I quattro principali successi di Mikhail Gorbachev in politica estera

Storia
OLEG EGOROV
Le riforme attuate all’interno dell’Unione Sovietica portarono al collasso dell’economia e alla distruzione del Paese, ridotto in 15 pezzi. Ma almeno sull’arena internazionale l’ultimo leader dell’Urss fece cose buone, che ridussero la tensione della Guerra Fredda

“Un leader deve prestare attenzione agli affari interni e avere una seria influenza nel suo Paese”, afferma Fjodor Lukjanov, direttore della rivista di geopolitica “Russia in Global Affairs”, parlando di Mikhail Gorbachev. “E se un leader, per quanto popolare all’estero, non gode di sufficiente sostegno a casa… beh, l’esempio di Gorbachev dimostra che questa è una posizione debole.”

In effetti, l’Urss di Mikhail Gorbachev, che soffriva di gravi crisi economiche, non era uno Stato stabile e, nonostante tutti gli sforzi, cadde a pezzi, il che non depone certo a favore di un leader. E questo porta molti russi a dubitare dell’eredità di Gorbachev: nel 2016 il 58% della popolazione si diceva convinta del fatto che “abbia avuto un ruolo negativo nella storia della Russia”.

Allo stesso tempo, mentre la sua politica interna era quantomeno discutibile, sulla scena internazionale Gorbachev si rese protagonista di molti cambiamenti positivi, dato che prima di lui la Guerra Fredda era al culmine, con Mosca e Washington sull’orlo del guerra. Ecco cosa fece.

1 / Il ritiro delle truppe dall’Afghanistan

Per nove anni (dicembre 1979 - febbraio 1989), l’Urss era stata gravata dalla guerra afgana, nel corso della quale aveva cercato di garantire il potere del governo filo-sovietico. La guerra afgana divenne “il Vietnam dell’Urss”, come una volta disse Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, e costò 15.000 vite ai sovietici.

Gorbachev le pose fine. Nel febbraio 1989, il contingente militare sovietico lasciò definitivamente l’Afghanistan. “Abbiamo chiuso questo triste capitolo”, ha ricordato Gorbachev trent’anni dopo. “Tutti [nel governo] hanno concordato: è impossibile risolvere il problema afgano con mezzi militari”.

Le conseguenze: il governo filo-sovietico è caduto in men che non si dica, ma la guerra non è finita, poiché i talebani hanno preso il controllo del Paese, il che ha portato gli Stati Uniti a invadere l’Afghanistan nel 2001. Ma l’Afghanistan non è ancora in pace, neppure oggi.

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2 / Adozione della “Dottrina Sinatra”

Nell’ottobre del 1989, commentando il nuovo approccio di Mikhail Gorbachev nei confronti degli Stati socialisti dell’Europa orientale, il portavoce del ministero degli Esteri sovietico Gennadij Gerasimov disse scherzando: “Ora abbiamo la dottrina di Frank Sinatra. Come in quella sua canzone; “My Way”. Quindi ogni Paese decide da solo quale strada prendere.”

Ciò significava che Mosca non aveva più la volontà (o non era più in grado) di sostenere i governi comunisti in Paesi come la Polonia, l’Ungheria, la Cecoslovacchia: da quel momento in poi, l’Europa orientale era libera di scegliere la propria strada.

Le conseguenze: non è chiaro se a Mosca se lo aspettassero, ma i Paesi del Patto di Varsavia si erano stufati del socialismo a tal punto che, alla fine del 1989, i governi comunisti caddero ovunque. Nel 1991, l’organizzazione militare del blocco orientale, il Patto di Varsavia, attiva dal 1955, cessò ufficialmente di esistere.

3 / “Lasciò” cadere il muro di Berlino

“Mr. Gorbachev, tear down this wall!”; “Gorbachev, abbatti questo muro!”, aveva esortato il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan nel 1987, durante un discorso a Berlino, una città che era stata divisa in due dal muro che separava le Germane occidentale e orientale, fin dal 1961. Reagan sapeva con chi parlava: l’Urss era lo sponsor politico della Repubblica Democratica Tedesca e aveva un cospicuo contingente militare dispiegato nel Paese.

E Gorbachev rispose alla sua chiamata, non con le parole, ma con i fatti (o la non azione). Alla fine del 1989, non aveva più senso l’esistenza del muro: visto che l’Ungheria aveva aperto i confini con l’Austria (la dottrina Sinatra era in azione!), si poteva arrivare dalla Germania orientale a quella occidentale attraverso la Cecoslovacchia, l’Ungheria e l’Austria. Il 9 novembre 1989 le autorità della Germania orientale aprirono il confine e il muro fu abbattuto.

“Non solo non abbiamo provato a sfruttare la forza dei battaglioni sovietici dispiegati nella Ddr, ma abbiamo fatto tutto il possibile affinché questo processo procedesse pacificamente”, ha osservato Gorbachev nel 2019. “Come avremmo potuto impedire alla Repubblica Democratica Tedesca di unirsi alla Repubblica Federale Tedesca se la gente lo voleva?”.

Le conseguenze: la Germania si riunì completamente nel 1990. Il cancelliere Angela Merkel ha definito il giorno in cui il Muro di Berlino cadde “il momento della felicità” per tutti i tedeschi.

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4 / Riduzione degli armamenti nucleari

Uno dei risultati più importanti di Gorbachev è stato il rallentamento della corsa agli armamenti nucleari (se non addirittura la sua totale interruzione). Nel 1987, lui e Ronald Reagan firmarono il Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), che vietava i missili sia sovietici che americani con distanze di 500-5.500 km (a corto e medio raggio). Per la prima volta nella storia mondiale, due superpotenze nucleari si obbligavano a sbarazzarsi di un’intera classe di armi, rendendo l’Europa un continente molto più sicuro.

L’altro trattato cruciale sovietico-americano dell’era di Gorbachev fu lo START-I (STrategic Arms Reduction Treaty, Trattato di riduzione delle armi strategiche), firmato nel 1991, pochi mesi prima che l’Urss cadesse a pezzi. Il trattato START-I ha limitato le due superpotenze ad avere un massimo di 6.000 testate nucleari su un totale di 1.600 vettori (missili balistici e bombardieri), il che ha portato alla più grande riduzione di armi nucleari della storia.

“Tale apertura nel campo più segreto, tra ex avversari, era senza precedenti”, ha scritto Vladimir Dvorkin, ex consigliere di Gorbachev. “Persino stretti alleati come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia non hanno mai raggiunto un accordo del genere.”

Le conseguenze: gli Stati Uniti hanno lasciato il Trattato INF nel 2019 per decisione di Donald Trump. Per quanto riguarda lo START, la versione più recente di esso (firmata da Dmitrij Medvedev e Barack Obama nel 2010) resta in vigore almeno fino al 2021.


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