/russiainphoto.ruTuttavia, ci sono stati esempi positivi di atteggiamenti nei confronti dell’aviazione. Il 31 agosto 1914, il comandante dell’VIII armata, il generale Aleksej Brusilov, fece appello all’alto comando: “Al momento attuale ho perso tutti gli aerei. Sono così preziosi per la ricognizione, che senza di loro comandare le truppe è estremamente difficile. Chiedo umilmente a Vostra Altezza Imperiale di dare all’esercito la massima assistenza quanto a forniture di Farman e Nieuport. L’attività di intelligence dei piloti è insostituibile”. Nel 1916, già comandante del fronte sud-occidentale, Brusilov utilizzerà in massa l’aviazione durante una delle più grandi operazioni dell’intera guerra, nota come Offensiva Brusilov. Non fu trascurato l’uso degli aerei neanche durante l’Offensiva di Erzurum contro i Turchi (inizio del 1916), nella ricerca di sottomarini nemici nel Mar Nero, e nel bombardamento della fortezza di Przemyśl, su cui l’aviazione russa fece cadere più di 200 bombe.
Quando la Rivoluzione di febbraio del 1917 mise fine all’Impero russo, le forze aeree del Paese contavano 1.039 aerei, di cui solo 590 erano in servizio. Nel corso di quattro anni di guerra, la situazione praticamente non era infatti cambiata: una parte significativa della flotta di aeromobili era costituita da modelli obsoleti in condizioni tecniche insoddisfacenti, più della metà dei quali non potevano volare o precipitavano a causa di malfunzionamenti tecnici. Come prima, si continuò a far affidamento non sull’aereo, ma sulla diligenza, la perseveranza e l’eroismo dei piloti russi.
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