I tre leader russi più bellicosi di tutti i tempi

Sputnik
Durante il loro regno la Russia combatté senza sosta, rafforzandosi e ampliando il proprio territorio

1. Svjatoslav I di Kiev “il Coraggioso”

Motto: “Vengo da te!”

“Ha portato avanti le sue spedizioni senza né carri né vettovaglie. Non aveva tende, stendeva una coperta da cavallo sotto di sé e si sistemava la sella sotto la testa come cuscino, e tutto il suo seguito faceva lo stesso.” È così che il prima Cronaca slava occidentale raffigurava Svjatoslav, un guerriero spartano del X secolo, sul trono dell’antica Rus’ dal 945 al 972.

Svjatoslav, durante tutto il suo intero regno, fu in costante conflitto con i vicini della Rus’. Fu l’ultimo sovrano pagano dell’antico Stato russo. Non voleva convertirsi al cristianesimo temendo che avrebbe perso la fedeltà dei suoi guerrieri. Riuscì a ritagliarsi con la spada lo Stato più grande d’Europa.

Sconfisse la più grande potenza della regione, la Khazaria. Controllava la parte inferiore della rotta commerciale del Volga, soggiogò diverse tribù degli slavi orientali e schiacciò gli alani e i bulgari del Volga. Sconfisse i bulgari anche a ovest e avrebbe voluto spostare la sua capitale da Kiev sul Danubio.

Tuttavia, le sue vittorie sui bulgari furono disapprovate dal vicino Impero bizantino e Costantinopoli inviò le sue truppe per occuparsi del bellicoso principe slavo. Fu costretto alla ritirata e sulla via del ritorno a Kiev gli venne tesa un’imboscata da una tribù nomade. C’è il sospetto che i nomadi non abbiano agito in completa autonomia: si crede che abbiano avuto la benedizione dei Bizantini. Svjatoslav fu ucciso in battaglia, e il capo della tribù, come si legge negli antichi resoconti della cronaca, fece un calice con il suo cranio.

2. Ivan IV il Terribile

Motto: Il capo del nostro esercito è Dio, non un essere umano

Ivan IV fu un sovrano crudele e determinato nel perseguire la sua agenda sia in tempo di pace che di guerra. Cosa già evidente con la sua prima campagna, quella contro il Khanato di Kazan nel 1547. I due Khanati – di Kazan e Astrakhan – erano i resti del potente Stato mongolo (l’Orda d’oro) che aveva governato vaste aree della Russia per oltre due secoli. A parte la necessità pratica di fermare le incursioni del khanato sulle terre russe, la campagna aveva una dimensione simbolica: mettere completamente fine alla precedente dipendenza e dimostrare il nuovo status di Mosca. “La vittoria in queste guerre… ha richiesto enormi sforzi e sacrifici. È sufficiente dire che per conquistare Kazan furono necessarie tre campagne su larga scala che coinvolsero la maggior parte delle forze armate russe”, osserva lo storico russo Vitalij Penskoj.

Dopo aver espanso e liberato i confini orientali, aprendo la strada all’estensione del territorio russo in Siberia, Ivan IV rivolse la sua attenzione al sud e all’ovest. I tatari della Crimea saccheggiavano regolarmente le terre russe, raggiungendo talvolta persino Mosca. Nel 1571, il khan di Crimea incendiò la città. Ma questo fu l’apice del suo potere: l’anno successivo il suo esercito di 120.000 uomini fu distrutto dalle forze molto meno numerose di Ivan il Terribile. Appena 10.000 guerrieri tornarono vivi a casa in Crimea. Il problema delle incursioni era risolto.

Non avvenne lo stesso con gli avversari di Ivan in Occidente. Per ottenere l’accesso alle rotte commerciali del Mar Baltico, lo zar dichiarò guerra ai Cavalieri portaspada che abitavano nell’area che ora è quella degli Stati baltici. Secondo Penskoj, “per i primi vent’anni di guerra (il conflitto durò un quarto di secolo) Ivan IV prese l’iniziativa, conquistando una parte significativa di Livonia tranne che per le due città principali: Reval (Tallinn) e Riga”. Ma poi perse tutto “perché a Mosca mancavano risorse per guerre simultanee e di successo su entrambi i fronti” (nel sud e nell’ovest). Tuttavia, come sottolineano alcuni storici, la guerra di Livonia era di secondaria importanza per Ivan. La sua battaglia principale – contro i tatari di Kazan, Astrakhan e Crimea – fu vinta.

3. Caterina la grande

Motto: Finché vivo, difenderò la mia patria con la penna e la spada

Pur essendo tedesca, riuscì a ottenere di più per lo Stato russo di quanto la maggior parte dei sovrani di etnia russa non possano vantare. Il suo regno quarantennale nella seconda parte del XVIII secolo fu punteggiato da molte guerre e tutte furono vittoriose. Sotto Caterina, la Russia ha combattuto con quasi tutti i suoi vicini; in alcuni casi più volte.

Sfidò due volte la Turchia e prese come trofeo la Crimea e il nord della regione del Mar Nero (quest’ultima costituisce ora una parte considerevole del territorio ucraino). Ci furono diverse guerre con la Polonia che portarono la Russia a prendere il controllo delle regioni occidentali della moderna Bielorussia e dell’Ucraina. Caterina sconfisse anche la Svezia e la Persia. In certi casi condusse due guerre contemporaneamente su frontiere diverse.

Caterina riuscì anche a reprimere la più grande ribellione della Russia imperiale; la rivolta di Pugachev. Come ha sostenuto uno dei guru della storia russa del XIX secolo, Sergej Solovjov, Caterina, nello sviluppo dello Stato russo, “ha ripercorso i passi del suo predecessore Pietro il Grande, dal quale condivide anche il nome di Grande.” Lo storico contemporaneo Nikolaj Pavlenko fa suo questo paragone, sostenendo inoltre che “mentre Pietro il Grande aveva aperto l’accesso al Mar Baltico e creato la flotta del Mar Baltico, Caterina si stabilì sulle rive del Mar Nero, creò una potente flotta del Mar Nero e unì la Crimea alla Russia. E se Pietro trasformò la periferia dell’Europa orientale in un Impero, Caterina gli mise i lustrini, allargò i confini e lo rafforzò”.

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