Il Khanato di Crimea inizialmente faceva parte del territorio dell’Orda d’oro. Una volta che l’Orda d’oro finì a pezzi a causa del conflitto dinastico, divenne indipendente nel 1441.
Nel 1475, alcuni importanti porti marittimi della Crimea entrarono a far parte dell’Impero ottomano, mentre il Khanato di Crimea nel suo insieme divenne uno Stato satellite dell’Impero ottomano. Quindi, il Mar Nero era circondato da territori ottomani o dipendenti dall’Impero ottomano.
Nel XVI secolo, la Russia (all’epoca Granducato di Mosca) iniziò a espandere i suoi territori dopo il crollo dell’Orda d’oro. E dopo aver conquistato il Khanato di Kazan (nel 1552) e il Khanato di Astrakhan (nel 1556), procedette più a sud. In quel periodo, i nomadi tatari del Khanato di Crimea saccheggiarono a più riprese la periferia delle terre russe, il che era un notevole problema per il commercio e l’agricoltura del Sud russo. All’inizio del XVIII secolo, divenne evidente che per un ulteriore sviluppo, la Russia aveva bisogno dell’accesso al Mar Nero.
Nel 1736-1737, l’esercito russo invase la Crimea e la attraversò. Ma i russi non riuscirono a mantenere le linee di approvvigionamento, perché i territori russi erano troppo lontani, separati dalla Crimea da quello che allora era chiamato “Dikoe Pole” (“Campo Selvaggio”), un vasto territorio approssimativamente corrispondente alla parte ucraina della Steppa pontico-caspica, a nord del Mar Nero e del Mar d’Azov.
La possibilità di rifornire efficacemente le forze militari in Crimea si ebbe solo solo negli anni Sessanta e Settanta del Settecento, dopo che, nel 1764, era stata creata una nuova provincia imperiale, il Governatorato della Nuova Russia (Novorossija), la cui capitale era l’attuale città di Dnipro, in Ucraina. Con le forniture che iniziarono ad arrivare dal nuovo governatorato, la possibilità di un’avanzata verso la Crimea divenne reale. Ciò avvenne sotto il controllo e la supervisione del principe Grigorij Potemkin, il favorito e il consigliere militare di Caterina la Grande.
Durante la Guerra russo-turca del 1768-1774, la Crimea era probabilmente l’obiettivo principale della Russia. Nel 1771, i tatari di Crimea si rifiutarono di combattere per la Turchia, e i leader ottomani non avevano abbastanza forza militare per proteggere la Crimea. Quindi, nell’estate del 1771, l’esercito russo, guidato dal generale Vasilij Dolgorukov, prese la Crimea in soli 16 giorni. Il khan Selim III Giray, una marionetta dei turchi, fuggì a Costantinopoli.
Nel 1772, un nuovo khan di Crimea filo-russo, Sahib II Giray, dichiarò il suo khanato uno Stato libero sotto il protettorato della Russia. Tuttavia, l’Impero ottomano non voleva riconoscere lo stato delle cose e la guerra continuò.
Nel 1774, l’Impero ottomano dovette firmare il Trattato di Küçük Kaynarca. Con esso, il Khanato di Crimea ottenne formalmente la sua indipendenza dall’Impero ottomano e dall’Impero russo. La Russia, si prese Kerch (un importante porto militare e commerciale) e il sultano turco preservò il potere religioso (i khan di Crimea dovevano ancora essere approvati dal sultano).
Le forze turche non lasciarono però la Crimea, sperando che alla fine il sultano sarebbe riuscito a riportare la penisola nelle mani dell’Impero ottomano. Nel 1776, l’esercito russo entrò in Crimea e nominò un altro khan, Şahin Giray, che accettò di far schierare l’esercito russo nella penisola e cercò di avviare riforme di tipo europeo.
Ma poi il popolo di Crimea iniziò a ribellarsi. La parte musulmana della popolazione contro quella cristiana e contro il khan messo al potere dalla Russia. Nel 1778, la Russia dovette inviare l’eroe militare Aleksandr Suvorov per reprimere le rivolte.
In seguito agli ordini di Grigorij Potemkin, Aleksandr Suvorov supervisionò il reinsediamento di una parte cristiana della popolazione della Crimea nella Russia continentale, nella zona costiera del Mar Nero settentrionale (dal 1764 queste terre facevano parte della Nuova Russia). In totale, oltre 30.000 armeni, greci e georgiani vennero portati via dalla Crimea.
Suvorov impedì all’esercito turco di schierarsi ulteriormente in Crimea, e nel 1779 anche la maggior parte dell’esercito russo se n’era andata e Suvorov si era spostato nella Nuova Russia. Tuttavia, gli agenti provocatori turchi continuavano a creare disordini in Crimea, con il khan Şahin Giray che reprimeva ogni rivolta con grande crudeltà.
Nel 1782, Grigorij Potemkin si rivolse a Caterina la Grande con un memorandum che suggeriva di unire la Crimea alla Russia, al fine di “bloccare la strada ai turchi” e garantire la presenza dell’Impero sul Mar Nero. L’imperatrice acconsentì e fece un formale proclama di annessione il 19 aprile 1783. Mentre si recava in Crimea con il documento, Potemkin improvvisamente apprese che Şahin Giray aveva rinunciato al trono: la nobiltà tatara di Crimea gli si era apertamente opposta, e preferiva un potere russo diretto a un controllo per interposta persona.
Il 9 luglio 1783, Potemkin declamò solennemente l’annuncio di Caterina sulla cima piatta del monte Aq Qaya. Successivamente, i rappresentanti della nobiltà e della gente comune di Crimea giurarono formalmente fedeltà a Caterina la Grande come sovrana russa. Solo all’inizio del 1784, l’Impero ottomano accettò con riluttanza il nuovo status della Crimea come provincia russa.
Dopo che la notizia dell’annessione si diffuse a livello internazionale, solo la Francia presentò una nota di protesta, ma i diplomatici russi risposero che la Russia non si era opposta all’annessione della Corsica e si aspettava lo stesso dalla Francia riguardo alla Crimea. Inoltre, Caterina ribadì che l’annessione era stata eseguita solo per calmare una situazione accesa al confine russo-ottomano.
Nel 1784, Sebastopoli, la nuova capitale della Crimea, venne fondata da Potemkin e fu istituito il Governatorato di Crimea. La popolazione della Crimea era diminuita in modo significativo; gran parte della popolazione musulmana aveva riparato in Turchia. Potemkin insisté sul fatto che la guarnigione russa trattasse la popolazione tatara con rispetto. Le famiglie nobili tatare furono parificate alla nobiltà russa, ottenendo l’accesso a molti privilegi, ad eccezione del diritto di possedere servi cristiani.
A partire dal 1780, e con considerevole aiuto dal principe Grigorij Potemkin, che considerò la Crimea come una sorta di “sua” terra, da quando l’aveva conquistata, iniziò una sviluppo agricolo ed economico senza precedenti in Crimea, con la sua popolazione lentamente ripristinata e addirittura incrementata grazie ai coloni giunti qui dalla Russia continentale.
Grigorij Potemkin: dieci fatti da sapere sull’uomo che unì la Crimea alla Russia
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