Il Palazzo dei Soviet: storia del più grande progetto irrealizzato dell’Urss

Storia
OLGA MAMAEVA
Questa enorme utopia architettonica doveva segnare il trionfo del socialismo. Avrebbe stravolto il centro di Mosca e sarebbe stato, ancora oggi, l’edificio più alto d’Europa

Il Palazzo dei Soviet (in russo: “Dvoréts Sovétov”) è il più famoso e grandioso dei progetti non realizzati del governo sovietico. Concepito agli inizi degli anni Venti, doveva diventare l’edificio centrale e il simbolo del nuovo Paese: si pianificava di collocare qui gli organi del potere statale e persino una piscina, nonché di tenere qui le sessioni del Soviet Supremo dell’Urss e varie manifestazioni di massa.

Un gigante proteso verso il cielo

Oltre al suo significato simbolico, il Palazzo dei Soviet aveva un altro valore, non meno importante: doveva diventare un manifesto dell’architettura sovietica, che all’inizio degli anni Trenta si era già allontanata dalle idee del costruttivismo ed era alla ricerca di un nuovo grande stile. Il vincitore del concorso internazionale per la progettazione del gigantesco edificio fu un team di architetti sovietici guidati da Boris Iofan (1891-1976), l’autore della famosa Casa sul Lungofiume (in russo: “Dom na nàberezhnoj”), dove viveva la nomenclatura. Fino alla morte, l’architetto si rattristò per il fatto che il progetto principale della sua vita non era mai stato realizzato.

Un Lenin di 100 metri al posto di un operaio

Secondo il progetto di Iofan, il Palazzo dei Soviet doveva diventare l’edificio allora più alto al mondo, come simbolo tangibile della vittoria del socialismo. L’altezza totale doveva essere di 495 metri! Per intenderci, il Lakhta Center di San Pietroburgo, attualmente il grattacielo più alto d’Europa, è 462 metri. Nella versione originale, l’edificio doveva essere coronato dalla scultura “Il proletario liberato”; la figura alta 18 metri di un operaio con una torcia in mano. Stalin intervenne personalmente nel progetto, come spesso accadeva: fece notare che il Palazzo doveva diventare un monumento a Lenin e ai suoi insegnamenti, e la figura del proletariato fu sostituita da una figura del padre della Rivoluzione di quasi 100 metri.

“Il braccio della statua disteso su Mosca avrà una lunghezza di quasi 30 m. La lunghezza dell’indice supera i 4 metri. Nelle giornate di sole limpido, la statua di Lenin sarà visibile per diverse decine di chilometri”, si legge nel progetto.

Si presumeva che il palazzo potesse ospitare fino a 40 mila persone alla volta. L’ingresso principale, di fronte al Cremlino, doveva essere decorato con statue di Karl Marx e Friedrich Engels. Dal punto di vista architettonico, la struttura monumentale, generosamente decorata con bassorilievi di simboli del potere sovietico, avrebbe segnato una transizione dall’avanguardia allo stile Impero stalinista.

Dalle riunioni alle nuotate

Il Palazzo dei Soviet fu concepito come uno degli edifici tecnologicamente più avanzati al mondo. Doveva essere dotato di ascensori ad alta velocità, montacarichi, sistemi di purificazione dell’aria, sale multifunzione con schermi giganti. E una delle innovazioni era quella di avere un palco trasformabile che, se necessario, avrebbe potuto trasformarsi addirittura in… piscina.

La ricostruzione del centro di Mosca

Il posto scelto per la costruzione del Palazzo dei Soviet fu vicino al Cremlino, sul sito dell’attuale Cattedrale di Cristo Salvatore. Da esso alla Lubjanka, avrebbe dovuto essere tracciato il Corso del Palazzo dei Soviet, e varie strade divergenti a raggiera avrebbero dovuto collegare le diverse parti della città con il centro. Per questo, si sarebbero dovuti distruggere completamente tutti gli edifici pre-rivoluzionari nel centro della città, ad eccezione di alcuni particolarmente preziosi. Tra questi, il Museo Pushkin delle Belle Arti sulla Volkhonka, che per motivi di espansione stradale avrebbe però dovuto essere spostato. Ma i grandiosi piani di urbanisti e architetti furono fermati dallo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Una piscina al posto del palazzo

Nel 1931, la Cattedrale di Cristo Salvatore originale (quella di adesso è una copia, inaugurata nel 2000) fu fatta saltare in aria, e iniziò la posa delle fondazione per il nuovo gigantesco edificio. I lavori di scavo e di gettata durarono otto anni e, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale furono completamente fermati. Nel 1941-1942, le strutture metalliche del palazzo furono smantellate per la costruzione di ponti e barriere anticarro. Dopo la guerra, non si tornò più a questo progetto, in particolare dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, anche perché al suo successore, Nikita Khrushchev, personalmente non piaceva. Nel 1960, le fondamenta furono utilizzate per la costruzione della più grande piscina dell’Urss (era rotonda, con un diametro di 130 metri), la “Moskvà”. La piscina all’aperto, riscaldata per tutte le stagioni, sopravvisse al regime sovietico: fu chiusa solo nel 1994, per ricreare sul posto la Cattedrale di Cristo Salvatore.

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Il rilancio del progetto dopo la morte di Stalin

Dopo la morte di Stalin, l’idea di costruire il palazzo fu ripresa una sola volta: nel 1956-1958, quando fu indetto un nuovo concorso per il miglior progetto architettonico. Era previsto che l’edificio non fosse in centro, ma nella parte sud-ovest di Mosca, non lontano dall’Università Statale, che ha sede in una delle Sette Sorelle di Stalin. Tuttavia, questi piani furono presto abbandonati: il Paese era di fronte al Disgelo e a un’altra rivoluzione urbanistica. Lo stile Impero stalinista, con la sua monumentalità e gli enormi costi, era per sempre un ricordo del passato.


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