Cinque brand della Russia imperiale, troppo buoni per essere dimenticati

Reuters
Nonostante la Rivoluzione del 1917, alcune marche di eccellenza, amate dagli zar, sono arrivate fino ai nostri giorni. Ecco quali

1 / Smirnoff
Oggi Smirnoff è uno dei marchi più conosciuti in tutto il mondo, ma pochi sanno delle sue origini nella Russia imperiale, nel 1862. Petr Smirnov (1831-1898), il fondatore, proveniva da una famiglia di servi che produceva e vendeva vino nei giorni festivi (la servitù della gleba in Russia fu abolita solo nel 1861). Grazie al suo brillante talento imprenditoriale, nel 1837 i parenti di Petr riuscirono a comprarsi la libertà, e quindi si dedicarono completamente al settore vinicolo, nel quale Petr era impegnato fin dai 15 anni.

Nel 1860, Petr aprì la sua attività. In primo luogo, un negozio di vino a Mosca, dove poi iniziò la produzione di vodka.Vide rapidamente il suo marchio crescere, grazie alle sue buone connessioni nel commercio, e concentrandosi sulla produzione di alta qualità.
Smirnov era un astuto uomo d’affari, trattava bene i suoi dipendenti e usava strategie di marketing creative per far conoscere il suo marchio tra la gente comune. In particolare, pagava persone affinché chiedessero regolarmente la vodka Smirnov nei bar, e usava etichette molto evidenti per rendere le sue bottiglie più facili da ricordare da parte dei consumatori.
Con il tempo, la compagnia di Smirnov ricevette riconoscimenti internazionali e iniziò a servire non solo i circoli dirigenti della Russia, ma divenne anche il fornitore ufficiale della Corte Imperiale. Inoltre, esportava alcolici d’élite in Svezia, a Londra, a Parigi e a New York.

Alla fine del XIX secolo, quando le autorità decisero di mettere l’industria dell’alcol sotto stretto controllo statale, i profitti di Smirnov crollarono improvvisamente. Era ancora un uomo facoltoso, ma le difficoltà negli affari ebbero un impatto sulla sua salute, e nel 1898 morì. I suoi figli ereditarono la compagnia, ma le cose non andavano bene. E con lo scoppio della Prima guerra mondiale, la Russia venne addirittura dichiarata Stato astemio
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, una parte della famiglia Smirnov emigrò, ma suo figlio Vladimir era ansioso di rianimare l’attività. Finì in Polonia, dove creò il marchio internazionale Smirnoff, che tornò in Russia solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

2 / Fabergé
Le straordinarie opere d’arte della gioielleria create dalla Maison Fabergé attirano ancora l’attenzione dei grandi collezionisti e amanti dei gioielli di lusso. Il primo grande successo del marchio arrivò nel 1885, quando l’imperatore Alessandro III ordinò al gioielliere Carl Fabergé il primo prezioso uovo di Pasqua per sua moglie. A quel tempo, il giovane gioielliere era già una stella nascente nella sua professione, grazie in gran parte al suo successo all’esposizione panrussa di Mosca del 1882.

Fabergé divenne un fornitore ufficiale della Corte Imperiale e, fino al 1917, creò 71 uova Fabergé (51 andarono ai Romanov), così come quasi 100.000 oggetti di gioielleria realizzati con metalli preziosi e pietre preziose.
Parte del successo dell’azienda era dovuta al talento nel marketing e manageriale di Carl, noto anche per la sua capacità di trovare i migliori maestri artigiani e i più abili venditori, e che mirava a rendere le sue opere accessibili a persone facoltose in regioni remote e diversi Paesi.

La rivoluzione bolscevica, tuttavia, significò la fine di Fabergé, con la compagnia che fu nazionalizzata. Nel 1918, Carl lasciò la Russia, per poi morire nel 1920 in Svizzera. I suoi figli cercarono di far rivivere il business, ma non furono in grado di ripetere il successo di cui godevano in Russia.
Oggi il marchio è vivo. L’azienda ha attraversato una serie di acquisizioni e, infine, è stata acquistata nel 2012 da Gemfields, un fornitore di gemme colorate. Alcune delle opere storiche possono essere ammirate al Fabergé Museum di San Pietroburgo

3 / Buhré

Gli orologi Buhré erano spesso doni esclusivi che l’Imperatore russo faceva a funzionari statali di spicco, personaggi pubblici e diplomatici stranieri, a partire dal 1899, quando la compagnia ricevette lo status ufficiale di fornitore della corte imperiale.
La storia del marchio risale al 1815 quando l’orologiaio Carl Buhré si trasferì da Reval (l’odierna Tallinn, ora capitale dell’Estonia) a San Pietroburgo, dove iniziò la sua attività. Con il tempo, suo figlio Pavel decise di trasferire la produzione in Svizzera, e allargò l’attività per realizzare non solo orologi di qualità, ma anche quelli per il mercato di massa, trasformando la Russia in uno dei primi Paesi in cui gli orologi erano un articolo accessibile al grande pubblico.

Il marchio apparve nelle opere di molti scrittori russi, ricevette numerosi riconoscimenti all’estero, e non cessò di esistere in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre. Grazie al suo stabilimento di produzione in Svizzera, la società Paul Buhré ha continuato a lavorare nel corso degli anni, soddisfacendo le esigenze dei leader sovietici. Esiste ancora oggi.

4 / Russo-Baltique
Una delle prime compagnie russe a produrre auto è stata Russo-Baltique (nota anche come Russo-Balt). Fondato nel 1869, il marchio iniziò a produrre carrozze ferroviarie, ma all’inizio del XX secolo si concentrò sulla produzione di automobili, che gradualmente furono vendute in tutto il mondo. La fabbrica aveva sede a Riga, che era allora un importante centro industriale dell’Impero russo, e le prime vetture erano basate su prototipi della marca belga Fondu.

Le vetture erano di classe premium e di alta qualità, e una macchina della Russo-Baltique fu la prima vettura a scalare il Vesuvio, e vinse anche medaglie d’oro nei rally europei negli anni Dieci del Novecento. Le Russo-Balt erano il principale mezzo di trasporto della classe dirigente russa e dell’esercito, ma la produzione si fermò quasi del tutto dopo la Rivoluzione.
In epoca sovietica, le strutture produttive dell’azienda passarono sotto il controllo del settore della Difesa, e solo nel 2003 il marchio, in gran parte dimenticato, è tornato sotto i riflettori. A quel tempo il nuovo proprietario, l’uomo d’affari russo Viktor Taknakov, decise di rilanciare la produzione sviluppando una nuova macchina, la Russo-Baltique Impression.

Nel 2006, questa concept car fu presentata sul mercato europeo al prezzo non proprio da utilitaria di 1,4 milioni di euro, ma senza trovare neanche un acquirente. Resta ancora da vedere se il marchio vedrà pienamente la sua rinascita.

5 / Abrikosov e figli
L’impero della confetteria della famiglia Abrikosov iniziò nei primi anni del XIX secolo con il servo, Stepan Nikolajev, noto per la produzione di dolci e marmellate. Nel 1804 acquistò la libertà per sé e per la sua famiglia e aprì un piccolo negozio di dolciumi. Lentamente, l’attività crebbe, e nel 1814 la famiglia ricevette il cognome Abrikosov, alcuni pensano grazie alla loro gustosa pasta di albicocca (“abrikos” in russo), mentre altri la collegano alla parola “obrok”, un tributo pagato dai contadini al loro signore.

Nei decenni successivi, l’azienda di famiglia crebbe, in gran parte grazie al nipote di Stepan, Aleksej, che forgiò l’immagine del marchio, usando efficaci strategie di marketing e, secondo alcuni, inventando persino la versione russa del Kinder Sorpresa; delle uova di cioccolato con giocattoli di carta o belle immagini all’interno. Questa e altre idee creative aiutarono Aleksej a far crescere l’azienda e ad aprire nuovi stabilimenti. Negli anni Novanta dell’Ottocento aveva trasformato il marchio in una delle cinque maggiori società dolciarie dell’Impero russo, guadagnandosi nel 1899 lo status di fornitore della corte imperiale.

Dopo la Rivoluzione, i bolscevichi nazionalizzarono la compagnia, costringendo alcuni membri della famiglia a fuggire a Parigi. La società cessò praticamente di esistere, ma, negli anni Novanta del Novecento, una nuova generazione della famiglia ha cercato di far rivivere il marchio. Nel 1994 Dmitrij Abrikosov ristabilì l’azienda in Russia, e il suo assortimento di prodotti dolciari era venduto in un buon numero di negozi di lusso, incluso il grande magazzino Gum sulla Piazza Rossa. Nel 2010, l’azienda ha però dovuto affrontare un periodo di difficoltà, ma il marchio è ancora vivo e rimane sotto il controllo della dinastia. “Abbiamo molti progetti per il 2018 e stiamo lavorando su una nuova linea di prodotti. Prepareremo il tè in Cina, il cioccolato in Italia e il miele in Russia”, ha detto Dmitrij a Russia Beyond.
 
Quindi, come possiamo vedere, la Rivoluzione del 1917 ha giocato un ruolo importante nel destino dei marchi sopra citati. E non solo. Che ne dite di ripassarne la storia?

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