Cosa sarebbe successo se l’Urss fosse entrata nella Nato?

Evgenij Khaldej/Sputnik
Può sembrare assurdo, visto che l’Alleanza Atlantica nacque nel 1949 proprio in funzione antisovietica, ma Stalin e i suoi successori provarono a disinnescare la Guerra Fredda proponendo delle soluzioni più inclusive. Ma dall’Occidente arrivò un secco no

L’idea dell’ingresso di Mosca nella Nato circolava nella capitale sovietica fin dal momento della creazione dell’Alleanza Atlantica, nel 1949. Venne incoraggiata dalle discussioni nel Parlamento britannico sul fatto se fosse necessario invitare Mosca a entrare nella nuova organizzazione di sicurezza. Sebbene la Guerra Fredda fosse già iniziata, il ricordo della lotta comune contro la Germania nazista era ancora vivo.

In questo contesto, il ministro degli Esteri sovietico, Andrej Vyshinskij, inviò una nota a Londra, proponendo di parlare della possibilità che Mosca si unisse alla Nato. L’idea sovietica, tuttavia, fu accolta con il silenzio. 

Cosa nascondeva la risata di Stalin?

La questione riemerse, in qualche modo, di nuovo nel 1952, durante un incontro tra l’ambasciatore francese a Mosca, Louis Joxe, e il leader sovietico Stalin. Il diplomatico spiegò che, secondo il generale francese de Gaulle (sarebbe diventato presidente nel 1959), la Nato era un’organizzazione pacifica, la cui esistenza non era in contraddizione con la Carta delle Nazioni Unite. Stalin a quelle parole rise e chiese se l’Urss non dovesse allora unirsi all’Alleanza.

Secondo la storica Natalia Egorova, molto probabilmente quella di Stalin era solo ironia. Tuttavia, diversi studiosi tendono a leggere in quelle parole molto di più. Nikolaj Kochkin, ad esempio, crede che le motivazioni di Stalin fossero più serie, e sostiene questa affermazione sottolineando il fatto che nel 1951 l’Urss affermò ripetutamente che Mosca “si sarebbe unita all’alleanza”, se questa avesse avuto come funzione la difesa da una possibile futura aggressione tedesca (il destino della Germania divisa era il nervo più scoperto in Europa, all’epoca). 

Preoccupazioni sovietiche

Allo stesso tempo, Stalin pensava che la Nato stesse “minando l’Onu”, perché l’alleanza aveva un “carattere aggressivo”, essendo “un insieme militare chiuso di Stati”, mentre ancora mancava un accordo di sicurezza in Europa.

Ecco perché quando nel 1954 i successori di Stalin, un triumvirato composto da Nikita Krushchev, Georgij Malenkov e Nikolaj Bulganin (Lavrentij Berija era stato giustiziato nel 1953), rinnovarono l’idea di aderire all’alleanza, l’Urss avanzò alcune condizioni. Difese innanzitutto il principio di sovranità, sostenendo che non era giusto intromettersi negli affari interni di altri Paesi. Inoltre a Mosca non piaceva la presenza militare americana in Europa, e aspirava a che fossero rimosse le basi statunitensi dal Vecchio continente. 

Il tentativo di compromesso

Quando lanciò la sua proposta ufficiale all’Occidente il 31 marzo 1954, la dirigenza sovietica non volle insistere troppo su quelle condizioni. Kochkin cita un memoriale del ministero degli esteri che afferma: “La questione delle nostre preoccupazioni… dovrebbe essere ora inquadrata in una forma molto generale per non dare ai governi delle tre potenze (Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti) l’opportunità di definire propagandistica la nostra proposta”.

Proposta che comprendeva anche un’altra idea sovietica, la firma di un trattato paneuropeo sulla sicurezza collettiva, qualcosa che potrebbe ricordare alla lontana le attuali disposizioni sulla sicurezza dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

Per respingere eventuali critiche da parte dell’Occidente, Mosca attenuò la sua posizione, invitando gli Stati Uniti a unirsi a un trattato europeo, mentre in precedenza chiedeva che Washington non intervenisse negli affari europei. 

La minaccia alla civiltà

Che cosa spinse la leadership sovietica a insistere per un trattato di sicurezza europeo e a considerare l’eventuale adesione alla Nato? I motivi di Mosca possono essere dedotti da un discorso del primo ministro sovietico Georgij Malenkov del 12 marzo 1954. Lasciando da parte i tradizionali cliché ideologici, mise in guardia contro la minaccia della fine della civiltà umana come conseguenza di una Terza guerra mondiale che sarebbe stata inevitabilmente un conflitto nucleare, visto che dal 1949 anche l’Urss aveva la bomba atomica

Nel maggio 1954, l’Occidente respinse la proposta di Mosca, sostenendo che l’adesione sovietica era incompatibile con gli obiettivi democratici e difensivi della Nato. Neanche l’idea del trattato fu accolta.

Secondo il parere dello storico britannico Geoffrey Roberts, i sovietici “erano aperti… a discussioni serie sull’istituzione di strutture di sicurezza paneuropee, negoziati che avrebbero potuto portare alla fine della Guerra Fredda”. Ma l’Occidente non ne volle saperne.

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