1. Dal villaggio al Cremlino
Il vero cognome di Vjacheslav Molotov (1890-1986) alla nascita era Skrjabin. In seguito lo cambiò in “Molotov” (mòlot in russo significa “martello”) per renderlo più gradito alle orecchie della gente, più altisonante e proletario, e per gestire meglio la sua balbuzie: sulle tre consonanti iniziali di Skrjabin finiva infatti sempre per inciampare, specie quando era un po’ agitato. Nato in una famiglia di mercanti nel villaggio di Kukàrka (oggi si chiama Sovetsk, nella Regione di Kirov; 860 chilometri a est di Mosca) si unì al movimento rivoluzionario nei primi anni Dieci e passò diversi anni in prigione.
Il suo primo amico tra i principali leader bolscevichi fu Stalin, e questa relazione segnò il resto della vita di Molotov. Indifferentemente da tutto quello che accadde, gli fu sempre devoto e fedele.
2. Adorava Stalin
Come ha ricordato l’autore sovietico Konstantin Simonov, “Molotov era l’unico uomo che aveva le lacrime agli occhi mentre parlava ai funerali di Stalin… anche se aveva più motivi per sentirsi sollevato dalla sua morte di chiunque altro”.
Alla fine degli anni Quaranta, Molotov, uno stalinista irriducibile, era caduto in disgrazia. Fu estromesso dal suo incarico di ministro degli Esteri, Stalin ordinò l’arresto di sua moglie Polina Zhemchuzhina e poi la esiliò in Kazakistan con l’accusa di essere una “spia sionista” (cosa che ovviamente non era).
Molotov amava sua moglie, ma rimase silenzioso e leale; persino un tale tradimento non gli fece cambiare il suo atteggiamento nei confronti di Stalin. Il suo biografo, Valentin Berezhkov, ha scritto: “Molotov era solito fare solo tre brindisi ‘A Stalin! A Polina! Al comunismo!’ Alla domanda ‘Perché anche a Stalin? Ha arrestato Polina e ti ha quasi distrutto!’ Molotov rispondeva: ‘Era un grande uomo’.”
3. Ha mandato a morte numerose persone
Durante la grande purga stalinista alla fine degli anni Trenta, le sentenze extragiudiziali erano comuni e Molotov prese parte al sistema in larga misura. La sua firma è su 372 “liste di fucilati di Stalin”, elenchi di persone condannate all’esecuzione da parte di un plotone di esecuzione, così come su ordini di imprigionamento di leader sovietici senza processo. Persino Stalin ha firmato un numero inferiore di elenchi (357).
Più tardi, quando è andato in pensione, Molotov ha ammesso che alcune delle persone giustiziate erano innocenti. “Certo, potremmo anche avere esagerato. Sarebbe assurdo dire che Stalin non ne sapeva nulla, ma sarebbe sbagliato affermare che è l’unico da biasimare. Ci mancava il controllo sui servizi di sicurezza”, disse a un giornalista.
4. Si rivolse alla nazione quando iniziò la guerra
Nell’estate del 1939, il ministro degli Esteri Molotov e il suo collega tedesco, Joachim von Ribbentrop, avevano firmato un patto di non aggressione tra i due Paesi, noto anche come Patto Molotov-Ribbentrop. Questo accordo, nelle clausole segrete, prevedeva che l’Urss e la Germania invadessero e si spartissero la Polonia.
L’accordo con Hitler, tuttavia, non funzionò, e due anni dopo, il 22 giugno del 1941, la Germania invase l’Unione Sovietica. Iniziò così la Grande Guerra Patriottica. Nel primo giorno di guerra, che colse di sorpresa l’Armata Rossa e portò a gravi perdite, Molotov fu colui che parlò al popolo sovietico a nome del governo, dopo che Stalin si era rifiutato di farlo.
“La nostra è una causa giusta. Il nemico sarà sconfitto. La vittoria sarà nostra”. Molotov concluse così il suo discorso. Ed è quello successe, quasi quattro anni e 25 milioni di persone morte più tardi.
5. Perse tutto
Poco dopo la morte di Stalin, Molotov cadde ancora una volta in disgrazia, questa volta in seguito a un conflitto con il nuovo leader, Nikita Khrushchev, che lo accusò di cospirazione ai suoi danni nel 1957. Perse tutte le sue posizioni di potere e visse il resto della sua vita come un semplice pensionato. Nel 1961, le autorità lo espulsero persino dal Partito Comunista.
Solo 23 anni dopo, nel 1984, Molotov fu riabilitato e gli fu riconcessa la tessera del Partito. La gente era solita scherzare, ironizzando sulla gerontocrazia sovietica, dicendo che all’epoca il leader Konstantin Chernenko, che aveva 73 anni, vedeva nel novantaquattrenne Molotov il suo successore. In realtà, Molotov morì due anni dopo, nel 1986, solo quattro anni prima di compiere cento anni.
6. Un brand internazionale
Durante la Guerra d’Inverno del 1939-1940 (tra l’Urss e la Finlandia), i finlandesi usarono bombe a benzina per incendiare carri armati e camion sovietici. Queste bottiglie esplosive erano riempite con un mix di etanolo, catrame e benzina, e furono sarcasticamente soprannominate “bottiglie Molotov”. Le bombe sovietiche che cadevano sulla Finlandia venivano invece chiamate “cestini di pane Molotov”, perché Molotov era solito affermare che l’Unione Sovietica stava facendo paracadutare pacchi di cibo sulla Finlandia.
Molotov ha avuto diverse altre cose che hanno portato il suo nome. Ad esempio, dal 1940 al 1957 la città di Perm (1.400 km a est di Mosca) era stata ribattezzata in suo onore. Prima che cadesse in disgrazia nel 1957 c’erano anche due ghiacciai, un promontorio, una montagna, decine di villaggi, fabbriche, scuole e asili intitolati a lui.
Oggi, la gente ricorda principalmente il nome di Molotov in riferimento alla bottiglia esplosiva, e ci sono anche gruppi musicali: i Molotov (rap-rock messicano) e i Molotov Solution (deathcore americano). È improbabile che il ministro di Stalin avrebbe apprezzato tale uso del suo nome, ma queste band, proprio come lui, sono piuttosto brutali.
Se volete conoscere la storia di un altro degli uomini vicini a Stalin, Feliks Dzerzhinskij, il fondatore della polizia segreta sovietica, leggete qui.