Cinque ragioni per cui Majakovskij è stata la prima star dell’hip-hop russo

Storia
OLEG EGOROV
Il ministro della cultura Vladimir Medinskij ha definito il poeta di inizio Novecento il “primo rapper”. La frase ha scandalizzato alcuni, ma ha le sue ragioni

Vladimir Majakovskij (1893-1930) non era certo un rapper. Non conosceva la tecnica (come nessuno, del resto, negli anni Dieci e Venti del Novecento), e non ha mai rappato mentre leggeva le sue poesie ad alta voce. Ma alcuni fatti rendono logico il confronto fatto in questi giorni dal ministro russo della cultura Vladimir Medinskij, che lo ha definito “il primo rapper” della storia. In un certo senso, Majakovskij può essere considerato un vero gangsta.

1. Le sue poesie vanno bene a ritmo rap

Per prima cosa: le poesie di Majakovskij sono adatte al ritmo rap. Il suo stile specifico include l’interruzione ripetuta delle frasi, divise in versi corti e nitidi. Suonano fichissime in russo, ma anche in traduzione si riesce a capire quanto Majakovskij fosse rap.

Medinskij è ben lungi dall’essere l’unico ad aver definito Majakovskij “il primo rapper”. Un MC russo (MC, o “Master of Ceremonies” è il più alto grado di esperienza attribuibile a un rapper), Grubiy Niotkuda, ha letto a ritmo rap un suo testo su un semplice bit, e se non conoscete la fonte, è difficile distinguere Majakovskij dall’hip-hop contemporaneo. Certo, l’hip-hop russo di solito vale la metà quanto a testi. Ma non è detto: guardate queste persone in difficoltà a decidere se i versi che leggono sono di un poeta classico o di un rapper contemporaneo.

2. Ebbe problemi con la legge da giovane

Le star dell’hip-hop hanno spesso problemi con la legge, così come Majakovskij. Socialista convinto, si unì al Partito rivoluzionario bolscevico nel 1908. Per diversi mesi, Majakovskij e i suoi fratelli, cioè volevo dire compagni, si opposero al regime zarista nelle strade di Mosca. Per esempio, organizzarono la più grande fuga da una prigione femminile nella storia della Russia.

Nel caso di Majakovskij, la legge ebbe la meglio. La polizia catturò il giovane rivoluzionario che finì dietro le sbarre per 11 mesi. Solo la sua giovane età lo salvò da una punizione più severa.

Ma quel periodo su comunque molto duro per Majakovskij, che amava la libertà, ha scritto il suo biografo Dmitrij Bykov. “Era chiaro che non poteva sopportare il pensiero di andare di nuovo in galera.” Successivamente, Majakovskij si oppose al sistema zarista, che detestava, solo nelle sue rime.

3. Aveva stile e viveva alla grande

Per quanto riguarda la moda, il giovane Majakovskij era stravagante e, dopo essersi unito ai poeti futuristi, si sarebbe sempre vestito in una camicetta gialla fatta da sé e avrebbe deriso il pubblico mentre leggeva le sue nuove poesie. A volte i borghesi si arrabbiavano tanto per le beffe del poeta che lo costringevano a lasciare il palcoscenico. Non sembra roba hardcore ora; ma lo era negli anni Dieci.

“Era impossibile non amarlo”, ricorda il suo compagno poeta Vasilij Kaminskij. “Mentre era sul palco, scherzava sempre, mettendo bottiglie sul cilindro, fingendo di essere un funambolo.”

Con l’età, Majakovskij cambiò la sua stravagante camicetta con un completo, poi con una giacca da operaio, ma rimase elegante e amava spendere soldi. Nel 1928, dopo un viaggio in Francia, portò in Urss una Renault per la sua musa di vecchia data, Lilja Brik. Questo gli costò una piccola fortuna, ma il suo amore era l’unica donna sovietica a Mosca ad avere la sua macchina.

4. Era sempre arrabbiato e “dissava” i colleghi

Le prime poesie di Majakovskij, come “Tu” (1915), sono così piene di odio da poterle scambiare per l’ultimo album di Eminem:

Piuttosto che rinunciare alla mia vita per gente come voi,
amanti delle donne e delle mangiate
Preferirei andare a servire il succo d’ananas
alle puttane nei bar di Mosca!

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, in quanto convinto bolscevico, Majakovskij sembrava un po’ più felice, ma in cuor suo rimase un arrabbiato, e orientò il suo odio verso il capitalismo mondiale. Continuò a “dissare” (dall’inglese “dissing”; “mancare di rispetto”, il verbo si sta sempre più diffondendo anche in italiano nella scena rap e nello slang del web) quei poeti le cui opere considerava “senza classi” o semplicemente non abbastanza buone; in particolare Sergej Esenin, l’altro grande poeta degli anni Venti, che era radicato nelle campagne e patriottico. Majakovskij lo chiamava “suonatore di balalaika” e prendeva in giro le sue poesie.

5. Ha messo fine alla sua vita

Diversi eroi hip-hop americani, per esempio Tupac Shakur o Notorious B.I.G., sono stati uccisi in combattimenti tra bande. Majakovskij si è sparato nel 1930, a seguito di una lunga “guerra” con se stesso. Per anni, i suoi ideali di rivoluzione e futuro socialista erano contraddetti dalla realtà sovietica, che divenne sempre più burocratizzata e oppressiva. Majakovskij cercò di inserirsi nella nuova società stalinista, ma fallì.

“Per 12 anni consecutivi [dopo la Rivoluzione del 1917], l’uomo Majakovskij stava uccidendo Majakovskij il poeta”, scrisse la poetessa Marina Cvetaeva nelle sue memorie. “Nell’ultimo anno, il poeta si alzò e uccise l’uomo.”

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