Perché la Russia ha due calendari e ha saltato 13 giorni della sua storia?

Prihodko/Sputnik
Cento anni fa, i russi passarono in una notte, per decreto, dal 31 gennaio al 14 febbraio. Il motivo? Eccolo qua

Come si può facilmente intuire, ciò ha a che fare con il passaggio della Russia dal vecchio calendario giuliano al “nuovo” calendario gregoriano. Il passaggio ebbe luogo tre mesi dopo la Rivoluzione bolscevica. Come fu stabilito per decreto, il giorno dopo il 31 gennaio 1918 fu il 14 febbraio 1918, e quasi due settimane della storia del Paese evaporarono così nel nulla.

Lenin firmò il decreto “sull’introduzione del calendario dell’Europa occidentale” alla fine di gennaio. Come motivazione di questa mossa, il documento affermava la necessità di “stabilire in Russia un conteggio del tempo uguale a quello di quasi tutte le nazioni evolute”.

Per decisione di Pietro il Grande, dal 1º gennaio 1700 (fino ad allora in Russia vigeva il calendario bizantino e il Paese era dunque nel 7208) il Paese utilizzava il calendario giuliano, introdotto in Europa da Giulio Cesare. Era meno preciso, e, a inizio Novecento, aveva già accumulato un ritardo di 13 giorni rispetto al più moderno calendario gregoriano (risalente alla fine del XVI secolo;  prende il nome da Papa Gregorio XIII, che lo introdusse nel 1582) che a quel tempo era usato in misura prevalente dai vari Paesi europei. 

Distruzione delle vecchie abitudini

I bolscevichi avevano due opzioni per passare al calendario gregoriano: il metodo brusco, che fu quello alla fine usato, o il metodo graduale: togliere un giorno ogni anno per 13 anni. Ma quest’ultimo sistema moderato non corrispondeva certo al modo di fare dei bolscevichi. Quindi, fecero tutto in una notte.

Secondo il capo dell’Archivio statale di storia politica russo Andrej Sorokin, i leader bolscevichi avevano “obiettivi chiari e pratici” nel cambiare il calendario. “La Rivoluzione russa era percepita da Lenin come prologo della rivoluzione mondiale. I cuori dei proletari di tutto il pianeta dovevano battere all’unisono e seguire lo stesso cronometro. Quindi, non sorprenderà che questo decreto sia stato una delle prime misure adottate”, afferma Sorokin. Lo storico aggiunge che questa decisione si inserisce nel generale approccio bolscevico finalizzato alla rottura con l’epoca precedente, aspirando alla “distruzione della vecchia statualità, della vecchia cultura tradizionale, delle vecchie abitudini e delle norme del diritto formale e comune”. 

Intempestivo e inappropriato

Tuttavia, la riforma del calendario non venne messa in atto solo a causa delle inclinazioni ideologiche dei bolscevichi. Sollecitazioni in favore del passaggio al calendario gregoriano erano apparse in Russia già nel 1830. L’Accademia delle Scienze russa aveva proposto di introdurre il nuovo calendario, ma aveva incontrato l’opposizione del ministro dell’educazione. “È una proposta intempestiva e inappropriata che può portare a disturbi indesiderati e a confusione mentale”, scrisse il ministro Karl Liven allo zar Nicola I.

Il tentativo successivo avvenne alla fine del XIX secolo. Una commissione speciale venne istituita presso la Società Astronomica russa. Nelle osservazioni conclusive si può trovare una risposta alla domanda sul perché l’introduzione del calendario gregoriano incontrasse una rigida opposizione nella Russia imperiale.

La commissione mise nero su bianco che “gli Stati ortodossi e tutti i popoli ortodossi dell’est e dell’ovest respingevano tutti i tentativi dei rappresentanti del cattolicesimo di introdurre il calendario gregoriano in Russia”. In altre parole, il calendario era percepito come una sorta di sabotaggio cattolico diretto contro la Chiesa ortodossa. E la posizione di quest’ultima era di fondamentale importanza. 

Due calendari in un solo Paese

La commissione se ne uscì con un’idea innovativa, proponendo di riformare il calendario per renderlo più preciso senza importarne la versione occidentale. Allo stesso tempo, un’altra commissione, nel 1905, trovò il passaggio al calendario gregoriano “auspicabile” e offrì una soluzione di compromesso: usarlo nella vita civile e mantenere il calendario giuliano per la vita religiosa.

In poco più di un decennio è quello che realmente accadde, perché la Chiesa ortodossa, con le sue tese relazioni con i bolscevichi, non volle capitolare né alle influenze occidentali né agli atei di casa propria. I bolscevichi cercarono di esercitare una certa pressione, ma invano. E la Chiesa russa continuò a usare il calendario giuliano. Per questo la Russia ha oggi due Capodanni e il Natale si festeggia il 7 di gennaio.

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