L'astuzia dei soldati russi nella Seconda guerra mondiale

Storia
NIKOLAJ LITOVKIN
A volte, oltre al coraggio, serve la scaltrezza, e i sovietici contro i nazisti dettero prova anche della giusta malizia in combattimento

“Il popolo russo non ha un piano d’azione. Spaventa tutti con la sua improvvisazione.” Questa freddura descrive alla perfezione l’incredibile ingegnosità dei russi in quelle che sembrerebbero situazioni senza via d’uscita. Ecco alcune delle trovate più furbe dei soldati russi nel corso della Seconda guerra mondiale.

I “trattori-carri armati”

Nei primissimi giorni del conflitto, l’esercito tedesco distrusse gran parte dei mezzi bellici sovietici. Il Paese sperimentò sulla sua pelle una drammatica carenza di carri armati e di ogni altro tipo di mezzi corazzati.

Nel corso delle operazioni di difesa della città di Odessa, ai militari dell’Armata Rossa venne in mente l’idea di trasformare dei trattori in carri armati. La mossa venne fatta per cercare di sferrare un colpo sul piano psicologico, perché era ovvio a tutti che dal punto di vista tattico nessun trattore con a bordo un cannone avrebbe potuto vedersela con i giganti carri tedeschi da 30 tonnellate.

I trattori modificati, difesi da lastre di ferro saldate e armati con un cannone a bordo, furono impiegati contro le divisioni romene (alleate dei nazisti) che cingevano d’assedio la città. Vennero lanciati all’attacco nel cuore della notte, con fari e sirene accese per aumentare l’effetto e, con stupore degli stessi soldati sovietici, ebbero successo. Il nemico, spaventato, si ritirò.

“I trattori sovietici erano pensati fin dall’inizio per poter essere trasformati in tank”, dice lo storico Jaroslav Listov, “e i cingoli erano esattamente gli stessi dei carri armati. Per cui i nemici pensarono che quelli che piombavano loro addosso fossero carri armati dalla forma insolita” e si ritirarono in preda al panico. I soldati russi soprannominarono quei mezzi improvvisati NI-1, dove NI stava per “na ispug”; “per spaventare”, perché solo quello potevano fare.

Come scoprire documenti falsi tedeschi

Al tempo dell’Assedio di Leningrado (oltre 900 giorni: dall’8 settembre del 1941 al 27 gennaio del 1944) i tedeschi riuscivano regolarmente a far infiltrare in città delle loro spie. Per i loro uomini preparavano scrupolosamente i documenti falsi, ma ogni volta questi agenti venivano smascherati al primo controllo.

I nazisti non riuscivano a capacitarsi di cosa andasse storto e di come i russi riuscissero puntualmente a capire che il documento fosse non autentico, sebbene lavorassero alla produzione di quei falsi i migliori specialisti, usando carta identica a quella sovietica e dopo aver riprodotto minuziosamente i colori e tutti i punti di controllo più segreti.

Solo dopo la guerra si scoprì l’arcano. Il tallone d’Achille era piuttosto banale. Gli scrupolosi tedeschi utilizzavano spille di ottimo acciaio inossidabile tedesco, che in Russia non erano disponibili. I sovietici utilizzavano spille a buon mercato, che perdevano subito la loro brillantezza metallica e dopo poco iniziavano ad arrugginirsi.

I cecchini di campagna

Durante i combattimenti con le truppe tedesche sul corso superiore del Don, i cecchini sovietici riuscirono a distruggere un’intera unità di artiglieria senza subire perdite.

Le truppe tedesche avevano sistemato le loro unità in un fossato e avevano ben fortificato le posizioni. Avevano una visuale ideale sul territorio circostante e la possibilità di colpire chiunque avanzasse.

Tuttavia, questo non impedì ai cecchini sovietici di fare una sortita fino all’accampamento del nemico. Due combattenti entrarono nella fattoria che era vicina al fossato e a un villaggio che era già stato completamente distrutto dai tedeschi. Per nascondere le loro posizioni, i cecchini appiccarono il fuoco alle rovine e si nascosero nella stufa in mattoni di una casa distrutta. Le stufe in mattoni erano tutto quello che restava dopo gli incendi delle case in legno.

Al mattino i loro proiettili avevano già ucciso un’intera unità tedesca, con i soldati nel panico che non riuscivano a rendersi conto che gli spari provenivano da una vecchia stufa nel centro di un villaggio completamente distrutto dalle fiamme.

Le parolacce per criptare i messaggi

I decrittatori di Hitler potevano facilmente decifrare e riferire al loro comando tutte le trasmissioni in codici dei militari e dei partigiani sovietici. Così alcuni distaccamenti partigiani decisero di commettere deliberatamente errori di ortografia per confondere i tedeschi.

Invece dei “veicoli blindati”, iniziarono ad apparire “vicoli brindati”, e poi arioplani, frucili e mifragliatori, bumbe e così via. Ma la ciliegina sulla torta fu quando si decise di mettere in campo la vera ricchezza della lingua russa: il suo infinito vocabolario di parolacce, ordinando a chi doveva fare le comunicazioni di intercalare continuamente con il peggiore e più fantasioso turpiloquio. Allora sì che per i tedeschi la vita si fece difficile!

Questi sono atti eroici della Seconda guerra mondiale, ma anche nella Prima ci furono degli eroi russi, spesso dimenticati. Eccoli