“Non c’è sesso nell’Urss”: la vera storia di una frase che ha fatto epoca

N. Vatolina, N. Denisov, Russia Beyond
Il tutto nacque in una storica trasmissione che metteva in collegamento Stati Uniti e Unione Sovietica. Ecco come andarono le cose

Chiuso dietro la cortina di ferro, l’Urss era un Paese pieno di mistero per l’osservatore esterno. Questo spesso portava a visioni anche profondamente errate. Durante la Guerra Fredda, poi, sia i media americani che quelli sovietici esageravano i fatti, dando notizie molto faziose e contribuendo a questa distorsione della realtà.

Nel 1986, il giornalista sovietico Vladimir Pozner e il suo omologo americano Phil Donahue organizzarono una delle prime “tele-conferenze” tra Stati Uniti e Unione Sovietica, trasmesse in diretta nelle case di tutti. I cosiddetti “Space Bridges” (in russo: Телемост; “Telemost”), che sarebbero diventati una tradizione, erano collegamenti televisivi intesi a colmare il divario informativo e a consentire ai due popoli di superare i rispettivi pregiudizi parlandosi tra di loro.

La famosa frase “Non c’è sesso nell’Urss” (“В СССР секса нет”; “V SSSR seksa net”) è stata coniata durante quella trasmissione (nella puntata registrata il 28 giugno e andata in onda il 17 luglio). Delle donne di Boston e di Leningrado si ponevano reciprocamente molte domande, volendo sapere tutto sulla vita delle donne sui lati opposti della cortina di ferro.

Una delle domande fatte da Boston riguardava la pubblicità televisiva. Una donna americana disse che negli spot degli Stati Uniti tutto girava attorno al sesso e chiese se anche negli spot sovietici ci fossero rimandi continui alla sessualità. Una donna sovietica, Ljudmila Ivanova, rispose: “No, da noi non c’è sesso, e siamo fortemente contrari a questa cosa”. Ciò suscitò una scrosciante risata da parte del pubblico sovietico. Nel video si sente poi chiaramente un’altra donna correggere il tiro: “Il sesso da noi c’è, non c’è la pubblicità!”. E lo stesso conduttore Vladimir Pozner aggiunge “È un errore”.

Più tardi, nel 2004, in un’intervista per il giornale «Komsomolskaja Pravda», la Ivanova affermò che le sue parole reali erano “No, da noi non c’è sesso, da noi c’è l’amore…”, ma che la parte “da noi c’è l’amore” era stata soffocata dalle risate del pubblico.

“Ho forse sbagliato? La parola ‘sesso’ allora per noi suonava piuttosto oscena. Non dicevamo mai ‘fare sesso’, semmai ‘facevamo l’amore’. Questo è ciò che intendevo”, aggiunse.

La versione con “da noi c’è l’amore” è stata successivamente confermata dal direttore dello “Space Bridge”/“Telemost” Vladimir Mukusev, che ha anche raccontato che la Ivanova gli aveva chiesto di eliminare quella parte della registrazione. Ricordò di aver preso per un po’ in considerazione la cosa, ma che alla fine decise di lasciare la parte incriminata, perché aveva unito il pubblico degli Stati Uniti e quello sovietico in una risata comune, dando loro qualcosa di divertente su cui entrare finalmente in contatto. Questo causò le ire nei suoi confronti della Ivanova, che divenne oggetto di vari scherzi e barzellette.

La frase “In Urss non c’è sesso” venne infatti immediatamente ripresa e trasformata in un tormentone sia dagli americani che dai sovietici. Spesso si aggiungeva che i bambini in Urss nascevano per il forte amore… per il Partito Comunista!

Breve storia del sesso in Unione Sovietica

Dopo la Rivoluzione del 1917, si diffuse l’idea di usare l’“amore libero” (sesso) come strumento per la crescita demografica, mentre il matrimonio veniva proclamato una reliquia da dimenticare del passato zarista. Quindi, possiamo davvero dire che in quei giorni si verificò una vera e propria rivoluzione sessuale. Gli anni Venti in Urss furono caratterizzati da sistemi valoriali all’avanguardia, compresi fenomeni come l’amore libero e un erotismo senza tabù. Ma le autorità sovietiche si resero presto conto che il nuovo Stato non traeva benefici da questi principi morali aperti e invertirono la rotta, ponendo la nazione su una rotta strettamente puritana. La “promiscuità sessuale” cominciò a essere presentata come un avanzo del capitalismo e della mentalità borghese, e quindi come qualcosa di inaccettabile.

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Discutere di sesso divenne un tabù, e certi temi potevano essere affrontati solo dagli amanti nel chiuso delle loro camere da letto. Non ci fu alcuna forma di educazione sessuale nell’Unione Sovietica dalla metà degli anni Trenta in poi (diversamente dai primi tempi degli sperimentatori bolscevichi, che combatterono con la conoscenza le malattie sessualmente trasmissibili e tutta una serie di altri problemi legati al sesso).

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Tuttavia, negli anni Ottanta, con l’inizio della Perestrojka, i media sovietici iniziarono a pubblicare informazioni su sesso, contraccezione e argomenti correlati. Fu solo allora che il sesso tornò di nuovo nella sfera pubblica, come dimostra una massiccia esplosione del tema nelle arti, specialmente nel cinema tardo-sovietico, dove si ebbe la prima scena erotica, e nei primi film della nuova Russia indipendente.


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