1 La rigida resistenza dei sovietici
L’assalto tedesco alla città di Stalingrado nell’estate del 1942 fu praticamente inevitabile. Berlino cercò di prendere a ogni costo la città. Per questo interruppe i rifornimenti che passavano per il fiume Volga e privò Mosca del petrolio proveniente dal Caucaso. Nel tentativo di contrastare l’offensiva tedesca, in estate i sovietici accumularono quante più risorse possibili. E Stalin, per ristabilire la disciplina tra le truppe, emanò il famoso decreto 227, conosciuto anche come l’ordine “Non un passo indietro”. Esso decretava che tutti i membri dell'Armata Rossa che si fossero ritirati o avessero lasciato le loro posizioni senza averne ricevuto l'ordine sarebbero stati puniti.
Inoltre le autorità di Stalingrado chiesero ai cittadini di innalzare “fortificazioni invincibili in ogni isolato, in ogni quartiere, in ogni strada”. E così fu. La città dimostrò un coraggio e una resistenza incredibili.
2 Eroismo di massa
La dura resistenza sovietica non sarebbe stata possibile senza l’eroismo di massa dimostrato dai chi si impegnò per difendere la città. 760.000 soldati sovietici ricevettero la medaglia per la Difesa di Stalingrado, mentre 120 soldati furono premiato con il più alto riconoscimento, quello per gli Eroi dell’Unione sovietica.
La casa Pavlov, un normalissimo condominio di quattro piani, divenne il simbolo della resistenza dell’Armata Rossa. Fu difeso solamente da 24 persone, che in tre mesi impedirono ai tedeschi di impossessarsene.
Anche la collina Mamayev Kurgan che domina la città ha assistito ad alcuni dei più feroci combattimenti. Il controllo di questa collina comportava il controllo dell’intera città. Le truppe sovietiche difesero coi denti questo luogo e negli scontri morirono migliaia di soldati. Al termine della battaglia si scoprì che nel terreno circostante c’erano tra le 500 e le 1.250 schegge di metallo per metro quadro.
3 Gli errori dei tedeschi
Il successo della controffensiva sovietica iniziata a metà novembre fu dettato anche dagli errori commessi dai comandanti sovietici. Primo fra tutti il fatto che la Wehrmacht avesse sopravvalutato il proprio potenziale attaccando contemporaneamente su due fronti: in Caucaso nel tentativo di impossessarsi del petrolio azerbaigiano e il secolo a Stalingrado. I tedeschi così dispersero le proprie forze. Così come disse il generale tedesco Hans Doerr: “Stalingrado passerà alla storia come il più grave errore mai commesso dai nostri comandanti militari”.