Il mistero di Aljoshenka il nano: era un extraterrestre o un bambino deforme?

Natalya Nosova
Negli anni Novanta, in Russia, in una zona molto inquinata da un incidente nucleare, una donna trovò nei boschi una strana creatura. Vent’anni dopo la morte dello strano “umanoide”, la gente continua a chiedersi di cosa si trattasse davvero

Nell’estate del 1996, la piccola cittadina di Kyshtym, nella zona degli Urali (1.765 chilometri a est di Mosca) fu testimone di un episodio molto strano. Una donna in pensione, Tamara Prosvirina, camminava lungo la strada tenendo in mano qualcosa di misterioso, coperto da un lenzuolo, a cui continuava a parlare.

“Ci diceva: ‘È il mio bambino, Aljoshenka [diminutivo di Aleksej]!’, ma non lo faceva vedere a nessuno”, ricordano gli abitanti del luogo”. Prosvirina aveva davvero un figlio chiamato Aleksej, ma era già grande e nel 1996 si stava già dedicando ad alcuni furti.“Pensavamo che la donna fosse impazzita del tutto per il dolore di quel figlio balordo, e che parlasse a un bambolotto considerandolo suo figlio”.

Prosvirina soffriva davvero di problemi mentali: diversi mesi più tardi, venne mandata in una clinica per curare la schizofrenia. Quella strana cosa che teneva avvolta nel lenzuolo, però, non era un giocattolo, ma una creatura vivente che la donna aveva trovato nei boschi vicino a un pozzo.

Un alieno vero?

Coloro che videro Aljoshenka lo descrissero come un umanoide lungo circa 20-25 centimetri. “Corpo scuro, nessun capello, grandi occhi sporgenti. Muoveva le sue piccole labbra ed emetteva dei versi striduli…”, così secondo Tamara Naumova, amica di Prosvirina che aveva visto Aljoshenka nel suo appartamento. Lo raccontò, più tardi, alla Komsomolskaja Pravda. La sua forma non sembrava per nulla umana.

“Aveva una bocca rossa e rotonda, ci guardava”. Racconta un’altra testimone, la nuora di Prosvirina. Secondo lei la donna stava allevando uno strano ‘bambino’ con formaggio in fiocchi e latte condensato. “Sembrava triste. Mi sentii male a guardarlo”, ricorda la signora.

Altri resoconti fatti dalla gente del luogo sono divergenti su alcuni aspetti. Ad esempio, Vjacheslav Nagoskij disse che il nano era “peloso” e aveva “occhi blu”. Nina Glazyrina, un’altra amica di Prosvirina, dichiarò: “Stava in piedi vicino al letto, con i suoi occhi blu”, e anche lei parlava di capelli. Altri invece sostengono che l’umanoide ne fosse del tutto privo.

L’unica cosa su cui tutti erano d’accordo era che Aljoshenka “sembrava davvero un alieno”. Anche se le testimonianze di persone come Nagoskij e Glazyrina sono da ritenersi dubbie: entrambi erano dei forti bevitori e poco tempo dopo morirono a causa dell’alcol.

Zona radioattiva

Andrej Loshak, che girò il film “Il nano di Kyshtym”, riporta quello che diceva la gente del villaggio. “Forse Aljoshenka era davvero un umanoide [extraterrestre], ma in quel caso avrebbe fatto un grave errore ad atterrare a Kyshtym”. Vero: la città, con una popolazione di 37 mila abitanti, non sembra proprio un paradiso.

Nel 1957, Kyshtym dovette affrontare il primo disastro nucleare della storia sovietica. Nella vicina stazione nucleare (segreta) di Mayak, esplose del plutonio, lanciando in aria un coperchio di cemento di 160 tonnellate. È il terzo incidente nucleare più grave della storia, dopo quello di Fukushima del 2011 e quello di Chernobyl del 1986. La regione e la sua atmosfera risultarono pesantemente inquinate.

“A volte i pescatori prendevano pesci senza occhi o pinne”, racconta Loshak. Per cui, anche la teoria che Aljoshenka fosse in realtà un essere umano deformato dalle radiazioni risultava una spiegazione piuttosto diffusa.
Aljoshenka muore

Un giorno, l’inevitabile accadde. I vicini di casa di Prosvirina chiamarono l’ospedale e i dottori la portarono via. Lei protestò, voleva rimanere con Aljoshenka perché senza di lei sarebbe morto. “Ma come potevano credere alle parole di una donna che soffriva di schizofrenia acuta?”. I paramedici locali alzarono le spalle.

Invece andò proprio in quel modo: il nano di Kyshtym morì, senza nessuno che potesse dargli da mangiare. Quando fu domandato all’amica di Prosvirina, la Naumova, perché non avesse mai fatto visita ad Aljoshenka o chiamato qualcuno, lei rispose: “Be’, accidenti, non siete dei geni. Ero già tornata al villaggio”. Quando ritornò indietro, la creatura era già morta.

Prosvirina ormai era ricoverata. Un amico rinvenne il corpo e ne fece una sorta di mummia. “Lo lavai nello spirito e lo feci seccare”, riporta un giornale locale. In seguito l’uomo fu arrestato per aver rubato dei cavi. In quell’occasione mostrò il corpo alla polizia.

(Scarse) indagini

“Vladimir Bendlin fu la prima persona che, mentre era sobrio, cercò di dare un senso a questa storia”, spiega Loshak. In quanto ufficiale della polizia locale, Bendlin confiscò il corpo di Aljoshenka al ladro. Il suo capo, però, non mostrò alcun interesse nel caso e gli ordinò di “smetterla con quelle sciocchezze”.

Ma Bendlin, che fu definito con ironia dalla Komsomolskaja Pravda “Il Fox-Mulder degli Urali”, cominciò un’investigazione personale, tenendo Aljoshenka nel frigorifero. “Non chiedetemi nemmeno cosa ne pensasse mia moglie”, disse poi.

Bendlin non riuscì né a confermare né a confutare le sue origini extraterrestri. Un patologo locale disse che non si trattava di un essere umano, mentre un ginecologo dichiarò che era soltanto un bambino con deformazioni terribili.

A questo punto Bendlin commise un errore: consegnò il corpo del nano ad alcuni ufologi che lo portarono via per non restituirlo mai più. Da quel momento le tracce di Aljoshenka furono perse. I giornalisti lo cercano da più di 20 anni.

Com’è andata a finire

Il corpo di Aljoshenka non è più stato trovato ed è improbabile che ciò avvenga. Sua “madre”, la pensionata Prosvirina, morì nel 1999, investita da un camion nel pieno della notte. Secondo gli abitanti del luogo stava danzando sull’autostrada. Anche molti di quelli che lo videro sono morti. Eppure ancora oggi scienziati, giornalisti e perfino sensitivi discutono su chi (o cosa) fosse, offrendo versioni piuttosto bizzarre. Dall’idea che fosse un alieno a quella che fosse, in realtà, un antico gnomo.

In ogni caso, gli esperti più seri rimangono scettici. Qualcosa di simile ad Aljoshenka, una mummia umanoide trovata ad Atacama, in Cile, presentava gli stessi tratti. Ma nel 2018 è stato dimostrato che si trattava di un essere umano il cui fenotipo aveva subito delle rare mutazioni genetiche, alcune mai viste prime. Con ogni probabilità, neanche il nano di Kyshtym era un alieno.

Tuttavia, nel villaggio, tutti ancora lo ricordano e si ricordano anche la sua triste fine. “Il nome Aleksej qui ora è del tutto impopolare”, riporta la Komsomolskaja Pravda. “Chi vuole che i propri figli vengano presi in giro a scuola perché hanno il nome del “nano di Kyshtym?”.

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