Cremlino, la figlia di Gagarin racconta i segreti del museo

Elena Gagarina

Elena Gagarina

Moscow Kremlin Museums
Da 16 anni a capo della direzione dei Musei del Cremlino di Mosca, Elena Gagarina, figlia del celebre cosmonauta sovietico, racconta l’importanza degli scambi internazionali e il peso delle sanzioni nel mondo dell’arte

Elena Gagarina. Fonte: Museo del Cremlino di MoscaElena Gagarina. Fonte: Museo del Cremlino di Mosca

Elena Gagarina, figlia del primo uomo che ha volato nello spazio e direttrice dei Musei del Cremlino di Mosca, dove è in corso la mostra “San Luigi e le reliquie di Sainte-Chapelle”, ha incontrato Rbth per parlare del Cremlino aperto a tutti, di come le sanzioni pesano sulla cultura e delle nuove esposizioni nel centro della capitale.

Da 16 anni dirige i Musei del Cremlino, qual è stato il maggiore successo ottenuto?

Credo che il risultato più importante sia aver fatto conoscere il museo in ambito internazionale. Quando ho iniziato a lavorare qui nessuno sapeva che nel Cremlino ci fosse un museo e che cosa contenesse. Ora partecipiamo a mostre all’estero e ne portiamo molte qui. Lo scambio internazionale è un parte importate della nostra attività: è imprescindibile.

Lei sostiene che in tempi di crisi internazionale gli scambi tra i musei funzionino da collante. Ci sono state ripercussioni nel Suo lavoro a causa delle sanzioni politiche?

Certo. Con l’Austria abbiamo vissuto un’esperienza spiacevole. L’ambasciata ci ha chiesto di fare una mostra con la collezione degli Esterházy, abbiamo svolto un serio lavoro preparatorio e alla fine, a un mese dall’inaugurazione, la parte austriaca si è rifiutata di portare qui i propri artefatti, senza dare spiegazioni. Siamo stati così costretti a ripiegare in fretta e furia su un altro progetto, “La mappa della Russia”, ed è stato difficilissimo con i tempi così stretti.

I Musei del Cremlino di Mosca, ricostruzione al computer\nFonte: ufficio stampa<p>I Musei del Cremlino di Mosca, ricostruzione al computer</p>\n
I Musei del Cremlino di Mosca, ricostruzione al computer\nFonte: ufficio stampa<p>I Musei del Cremlino di Mosca, ricostruzione al computer</p>\n
I Musei del Cremlino di Mosca, ricostruzione al computer\nFonte: ufficio stampa<p>I Musei del Cremlino di Mosca, ricostruzione al computer</p>\n
 
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Accadono spesso imprevisti di questo tipo. C’è in questi casi un piano B?

Una volta siamo stati costretti a ripensare una mostra dedicata allo stilista Paul Poiret perché non sono arrivati gli oggetti dal Metropolitan. Così abbiamo preso quelli del Victoria and Albert Museum di Londra e ringrazio molto i colleghi che li hanno messi a disposizione nonostante il poco preavviso.

Mi viene in mente anche la mostra di Charles Mackintosh che doveva essere ospitata al Cremlino quando è accaduta una disgrazia: uno dei monumenti più importanti – la Biblioteca delle arti di Glasgow e il suo archivio – hanno preso fuoco. Ci siamo quindi rivolti a una compagnia privata giapponese che ci ha dato alcuni lavori di Mackintosh.

Se parliamo di sostituzioni di una mostra altrui con una allestita con le nostre collezioni, il caso della “Mappa della Russia” è ovviamente un’eccezione.

Qual è la frequenza dei visitatori stranieri e russi dei Musei del Cremlino?

Il numero di russi e di stranieri che visita i Musei è all’incirca lo stesso. Ma questo non vuol dire che sarà sempre così, perché per esempio i turisti cinesi stanno aumentando in tutto il mondo. Per loro al momento abbiamo assunto cinque guide. L’attività turistica e l’organizzazione dei flussi turistici è molto complessa. In epoca sovietica da questo punto di vista era più semplice per la dirigenza del museo, perché nel Cremlino si poteva entrare soltanto tramite la richiesta di un’organizzazione, non c’era altro modo.

Quando il Cremlino è diventato più accessibile?

Il museo è diventato più accessibile negli anni Novanta, ma una quantità di visitatori come quella dell’anno scorso – due milioni e mezzo – non si era mai vista prima d’ora. Ai tempi dell’URSS non si facevano mostre temporanee, al pubblico non interessavano. Bisogna anche tener conto che si tratta del territorio di residenza del Presidente della Federazione russa, ci sono condizioni particolari da osservare.

I Musei del Cremlino si stanno ampliando, tra qualche anno dovrete spostarvi in una serie di edifici sulla Piazza Rossa (le cosiddette “File commerciali intermedie”, ndr) attrezzate allo scopo. Quali sono i vostri progetti e le aspettative?

Converrà anche Lei che i progetti devono sempre essere ottimisti, perciò speriamo che tra qualche anno avremo questo nuovo complesso; ci stiamo lavorando molto con lo studio “Meganom”, con gli architetti e gli addetti del museo. Nella nuova sede trasferiremo tutto ciò che non riguarda le regalie di Stato e le onorificenze dell’Impero che rimarranno nel Cremlino.

Abbiamo per esempio intenzione di esporre in modo particolare la collezione Fabergé. Tra l’altro nel Cremlino saranno aperti alcuni spazi, rimessi in ordine per essere mostrati ai nostri visitatori, dato che qualsiasi luogo qui è già di per sé un monumento.

Che cosa vedranno quest’anno i visitatori dei Musei del Cremlino di Mosca?

Metteremo in mostra artefatti giapponesi – i kimono e gli smalti del periodo Meiji a cavallo tra Ottocento e Novecento – tratti dalla collezione del professore e filantropo irano-britannico Nasser David Khalili. La mostra sarà di forte interesse non soltanto dal punto di vista scientifico, ma anche di forte impatto visivo.

Alla fine dell’anno inoltre proporremo la mostra portoghese “I signori dell’oceano” sul periodo in cui il Portogallo era impegnato nella scoperta di nuove terre ed esercitava una grande influenza nel mondo. I visitatori potranno vedere più di 200 pezzi tra oggetti di culto, argenti in stile barocco, armature e armi, inclusa la spada di Vasco de Gama.

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