Così i bolscevichi trasformarono una chiesa in un centro di addestramento per sommozzatori

Анастасия/@nakifaria
L’assurdo destino riservato a questo luogo di culto di San Pietroburgo, smantellato per creare una base di studio, con camera di decompressione e piscina. Oggi è in fase di restauro

In epoca sovietica, durante il lungo braccio di ferro contro la religione, i bolscevichi chiusero, distrussero o smantellarono decine di migliaia di chiese. Gli edifici che sopravvissero a questa forza distruttrice vennero riconvertiti per altri scopi, e si trasformarono in magazzini, caserme, planetari, case della cultura e molto altro ancora. Ad alcune chiese fu riservato un destino davvero particolare. 

La Chiesa di Nostra Signora della Misericordia fu costruita sull’Isola Vasilevskij, a San Pietroburgo, nel 1889, in onore dello zar Alessandro III. Le spese per la sua realizzazione vennero sostenute in parte dallo Stato e in parte dalla Marina. La chiesa, in stile neobizantino, fu eretta per volere del Dipartimento della Marina (l’organo centrale della flotta russa). Per questo è considerata la chiesa principale della Marina di San Pietroburgo: un dettaglio che, evidentemente, ha avuto un certo peso nel destino dell’edificio... 

La Chiesa di Nostra Signora della Misericordia vantava una fama particolare già prima della Rivoluzione. Si trovava infatti nel quartiere di Galernaya Gavan, dove vivevano perlopiù vagabondi, mendicanti, lavoratori analfabeti ed ex contadini. Nel secolo scorso in questo luogo iniziò a predicare il pope Georgij Gapon; la popolarità dei suoi sermoni raggiunse livelli talmente alti, che pope Gapon arrivò ad accogliere 2-3mila fedeli alla volta. E ne avrebbe ricevuti molti di più, se lo spazio lo avesse consentito. Nel 1905, Gapon attirò una folla di 50.000 lavoratori per una marcia pacifica vicino al Palazzo d’Inverno. La manifestazione finì in massacro e passò alla storia come la “Domenica di Sangue”.

La chiesa rimase in funzione anche dopo la Rivoluzione. Venne chiusa nel 1932, e trasformata in un centro di studio per l’addestramento dei sommozzatori. L’anno successivo sotto la cupola della chiesa venne costruita una camera di decompressione. 

Venne installato un tubo di 40 metri per le immersioni: una struttura unica e innovativa, la prima costruita in tutta l’URSS.

Al posto dell’altare venne costruita una piscina. 

La chiesa venne rapidamente saccheggiata e gli affreschi sulle pareti coperti con strati di vernice. Quando la scuola per sommozzatori venne chiusa, i restauratori si ritrovarono a fare i conti con 10 strati di vernice. 

Tutto ciò avvenne nel 2006. A partire da quel momento, iniziò un lungo processo di restituzione dell’edificio alla Chiesa ortodossa russa. Le attrezzature della vecchia scuola rimasero per molti anni abbandonate nel tempio, dove praticamente nessuno aveva accesso.

“Pareti spoglie, cavi pendenti, un enorme serbatoio rivestito di piastrelle arrugginite, un tubo gigantesco che spunta vergognosamente dall’iconostasi rossa”. Così sulla rivista del metropolita di San Pietroburgo Voda Zhivaya (Acqua viva) venivano descritte le condizioni della chiesa nel 2015, quando iniziò la sua ricostruzione. 

Il grosso tubo, circondato da una scala metallica, si rivelò il problema più grosso da risolvere: si riteneva infatti che l’intero edificio non avrebbe retto lo smantellamento della colonna. Alla fine i lavori vennero completati con successo. La chiesa si trova ancora in fase di ristrutturazione e le funzioni liturgiche si svolgono in una cappella vicina. 

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