Quando Lenin incontrò Ehrenburg durante l’emigrazione (l’anno era il 1908) lo soprannominò “Ilya lo spettinato”. A quel tempo, Ehrenburg era un ebreo mezzo affamato e dalla faccia tosta che era appena fuggito dalla Russia dopo aver scontato diversi mesi in prigione per il suo coinvolgimento nei Circoli rivoluzionari socialisti. Ma questa non è la cosa più particolare di questo autore. Ecco alcuni aspetti che lo rendono unico.
1. Conosceva tutti, da Picasso a Einstein
Ilya Ehrenburg visse dal 1891 al 1967 e la lista dei suoi conoscenti sembra infinita e include quasi tutte le celebrità del XX secolo. Abbiamo già parlato di Lenin. Durante il suo periodo parigino, durato nove anni, fece poi amicizia con Pablo Picasso, Diego Rivera, Amedeo Modigliani e altri famosi artisti.
Più tardi, la sua cerchia si sarebbe sempre più allargata: incontrò Vladimir Majakovskij, Boris Pasternak e Anna Akhmatova. Durante la Guerra civile spagnola Ehrenburg entrò in contatto con Ernest Hemingway. Dopo la Seconda guerra mondiale, partecipò al filosovietico Consiglio per la pace mondiale, incontrando dozzine di politici e scienziati con simpatie di sinistra, tra cui Frédéric Joliot-Curie e Albert Einstein.
“Non c’era nessun altro scrittore in Unione Sovietica che avesse tale autorità morale e rapporti con gli autori occidentali di rango più alto”, ha detto il biografo di Ehrenburg Benedict Sarnov. Questo rese Ehrenburg indispensabile alle autorità, e forse è ciò che gli ha salvato la vita.
2. Ha fatto previsioni sconvolgenti
“Avrà presto luogo una tragica eliminazione del popolo ebraico a Budapest, Kiev, Algeri e in molti altri luoghi… Il processo includerà il fatto di bruciare e seppellire gli ebrei vivi, irrorando i campi con sangue ebraico e molti altro…” Sembra il piano di Hitler per la realizzazione della Shoah, ma è una citazione del primo romanzo di Ehrenburg. Pubblicato nel 1922.
Il libro satirico si intitolava “Le straordinarie avventure di Julio Jurenito” e conteneva molte previsioni cupe e ciniche sul futuro dell’Europa e del mondo. Sfortunatamente, molte si sono avverate.
A parte l’Olocausto, Ehrenburg predisse Hiroshima: nel romanzo, un inventore crea un’arma di distruzione di massa. L’americano che controlla l’arma decide di “lasciarla per i giapponesi”. Molto inquietante.
Il pubblicista Leonid Zhukhovitskij ha scritto: “Ancora stordito da quelle profezie che si sono avverate, immagino che il giovane Ehrenburg non avesse nulla di Nostradamus o Wolf Messing in lui, ma aveva una mente forte e reazioni rapide che gli permettevano di cogliere i tratti delle nazioni e di prevedere il loro destino.”
3. Era il maestro del compromesso
All’inizio scettico sulla rivoluzione, Ehrenburg in seguito si unì ai ranghi comunisti e dovette combinare la sua ammirazione per l’arte, la libertà, lo stile di vita occidentale (adorava Parigi dove aveva trascorso la giovinezza, definendola “la scuola della vita”) e la fedeltà a Mosca.
“Negli anni Trenta, il fascismo si stava rafforzando e Ehrenburg stava diventando sempre meno esigente verso coloro che potevano fermarlo”, ha scritto il pubblicista Aleksandr Melikhov. Ehrenburg scriveva sulla stampa sovietica, lodando Stalin e tacendo durante le purghe sia prima che dopo la guerra, in cui molti suoi amici furono uccisi.
“Non amavo Stalin ma credevo in lui e lo temevo”, ha confessato nelle sue memorie. “Parlando di lui con i miei amici lo chiamavo ‘il maestro’, come facevano tutti gli altri.” In queste memorie egli ammise che “c’era un complotto del silenzio durante il periodo delle repressioni”, ha osservato Melikhov.
4. Combatté la Germania con vero odio
Come ebreo comunista e sovietico, Ehrenburg odiava i nazisti e quando scoppiò la Grande Guerra Patriottica si dedicò a fomentare gli spiriti dell’Armata Rossa. Il suo famoso articolo del 1941 “Uccidi!” Mirava a risvegliare l’odio nei soldati sovietici: “Non parleremo più. Non ci entusiasmeremo. Uccideremo. Se oggi non hai ucciso almeno un tedesco, hai sprecato il tuo giorno.”
Adolf Hitler chiamò Ehrenburg “il cagnolino ebreo di Stalin” e promise di impiccarlo quando i nazisti avessero raggiunto Mosca. La macchina della propaganda tedesca faceva sembrare Ehrenburg un mostro, sostenendo che egli chiedesse lo stupro delle donne tedesche e l’uccisione di bambini tedeschi.
Al contrario, Ehrenburg ha sempre sottolineato che l’odio sovietico doveva colpire solo gli invasori nazisti, non l’intera nazione tedesca. Nelle sue memorie lo scrittore ricorda: “All’inizio del 1945 ero in una città tedesca che era stata conquistata il giorno precedente. Mi è stato chiesto di andare all’ospedale e di spiegare che nessuno avrebbe fatto del male ai medici o ai pazienti. Il primario non si voleva calmare. ‘Sì, ma Ilya Ehrenburg, è così violento…’ Per tranquillizzarlo ho dovuto dire che Ilya Ehrenburg era a Mosca”.
5. Ha coniato il termine “disgelo” khrushchjoviano
Dopo la morte di Stalin, Ehrenburg, come molti altri, si sentì più al sicuro, ma non andò d’accordo con il nuovo leader Nikita Khrushchev. Eppure fu lui a dare un nome all’era che seguì il brutale dominio di Stalin: il Disgelo (“Ottepel” in russo). Questo era il titolo del suo romanzo scritto nel 1954, che descrive come la vita divenne più tollerabile con la destalinizzazione.
Più tardi, il termine fu usato con ironia. Paradossalmente, l’eredità di Ehrenburg come pubblicista sopravvive, mentre i suoi libri di narrativa sono nell’ombra. Dopo tutto, la sua reputazione resta troppo legata al controverso periodo in cui visse.
Ecco come la propaganda nazista cercava di mettere i popoli sovietici l’uno contro l’altro