Lev Jashin, il più grande portiere della storia

Sputnik
Il “Ragno nero” è una leggenda del calcio russo e mondiale; unico estremo difensore ad aver vinto finora il Pallone d’oro

  1. Il portiere piùcelebre nella storia del calcio

Nel calcio solitamente sono gli attaccanti e i centrocampisti a ottenere i maggiori plausi, ma Jashin ha rotto gli schemi. Nel 1963, vinse il Pallone d’oro, il trofeo individuale più prestigioso del mondo del calcio, e da allora rimane l’unico portiere ad esserselo aggiudicato. Gli esperti della Fifa e dell’Iffhs (la Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio) hanno nominato Jashin miglior portiere del XX secolo.

  1. Un eroe della classe operaia

Jashin dovette guadagnarsi la fama con le unghie e con i denti. Nato a Mosca il 22 ottobre del 1929 nella famiglia di un fabbro, la futura leggenda del football aveva 11 anni quando iniziò la guerra con la Germania. Lavorò come scaricatore di treni a Uljanovsk (875 km a est di Mosca) e poi seguì le orme del padre come fabbro.

Anche dopo essere diventato famoso avendo partecipato a vari tornei internazionali come portiere dell’Unione Sovietica, Jashin continuava a pensare a se stesso come a un lavoratore. “Ho bisogno di toccare la palla prima della partita, proprio come un falegname tocca la sua tavola di legno prima di iniziare il lavoro. È un’abitudine della classe lavoratrice”, disse una volta in un’intervista.

Come molti sportivi sovietici, non godette certo degli stipendi dei colleghi europei. Evgenij Rubin, un giornalista sovietico, ha scritto di quando Jashin andò al ristorante con Ferenc Puskás, l’attaccante stella dell’Ungheria che ha giocato nel Real Madrid dal 1958 al 1966. Quando Puskás tirò fuori il portafoglio per pagare il conto, Jashin rimase scioccato: “Non ho mai visto una quantità così grande di denaro nella mia vita, per non parlare di averlo guadagnato”, raccontò poi.

  1. Lattaccamento alla maglia

Ciononostante, Jashin non ha mai invidiato i calciatori che giocavano nei ricchi club occidentali, e disse: “Non potrei immaginare di vivere in nessun altro posto all’infuori della Russia.” Era incredibilmente fedele al suo club, la Dinamo Mosca, dove trascorse tutta la sua carriera professionale, che durò per oltre 20 anni (1950-1971). Difese la porta per 326 volte, subendo 240 reti.

Ci vollero molti anni di gavetta a questo giovane dei distretti operai per ottenere il posto da titolare. Ma quando divenne il numero 1 della Dinamo nel 1953, soffiando il posto alla “Tigre” Aleksej Komich (che se ne andò alla Dinamo di Minsk), vinse cinque campionati dell’Urss e tre coppe dell’Urss.

Come ricordava sua moglie Valentina, “Non ha mai chiesto alcun bonus ai boss, era molto timido. Esitava sempre: ‘Mi spetta questo? Magari no?’”. La sua modestia lo rese ancora più popolare.

  1. Ha rivoluzionato il suo ruolo

Jashin era un innovatore, fu uno dei primi portieri ad agire spesso da libero aggiunto. Al giorno d’oggi è normale; molti portieri, tra cui il brillante tedesco Manuel Neuer, giocano in questo modo. Negli anni Cinquanta il suo stile di gioco era un “circo”. Ma era il futuro.

“Jashin, come molti giocatori il cui gioco è stato una rivelazione per tutti, ha infranto le regole comuni perché non gli permettevano di esprimere il suo potenziale”, ha scritto nelle sue memorie Mikhail Jakushin, il primo allenatore di Jashin alla Dinamo. “E ha allargato il potenziale tattico della nostra squadra.” Il portiere ha chiuso 160 delle sue 326 partite nel campionato sovietico a rete inviolata e, anche se le statistiche sono piuttosto confuse, avrebbe parato oltre cento rigori (tra cui, all’Europeo 1964, a Sandro Mazzola).

  1. Adorato dalla gente comune

Nel dicembre 1956 la nazionale sovietica vinse le Olimpiadi a Melbourne, in Australia, e i giocatori affrontarono un lungo viaggio di ritorno: prima in nave fino a Vladivostok e poi in treno lungo tutta la Transiberiana fino a Mosca, in modo che i fan di tutta la Russia avessero l’opportunità di salutare i campioni. Come ha ricordato il medico della squadra Oleg Belakovskij, “la notte di Capodanno un uomo barbuto entrò nel vagone con una borsa urlando: ‘Ragazzi, dov’è Jashin?’. Lev si avvicinò e questo ragazzo si inginocchiò davanti a lui, tirando fuori da una borsa una bottiglia di liquore distillato in casa e un sacchetto di semi di girasole: “È tutto quello che abbiamo. Grazie a nome di tutti i russi!’”.

  1. Uno stile unico

Jashin cercò sempre di mantenere lo stile. Sempre vestito in divisa scura dalla testa ai piedi, venne soprannominato “Ragno nero” per le sue doti di flessibilità e acrobazia. Giocava anche con un cappello diventato un simbolo: “È il mio talismano, l’ho sempre indossato”, era solito dire.

Un’altra parte, non così salutare, dell’immagine di Jashin sono le sigarette. “Sono un fumatore, so che è un cattivo esempio da seguire. Posso fumare mezzo pacchetto in un solo giorno”, confessò il portiere. Gli allenatori tolleravano la cosa, visto che il vizio di Jashin non sembrava influenzare le sue prestazioni. Ma certamente danneggiò la sua salute e portò all’amputazione di una gamba a causa di danni alle arterie nel 1984. Sei anni dopo, morì, per un cancro allo stomaco.

  1. La sua ereditàcontinua

I migliori portieri, specialmente quelli russi, si confrontano con Jashin e ammettono che il suo record è difficile da superare. “Sarò felice se riuscirò a essere vicino al suo livello”, ha detto Igor Akinfeev, l’attuale numero uno della nazionale russa, nel novembre 2017, quando Jashin è apparso sul poster ufficiale della Coppa del Mondo 2018.

Non solo la Russia, anche il mondo ricorda Jashin. È ancora incluso in tutte le squadre speciali (il videogioco Fifa 2018, ad esempio, ha Jashin nel suo team di glorie “Fut Icons”). Pelé, la stella brasiliana che ha vinto tre coppe del mondo, ha detto di Jashin “sarà per sempre il numero uno”.

 

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